La guerra dei dazi ha fatto una prima vittima. Gary Cohn, già a capo dello staff dei consiglieri economici di Donald Trump, ha dato le dimissioni in aperto dissenso con la decisione del presidente di alzare barriere doganali sull’acciaio e l’alluminio. Wall Street ha accusato il colpo: Cohn, ex Goldman Sachs, già candidato in estate alla guida della Fed, era considerato uno dei punti di riferimento del mercato presso l’amministrazione. Ma Trump, che si è limitato a twittare che “questa Casa Bianca è piena di energie che vanno e vengono. Mi piacciono i contrasti tra i miei uomini”, ha deciso di sposare la linea dura: la guerra commerciale su larga scala tra gli Stati Uniti ed il resto del mondo, a questo punto, sembra inevitabile. Una doccia fredda per Wall Street, che ieri aveva puntato su un’evoluzione soft della linea presidenziale.
FUTURE S&P -1% DOPO LE DIMISSIONI DI COHN
Le dimissioni di Cohn, l’artefice del piano di taglio delle tasse varato dall’amministrazione Trump, è arrivata stanotte, a mercati americani già chiusi. Ma stamane il future dell’indice S&P500 segnala un calo dell’1%. La notizia ha vanificato in Asia l’effetto positivo dell’annuncio del prossimo incontro tra i presidenti delle due Coree, il primo da 11 anni.
GIÙ TOKYO, SEOUL NON FESTEGGIA L’INCONTRO CON KIM
La Borsa di Tokyo si avvia a chiudere in ribasso dello 0,7%. Si rafforza lo yen, considerato una valuta rifugio. Il cross con il dollaro si porta a 105,7 dollari, dai 106 di ieri. Ieri il governatore della Banca del Giappone, nell’audizione al Parlamento alla vigilia del vertice dell’istituto, è stato categorico: la politica monetaria non cambia, gli stimoli del Qe non si toccano.
Hanno perso colpi le altre piazze. Anche Seoul registra un lieve calo (-0,2%) nonostante i segnali di distensione con Kim. Hong Kong -0,4%, Mumbai -0,1%, Sidney -1,1%. In modesto rialzo solo il CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen (+0,1%).
L’incognita dei dazi ha influito sugli umori di Wall Street ancor prima delle dimissioni di Cohn. Quasi piatto il Dow Jones (+0,04%), salgono S&P 500 (+0,26%) e Nasdaq (+0,56%).
Da segnalare il calo di Qualcomm (-2,9%). L’ente governativo per la sicurezza ha avviato un’indagine sui rischi potenziali dell’offerta di 117 miliardi avanzata sul produttore di chip dal concorrente Broadcom, domiciliato a Singapore.
DOLLARO E PETROLIO IN CALO. A PIAZZA AFFARI VOLA SAIPEM
Torna a scendere stamane il dollaro, trattato a 1,2420 sull’euro. Il Treasury Bill a dieci anni si rafforza, con il rendimento in calo a 2,85%, da 2,88% di ieri.
Petrolio in ribasso stamattina sulle piazze asiatiche: -0,7% a 65,3 dollari il barile. La Energy Information Administration ha alzato le previsioni sulla produzione di greggio degli Stati Uniti, portandola a 10,7 milioni di barili giorno, livello mai visto nella storia.
L’industria petrolifera richiederà investimenti per circa 20 mila miliardi di dollari nei prossimi 25 anni per far fronte alla domanda ed al declino dei giacimenti invia d’esaurimento. È la stima del ceo di Aramco, Amin Nasser.
A Piazza Affari finale in crescendo per Saipem (+3%), già in calo del 2% prima della pubblicazione dei conti. La società ha confermato i target 2018: ricavi a 8 miliardi di euro, debito in calo a 1,1 miliardi. Nuovi contratti a 2,7 miliardi di euro, molto meglio del previsto. Banca Akros dopo i dati 2017 ha confermato sul titolo la raccomandazione buy e il prezzo obiettivo a 4,6 euro. Tenaris +0,9%, Eni +1%.
