Sarà una Pasqua magra, per il turismo. Se già i numeri sugli italiani in viaggio diffusi da Confesercenti negli scorsi giorni segnavano un calo deciso, negli scorsi giorni, a mettere in ulteriore difficoltà un settore chiave per il nostro Paese sono le paure dovute agli attacchi terroristici di Bruxelles firmati dall’Isis.
Una paura perfettamente esplicitata dal Travel Alert diffuso dal Dipartimento di Stato Usa attraverso il proprio sito Internet: “Il Dipartimento di Stato – si legge nel “Travel Alert” – allerta i cittadini americani sui potenziali rischi collegati ai viaggi in Europa dopo i diversi attacchi terroristici, compreso quello del 22 marzo a Bruxelles. I gruppi terroristici continuano a pianificare attacchi a breve termine in Europa, avendo come obiettivo eventi sportivi, luoghi turistici, ristoranti e trasporti”. Il dipartimento di Stato americano non aveva diffuso un simile allarme, attivo fino al prossimo 20 giugno, neanche dopo gli attacchi di Parigi.
Un brusco stop del flusso dei turisti americani rappresenterebbe un danno enorme per il turismo italiano. Per fare un esempio, i viaggiatori statunitensi rappresentano circa il 20% delle presenze e costituiscono il 30% del fatturato per gli hotel di categoria superiore a 4 e 5 stelle di Venezia.
Ma anche prima del consiglio di non viaggiare in Europa diffuso dal Dipartimento di Stato Usa, gli operatori di viaggio italiani ed europei avevano dovuto fare fronte all’ondata di disdette che ha seguito i fatti di Bruxelles, a cui si aggiungerà, nel medio-lungo periodo, l’impatto delle mancate prenotazioni.
Il turismo italiano incassa, così, un colpo di cui è difficile prevedere le conseguenze, per un settore che rimane nel suo solito paradosso: non conosce crisi (anche quest’anno dovrebbe crescere del 3,3%), ma chiaramente non sfrutta a pieno il suo potenziale, tant’è vero che, a fronte di una crescita del numero di turisti (che ha superato i 53 milioni), calano il tempo di permanenza media nel nostro Paese e la spesa pro capite dei viaggiatori per un danno al Pil che, secondo Confturismo, sarebbe di circa 38 miliardi di euro negli ultimi 15 anni.
Per il presidente di Confturismo Luca Patanè, l’Italia deve ripensare il suo modello di offerta turistica dando centralità a un settore che rappresenta una potentissima leva di sviluppo e crescita , ma anche di coesione territoriale”. Una crescita che passa necessariamente attraverso il rilancio del turismo al Sud, che paga, però, un ritardo infrastrutturale fortissimo.
E rischiano di servire poco, per un rilancio, anche le offerte lanciata da diversi operatori, come ad esempio Italo, che offre uno sconto del 40% su tutte le tratte per i biglietti acquistati entro il 29 marzo.
Pochi turisti stranieri, dunque, e nonostante una Pasqua che si preannuncia assolata, anche gli italiani resteranno perlopiù a casa. Del resto, come già detto da Confesercenti e come confermato dai numeri di Cia-Agricoltori Italiani, si guarderà soprattutto al portafogli, limitando tutte le spese, anche quelle per i dolci simbolo della festa, che saranno acquistati “solo” dal 65% degli italiani. Fino a domenica si acquisteranno circa 30 milioni di uova di cioccolato e quasi 26 milioni di colombe pasquali, con un giro d’affari totale che non arriva a mezzo miliardo di euro.
Chi comunque deciderà di partire e spostarsi, tra gli italiani, sembra aver preferito mete interne. Secondo i sondaggi condotti da Acs Marketing Solutions per Federalberghi , sarebbero circa 9,7 milioni gli italiani che si muoveranno fino a Pasquetta per un periodo di vacanza, segnando un +7,1% rispetto alla Pasqua del 2015.
Le mete preferite, per il 91% degli italiani che rimarranno in Italia, saranno il mare (29% della domanda rispetto al 31% del 2015), le località d’arte maggiori e minori (28% contro 26% del 2015), la montagna (23% contro 24% del 2015), i laghi (3% contro 5% nel 2015) e le località termali e del benessere (3% come nel 2015). Il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, guarda al bicchiere mezzo pieno e vede “un’altra spinta verso la ripresa del settore. Accogliamo con favore il trend positivo che il mercato registra – conclude Bocca – e chiediamo al Governo di sostenerlo attraverso la riduzione della pressione fiscale che grava sulle imprese del turismo”.