Il 5 per cento del PIL nazionale è a Milano, da domani martedì 17 sino a domenica 22, nell’area fieristica di Rho Pero dove si svolge il 57° Salone del Mobile, con Eurocucina, FTK-Tecnology for Kitchen, il Salone del Bagno, quello del Complemento d’Arredo e il Salone Satellite, con 1841 espositori dei quali il 27 per cento esteri proveniente da 33 paesi, con circa 5-6mila giornalisti (in gran parte stranieri) e un Fuori Salone con 1.300 eventi.
Quel 5 per cento del Pil significa un fatturato di 41,5 miliardi di euro (dati 2017, da poco usciti) della filiera completa di Federlegno-Arredo (dal pannello al mobile) che qui nell’evento fieristico mondiale, che ha fatto da anni scomparire tutte le fiere internazionali concorrenti, celebra i fasti del settore di punta, il design dell’arredamento che, compresa l’illuminazione, vale circa 27 miliardi di euro con 29mila aziende fortemente esportatrici (+3,1 per cento nel 2017) e con una ulteriore crescita del mercato interno del 2 per cento.
Gli incentivi fiscali sulla ristrutturazione da anni hanno dato un ottimo impulso alla domanda interna ma il valore aggiunto, il vero motore che sta crescendo ulteriormente, sono la creatività e la manifattura. Qui si progetta in collaborazione con designer provenienti da centinaia di paesi, anche i più sperduti (Milano Design è un mito ovunque) e qui, caso unico, il good design è nato in stretta collaborazione con il mobiliere, con il proprietario dell’azienda, che spesso era ed è lui stesso inventore e designer (l’Italia ha l’indice più elevato al mondo dell’innovazione per l’abitare).
I fondatori delle prime aziende mobiliere di design contemporaneo degli anni 50 erano quasi tutti progettisti dei loro mobili insieme ai giovani architetti che uscivano dal Politecnico di Milano una volta terminata la guerra. Oggi dietro quei 41,5 miliardi di euro c’è un 2 per cento dedicato alla R&D, e in alcuni settori supera il 4 per cento. I mobili più belli al mondo, le più belle cucine, gli elettrodomestici e i casalinghi più innovativi costituiscono quel sistema-casa che sta lievitando le sue vendite e la sua immagine in tutti i continenti, soprattutto in Cina dove l’export galoppa con percentuali a due cifre.
Ed è per questo che ogni anno agli oltre mille eventi del Fuori Salone (che muove 230 milioni di euro, in aumento costante) arrivano 300mila visitatori (quest’anno saranno almeno 350mila), in gran parte stranieri, per vedere nelle show-room e nelle fabbriche-salotti della Brianza tutto ciò che non si riesce a esporre in Fiera. Il primato italiano – cresciuto grazie al Salone del Mobile – è infatti frutto di una gemmazione orizzontale e verticale (elettrodomestici, illuminazione, casalinghi) che trae origine anche dal successo del nostro food e che da decenni conquista mercati lasciando indietro competitor molto forti.
Si tratta in gran parte di piccole-medie aziende ma di buona caratura finanziaria perché – come ci ha comunicato Cribis del gruppo Crif, specialisti in business information – dal punto di vista della rischiosità commerciale, le imprese di questo comparto presentano per il 41,5% un rischio medio e un livello di rischio inferiore alla media nel 34,3% dei casi. Rischio massimo registrato solo dall’11,2% delle aziende del settore, livello minimo invece per il 13%.
Cribis ha aggiunto a questi dati, un ritratto molto interessante del comparto dell’arredamento arrivando a “contare” la filiera orizzontale, costituita dalla produzione, dalla vendita all’ingrosso e dalla vendita al dettaglio: l’insieme di questi tre comparti è costituito da 44mila aziende con un fatturato di 22 miliardi di euro nel 2017 con un aumento dei ricavi del 3 per cento.
Fonte: La casa di Paola