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Il risparmio degli italiani è a rischio per l’eccesso di spesa pubblica ma la politica sembra indifferente

Imagoeconomica

A sentire i discorsi pronunciati in occasione della Giornata del risparmio, sembra di stare in un mondo diverso da quello nel quale ci fanno vivere i nostri politici, tutti, sia quelli del governo che quelli dell’opposizione. Da una parte il Governatore Ignazio Visco, alla sua ultima uscita pubblica nella posizione al vertice della Banca d’Italia che ha occupato per 12 anni, il presidente dell’Acri Francesco Profumo, quello dell’ABI Patuelli, e lo stesso ministro dell’economia Giorgetti, hanno ricordato in maniera pacata che la situazione del nostro debito pubblico è molto critica, specie in una situazione globale così complessa come l’attuale, e che è indispensabile agire con determinazione fin da subito per mantenere ed anzi accrescere la fiducia dei mercati nei nostri confronti. Dall’altra il dibattito politico corrente continua a vedere all’opera, come al solito, il partito unico della spesa pubblica, che incurante di qualsiasi conseguenza economica del proprio operato, continua a cercare di spendere più soldi possibile, anche a costo di gonfiare ancora il nostro già mostruoso debito pubblico. In questo modo si mette a rischio il risparmio degli italiani che continua ad essere abbondante. Si assiste così al moltiplicarsi delle richieste di spesa da parte degli stessi partiti di governo, che poi, per fortuna si accontentano di qualche briciola. Dall’opposizione non si fa altro che richiedere maggiori spese per le esigenze più varie (dalla sanità, alle case popolari, al lavoro ecc.) senza mai avanzare una qualche idea su come dovrebbero essere finanziate queste maggiori spese. I sindacati, poi, guidati da un “rivoluzionario” Landini, vogliono più soldi per tutto, a cominciare dalle pensioni che già oggi rappresentano un onere insostenibile per le casse pubbliche. 

Il debito pubblico è il nostro principale problema

La premier insieme a Giorgetti ha cercato di resistere, ma la legge di bilancio uscita da queste trattative interne al Governo è assai lontana da quello che sarebbe necessario fare. Infatti, alla giornata del risparmio sia il Governatore Visco, che il ministro Giorgetti hanno concordato sul fatto che il debito pubblico è il nostro principale problema, che dobbiamo fare di tutto per accrescere la fiducia dei risparmiatori e dei mercati. “È suonata la sveglia” ha detto Giorgetti, e tuttavia non sembra che il suono sia stato così forte da svegliare i nottambuli della nostra politica. 

Salvini ha fatto una intervista per camuffare la sua ritirata sulle pensioni riaffermando la sua volontà di fare due bei condoni (casa e fisco) e di superare prima o poi la Fornero. Non un bel messaggio per tranquillizzare i mercati. E gli elettori, dopo le tante delusioni subite negli anni passati da tutti coloro che promettevano miracoli, continuano veramente a credere ancora a promesse del genere? 

Tutt’altra musica quella suonata da Visco. La traiettoria di riduzione del debito indicata dal Governo è insufficiente anche perché il nostro paese, come gli altri, è esposto a grossi rischi derivanti dalla situazione politica ed economica internazionale. Rischi che puntano ad un ulteriore ribasso della crescita già stimata generosamente dal governo. Se ciò avvenisse il nostro debito tenderebbe a gonfiarsi ulteriormente con un più che proporzionale aumento del suo costo tale da strangolare definitivamente l’economia italiana

La strada delle riforme per ridurre lo spread che è il più alto nella Ue

Visco ha indicato la strada delle riforme e degli investimenti anche attuando presto e bene quanto previsto dal Pnrr (a proposito come mai la premier tende a dimenticare le opportunità offerte dal piano?), ha detto che bisogna agire in profondità sulla spesa pubblica contenendo quella corrente e salvaguardando gli investimenti sui quali si basano le nostre speranze di arrivare ad un tasso di crescita ben superiore allo zero virgola al quale tendiamo a tornare. Bisogna valorizzare le nostre potenzialità offrendo una occupazione alle tante donne costrette a stare a casa, ed ai nostri giovani che sono tagliati fuori dal mercato dell’impiego. Si tratta di un lavoro che richiede non solo l’impegno del governo ma quello di tutte le forze politiche e sociali in uno sforzo di concordia senza il quale non riusciremo ad uscire dall’angolo nel quale il nostro debito (frutto di anni di spesa allegra, o di pericolose illusioni come il 110%) ci ha cacciati. 

Il governo avrebbe potuto dare una maggiore prova di coraggio dicendo agli italiani come stavano realmente le cose e che la priorità doveva essere data alla riduzione del debito e quindi dal calo dei tassi d’interesse. Visco ha ricordato che il nostro spread è salito a circa 200 punti e che è più alto di circa 100 punti di quello della Spagna e del Portogallo. E questa non è una dimostrazione di fiducia! Per farlo bisognava rinunciare alla riduzione delle aliquote Irpef che vale sì e no 20 euro al mese per famiglia, alla riduzione del canone Rai e ad altre piccole spese inutili. In questo modo si sarebbero risparmiati 6-7 miliardi così da dare un segnale più forte della volontà di diminuire il nostro debito. Invece si è deciso di stare un po’ in mezzo al guado, perdendo l’occasione di dare un segnale chiaro agli italiani ed ai mercati. Il vero statista si caratterizza per la sua “lungimiranza” cioè per la capacità di prevenire i pericoli. Ma per ora in Italia statisti non se ne vedono.

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