Molti sostenitori del SÌ al prossimo referendum costituzionale per il taglio lineare del numero dei parlamentari, compresi prestigiosi costituzionalisti in precedenza ferrati sostenitori del NO alla modifica della più bella Costituzione del mondo, argomentano che questo SÌ rappresenterebbe il primo importante passo per la riforma più complessiva della nostra Costituzione. Sarebbe dunque una riforma incompiuta in attesa di un’azione futura o futuribile più marcatamente riformatrice. Tradotto in termini musicali, con il SÌ al referendum si starebbe scrivendo una nuova partitura di una nuova sinfonia pari alla sinfonia n. 8 in SI minore D 759, comunemente detta Incompiuta: una delle sinfonie più note di Franz Schubert, ma anche una delle più tragiche.
Che il primo SÌ alla riforma più complessiva della nostra Costituzione rimanga un’opera tragicamente incompiuta appare quasi certo, dati i permanenti conflitti interni all’attuale maggioranza, cementata dalla sola paura delle urne.
Per non parlare della indimostrata e indimostrabile affermazione dei sodali dei grillini, per cui minore è il numero dei parlamentari maggiore diviene l’efficienza del loro lavoro. Non soltanto i sodali dei grillini non precisano quale indicatore abbiano assunto per misurare l’efficienza dei lavori parlamentari, ma manifestano soprattutto un approccio culturale e politico squisitamente ideologico e di natura soltanto efficientistica, che paragona il Parlamento a un’azienda, per cui potrebbe non essere sufficiente il ridotto numero dei parlamentari atteso dalla tragica sinfonia dei SÌ, che potrebbe condurre al solo uomo al comando vagheggiato da molti.
Sullo stesso argomento, leggi anche gli interventi di Franco Locatelli, Ernesto Auci, Bruno Tabacci, Innocenzo Cipolletta, Giuliano Cazzola, Pietro Di Muccio de Quattro e Andrea Pisaneschi.
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Sr. Mitrovica