MILANO RIMBALZA DI NUOVO SOPRA QUOTA 22 MILA
Giornata positiva per i mercati europei trainata dall’automotive in coincidenza con l’avvio del Salone di Ginevra.
La Borsa di Milano è stata la più vivace, infrangendo quota 22 mila. L’indice Ftse Mib ha chiuso in rialzo dell’1,75% a 22.074,14 punti. Ancora meglio ha fatto l’indice Star (+1,86%).
Rallentano nel finale le altre borse europee. I principali listini europei hanno chiuso comunque in territorio positivo ad eccezione di Madrid (-0,45%). Francoforte avanza dello 0,19%, Parigi dello 0,06%. Fuori dall’Eurozona fa meglio Londra (+0,43%).
I mercati sono già sintonizzati sulla riunione di domani del direttorio della Bce. Non sono attese, alla conferenza stampa di Mario Draghi delle 14.50, novità in materia di tassi. Non è esclusa però una modifica alla guidance sugli acquisti laddove recita che questi possono tornare ad aumentare in caso di bisogno.
L’ISTAT PROMUOVE LA RIPRESA, MOODY’S E FITCH IN ALLERTA
A favorire la ripresa del mercato azionario italiano ha contribuito la nota mensile dell’Istat: “In un quadro economico internazionale positivo – si legge – l’economia italiana mantiene un profilo espansivo”. L’indicatore anticipatore rimane “stabile su livelli elevati confermando, per i prossimi mesi, il mantenimento di uno scenario macroeconomico favorevole”. Gli ultimi dati a cui il report si riferisce sono quindi quelli usciti venerdì scorso, relativi al Pil nel quarto trimestre del 2017.
In compenso, sale la preoccupazione delle agenzie di rating. Una nota di Moody’s rileva che l’esito delle elezioni italiane di domenica aggiunge elementi di sfida strutturale su economia e conti pubblici per il paese. “I piani fiscali dettagliati del nuovo governo – si legge – saranno altamente rilevanti per la direzione del profilo di credito dell’Italia”. In particolare molta attenzione verrà prestata a ogni eventuale iniziativa per depotenziare le riforme su mercato del lavoro e pensioni. L’agenzia ha attualmente una valutazione sull’Italia Baa2 con outlook negativo (solo due gradini entro la soglia dell’investment grade). La prima data per il riesame cade il 16 marzo ma è più “probabile” che la decisione possa essere presa il 7 settembre.
Anche Fitch potrebbe prendere una decisione in materia il 16 marzo (altra data utile il 31 agosto. L’esito delle elezioni, si legge in una nota, “rende difficile la formazione di un governo stabile, incrementa la possibilità di un qualche allentamento sui conti pubblici e indebolisce ulteriormente le prospettive per le riforme strutturali”. Le implicazioni di politica economica diverranno più chiare col procedere delle trattative sul nuovo governo, “nondimeno riteniamo che un qualche allentamento fiscale sia ora più probabile, limitando la riduzione del debito pubblico” afferma l’agenzia che ha attualmente un rating sovrano BBB sull’Italia, con outlook stabile.
LO SPREAD TORNA A 132 PUNTI, PRIME ASTE DEL DOPO VOTO
Hanno frenato sul finale i Btp, annullando il rialzo dopo aver ritrovato in giornata i livelli di spread preelettorali, persi a seguito dell’istintivo allargamento di ieri.
Lo spread fra Btp 10 anni e l’omologo tedesco scende a 132.60 punti base, -2,57%, mentre il rendimento dopo un picco ieri a 2,14%, massimo da metà ottobre scorso è sceso a 2,03 per poi riavvicinarsi poi sul finale a 2,10%.
Dopo un’iniziale sottoperformance dei Btp rispetto ai titoli spagnoli, in chiusura il relativo spread risulta invariato a 62 punti, livello comunque prossimo ai massimi da fine gennaio.
La Spagna ha collocato 4,92 miliardi di titoli a 6 e 12 mesi, mentre dalle Germania sono arrivati 791 milioni complessivi di indicizzati al 2026 e al 2030.
