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Il sito borbonico di Carditello in Campania tenta il rilancio e celebra l’Ascensione con arte e spettacoli open air

FIRSTonline

È il sito borbonico più suggestivo e naturalistico dopo la Reggia di Caserta: il Real Sito di Carditello è a pochi chilometri dalla città capoluogo. Ha subito abbandono e saccheggi, ma ora è in ripresa. La Fondazione che lo gestisce, presieduta da Maurizio Maddaloni, si misura con la necessità di far conoscere la bellezza e la particolarità di una delle prime aziende agricole creata da Ferdinando IV di Borbone nel ‘700. Nel sito ci sono lavori di ristrutturazione, ma il 4 giugno non si rinuncia alla festa dell’Ascensione. Un’ antica manifestazione equestre nata nel 1792 che richiamava migliaia di persone. Un evento popolare e di vicinanza ai regnanti, oltre alla celebrazione religiosa. Il grande galoppatoio (tra i primi in Europa) sarà teatro di molti eventi. La chiesetta al piano terra di uno degli edifici, in questa circostanza ritroverà la Pala d’Altare realizzata dal pittore Carlo Brunelli nel 1788. L’opera ritorna nella sua sede originale, dopo alcuni spostamenti. Pittore di corte stimato dai Borbone, Brunelli affrescò anche altre residenze reali. Carditello, infatti, era uno dei 22 siti di proprietà della famiglia, sparsi tra Napoli e dintorni.

Il sito di Carditello nei tour turistici

L’evento di domenica prossima è il più importante dell’anno e serve a rilanciare il sito nei tour turistici del Sud Italia. Le visite guidate della Fondazione con giovani volontari pemettono di apprezzare il galoppatoio, le meridiane, le monumentali fontane, le scuderie e la cappella reale. Si respira un’aria d’altri tempi, di luoghi di duro lavoro ma anche di radicamento territoriale. E a proposito di lavoro le due grandi meridiane sui muri degli edifici servivano a scandire il tempo di lavoro dei contadini. Le sale ai piani superiori sono chiuse a causa dei lavori finanziati dai bandi europei. Il contatto con la natura open air è assicurato dal vicino bosco di eucalipti. Una parte del bosco è intitolata a Don Giuseppe Diana, il prete di Casal di Principe ucciso dalla camorra nel 1994. Negli anni dell’incuria – quando anche lo Stato aveva dimenticato di essere proprietario del sito – la dimora-fattoria è stata presidio di legalità contro interessi oscuri.

Perché è un luogo da riscoprire

Per la festa dell’Ascensione la cultura avrà il suo proscenio con incursioni teatrali, rievocazioni storiche, esibizione di danzatrici in costume, esposizione di abiti d’epoca. La volta della cappella affrescata porta ancora i segni dell’abbandono. Il FAI ha inserito il complesso tra i luoghi del cuore. La potenza dei reali hanno segnato a lungo l’area casertana, vissuta dalla corte borbonica come luogo di svago e di piaceri a contatto con la natura. L’influenza della fattoria- modello si estendeva per molti ettari nell’agro casertano favorendo commerci e ispirazioni artistiche. I musei di Napoli e Caserta sono pieni di paesaggi della “Campania Felix”, rinominata più tardi come “Terra di lavoro”. I Borbone amavano i cavalli e in occasione della festa del 4 giugno a Carditello ci sarà la tappa ufficiale del Campionato regionale Endurance Cavalli. Anzi, Carlo di Borbone comprò il terreno proprio per allevare cavalli di razza. Fu Ferdinando IV che diede vita successivamente alla fattoria-azienda per la coltivazione del grano, per la produzione di vino, mozzarelle, ortaggi. Artisti e uomini di ingegno non mancavano di certo negli appartamenti dei sovrani. Erano pronti a creare, costruire, cercare materiali di pregio e manodopera specializzata. Una cerchia di collaboratori che ancora oggi fa dire ai discendenti della Real Casa che i Borbone con la loro capacità “abbellirono e modernizzarono il Regno delle Due Sicilie”. E a Carditello si vede.

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Categories: Cultura