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Il rischio paese attraverso la lente dei Cds

Come è andato il rischio paese nel 2011? Male, lo sappiamo tutti. Ma quanto male?

Utilizziamo uno degli indicatori che misura la “febbre” di questo rischio, e cioè il livello del Credit Default Swap (Cds) a 5 anni. Infatti i Cds rappresentano, per chi li compra, il costo della copertura contro il rischio di un nominativo, che può essere una banca, un’impresa, uno Stato sovrano. Chi compra questo particolare derivato, in altri termini, paga un certo tasso per coprirsi contro l’evenienza di un’insolvenza di quel nominativo, su cui ha assunto in precedenza un rischio (ad esempio comprando un’obbligazione o un debito a suo carico). Per lo meno, questa era la funzione originaria dei Cds: anche se poi (si veda un articolo su First apparso qualche mese fa) la speculazione internazionale ha utilizzato lo stesso strumento per speculare contro un particolare nominativo. Il Cds a 5 anni sui rischi sovrani è, fra i tanti indicatori di questo rischio, uno dei più utilizzati. Alleghiamo una tabella gentilmente fornitaci dal Banco Popolare, e riportata nella sua Newsletter finanziaria.

Quali sono le considerazioni che possiamo trarre da questa lettura? Elenchiamo le principali:

1. Il rischio paese è sensibilmente peggiorato dall’inizio dell’anno in tutti i paesi, compresi quelli da sempre ritenuti fra i più saldi (Germania, Usa, Francia). Il peggioramento è stato enorme in alcuni casi (Grecia +25,43%, Portogallo +6,22%), notevole in altri (Argentina e Ucraina). Con un aumento del costo dei Cds a 5 anni di 322 basis points (bps, cioè del 3,22%) da inizio anni, il costo della copertura del rischio Italia a tale scadenza è più che raddoppiato, portandosi al non gradevole livello del 5,61%.

2. L’area nella quale s’è verificato il peggioramento più rilevante è stata l’Europa, dove, senza contare i picchi di Grecia e Portogallo, il livello dei Cds su molti paesi è aumentato di più dell’1%. L’area nella quale invece il peggioramento è stato meno marcato, salvo che nel caso dell’Argentina, è stata quella delle Americhe. Il dato assoluto migliore è quello della Norvegia (il costo del cui Cds a 5 anni è appena di 46 bps), mentre il dato relativo migliore è quello degli Usa (il costo del cui Cds è aumentato solo dello 0,11% dall’inizio anno).

3. Passando ai confronti, alcuni di essi possono sembrare strani, e meritano una più attenta riflessione. Ad esempio, è possibile che la copertura del rischio Germania costi più di quella del Regno Unito (103 contro 97 bps)? Non può essere per un fattore politico: entrambi i paesi sono guidati da un governo di stampo conservatore. Né tantomeno per la valutazione dei fondamentali dell’economia. Nel terzo trimestre del 2011 entrambi i paesi hanno rallentato notevolmente, ma i dati macroeconomici della Germania, a settembre 2011, rimangono molto migliori di quelli della Gran Bretagna: Pil (+2,9% su base annua per Germania, +0,5% per UK); inflazione (+2,9% contro +5,2%); disoccupazione (6,9% contro 8,3%); produzione industriale (+5,4% contro -0,7%). Allora forse dipende dal fatto che la Germania appartiene all’Eurozona e la Gran Bretagna no, anzi è rimasta isolata nella stessa UE? Anche questo sembra strano, se è vero che tutti sono concordi sul fatto che un’eventuale implosione dell’euro coinvolgerebbe molti altri paesi, e fra questi l’UK. Forse l’unica vera ragione è che le quotazioni dei Cds vengono effettuate principalmente sui mercati di Londra e New York.

Altri confronti: è chiaro a tutti che l’Italia sta soffrendo più di altri per i suoi malandati conti economici, ma è possibile che le sue quotazioni siano peggiori non solo di quelle delle Spagna, ma anche della Bulgaria, e solo di poco migliori di quelle dell’Ungheria, che fra tutti i paesi della Nuova Europa è quello messo peggio? E che dire della Francia, il cui rischio viene giudicato più elevato di quello di Sudafrica, Cile e Brasile, ma anche di Messico, Colombia e Perù.

In conclusione, sembra ormai chiaro che la speculazione internazionale punti al bersaglio grosso: colpire al cuore l’euro attraverso una strategia del ragno, tessendo una tela su differenti mercati in modo da indebolire i vari paesi per ottenere un risultato globale, distruggere la moneta europea. E’difficile dire se ci riuscirà. E’ facile chiedersi a chi giovi, e se non sia ora che le famose regole di controllo su alcuni mercati finanziari, come quello dei Cds, vengano applicate in tutto il mondo e in maniera rigorosa.


Allegati: Tabella CDS a 5 anni su debiti sovrani.pdf

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