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Il ritorno di Zemanlandia: ecco tutti i segreti dello Zdenek-pensiero

Il 4-3-3, la massacrante preparazione atletica, fare un gol più dell’avversario e non prenderne uno in meno, le partite che valgono sempre e comunque 3 punti: sono soltanto alcuni dei teoremi del cosiddetto Metodo Zeman, che sta rilanciando gli entusiasmi della sponda giallorossa di Roma, 13 anni dopo l’ultima volta…

Il ritorno di Zemanlandia: ecco tutti i segreti dello Zdenek-pensiero

Lo chiamano Metodo Zeman. Affermare il pensiero, trasmettere convinzioni, e senza a stare a scomodare la filosofia, che non è davvero il caso. Dunque, tanto per rinfrescarci la memoria, diamo una ripassata alle clausole zemaniane. Secondo Zeman il calcio è uno sport, o almeno cerca di esserlo. Quelli che lo praticano sono atleti, diversamente si può fare anche altro, magari lavorare, e non è detto che sia uno svantaggio. Si gioca per vincere, sempre.

Non conta chi hai davanti, c’è sempre una possibilità per batterlo, ma devi almeno volerlo e crederci davvero. Le capacità atletiche sono indispensabili, poi serve anche la testa, che non guasta. Il campo si occupa tutto, riempiendo sempre gli spazi vuoti, poi il campo si occupa meglio con una formazione detta del quattro, tre, tre, e uno resta in porta, se non se la sente di attaccare pure lui e riuscire a parare al tempo stesso.

La palla viaggia prevalentemente a terra, le ali svariano con tagli improvvisi e non danno riferimenti, i difensori laterali avanzano con continue sovrapposizioni. Non conta quante reti prendi, l’importante è che ne metti nel sacco una più dell’avversario. La fortuna e la sfortuna, il caso, la svista arbitrale, il guardalinee disattento, non sono eliminabili, fanno parte del gioco, quindi non sempre vince chi è più bravo, chi ha tenuto di più la palla e questo, talvolta, tornerà utile, viste le corazzate milanesi, quella napoletana e la superportaerei torinese, che tutti più bravi sono sicuramente, ma possono distrarsi.

Chi è meglio preparato atleticamente ha più probabilità di vincere, è per questo che il ritiro non è un villaggio vacanze. Altre regole riguardano l’allenatore e le sue scelte. L’allenatore allena la squadra che gli affidano, se non ci crede lo dice subito. Gioca chi è in forma, chi ha capito quello che deve fare e prova a farlo, se non ci riesce perché l’avversario, più bravo, glielo impedisce non è motivo di suicidio.

Non conta quanto sei costato, quanto vali sul mercato, lo stipendio che percepisci, conta se fai quel che devi e i ragazzini della Primavera siano sempre pronti, l’Estate viene all’improvviso. Le partite sono tutte uguali nel senso che valgono tre punti vincendo, uno pareggiando, nulla perdendo. Uno zero a zero, però, è noioso anche da commentare. Uno solo può fumare e dice lui chi. Questo un po’ il credo di Zeman. E’ ancora presto per parlare della squadra, ancora in costruzione, qualche pezzo in più qualcuno in meno, ma la sensazione è che cresce l’entusiasmo intorno al tecnico giallorosso.

Quello dei tifosi è scontato. In questa fase, a qualsiasi latitudine, vivono tutti di speranze. Più inaspettato è l’entusiasmo delle sue “vittime”, cioè dei suoi giocatori, sottoposti ai massacranti gradoni, e tutti sono convinti che questi sforzi saranno premiati, e lo raccontano ad ogni intervista, vien da pensare “che cosa non si dice pur di conquistarsi il posto”.

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