La settimana sul mercato primario prosegue oggi con l’offerta di 4 miliardi di titoli di Stato quinquennali tedeschi (Bobl).
Oggi a mercati chiusi arriveranno i primi dettagli delle aste italiane di metà marzo, il primo test post elezioni per il Tesoro. Per lunedì 12 Intesa Sanpaolo prevede l’offerta di Bot a 12 mesi per 6,5 miliardi (cifra analoga a quella in scadenza) e a seguire fino a 8 miliardi di carta a medio lungo, tra cui il nuovo Btp 7 anni marzo 2025.
TIM, SINGER CHIEDE PIÙ INDIPENDENTI DEL BOARD
La spinta al rialzo è stata accentuata dalle fiammate in arrivo da alcune blue chips.
La copertina spetta senz’altro a Telecom Italia: +5.95% a 0,77 euro in attesa dell’esame dei conti e del piano industriale approvato ieri sera dal Cda. Ma la ragione del balzo in Borsa è legata alla notizia, confermata su richiesta della Consob, che Elliott management, la finanziaria controllata da Paul Singer( 34 miliardi di dollari di asset amministrati), ha messo assieme un pacchetto di azioni ordinarie Tim “’ tale da non superare, ad oggi, le soglie che impongono la divulgazione ai sensi delle leggi italiane applicabili’, cioè il 5 per cento” cui va aggiunta una quota “significativa” di risparmio. “Sebbene Elliott – ha proseguito un portavoce – possa ulteriormente aumentare la propria partecipazione in Telecom Italia (e nel qual caso renderà pubblico il superamento delle soglie superate in conformità alle leggi italiane), non sta cercando e non cercherà di raggiungere il controllo di Telecom Italia”.
L’obiettivo di Singer, noto al pubblico italiano per il finanziamento ai cinesi proprietari del Milan (che dovranno restituirgli 303 milioni) e per il braccio di ferro con Hitachi In Ansaldo Sts, è quello di coalizzare più voti di quanti ne abbia Vivendi (forte del 23,9%) mobilitando gli investitori istituzionali, circa il 40% del capitale, scontenti della gestione dell’azienda, a partire dai conflitti di interesse tra Vivendi e Mediaset, partecipata dai francesi al 29,9%.
Rimbalza intanto Mediaset (+3,5%) dopo la caduta post-elettorale.7
MOODY’S PROMUOVE FCA, IN VISTA LO SPIN-OFF DI MARELLI
In forte ascesa anche Fiat Chrysler (+5,67%) oltre i 17 euro nel giorno della conferenza stampa di Sergio Marchionne al Salone di Ginevra. Molte le novità di giornata, anche a prescindere dalle parole del ceo. Stamattina Moody’s ha alzato il rating di Fiat Chrysler di un gradino, a Ba2 da Ba3, outlook stabile. Gli analisti motivano il rialzo con “i significativi miglioramenti nei suoi indicatori di credito negli ultimi tre anni, in particolare la riduzione della leva finanziaria”. Inoltre gli analisti americani prevedono “la continuazione di una forte performance operativa nell’anno in corso, basata sul rinnovo di un elevato numero di prodotti ad alto margine nel segmento suv e pick-up”.
Sul fronte Magneti Marelli l’agenzia Reuters ha invece riportato che il gruppo realizzerà lo spin off della controllata attraverso una quotazione a Piazza Affari che non prevede la raccolta di risorse fresche attraverso la vendita di nuovi azioni.
In evidenza anche Cnh Industrial (+2,5%) che ha beneficiato della confermata raccomandazione outperform di Mediobanca Securities sul titolo, con prezzo obiettivo a 13 euro.
FUOCHI D’ARTIFICIO DI FINECO, RIPARTONO LE BANCHE
Bene il risparmio gestito. FinecoBank (+3,9% in chiusura) ha segnato un progresso del 4,12% a 9,968 euro dopo l’uscita del dato sulla raccolta netta di febbraio, positiva per 609 milioni euro (+33% rispetto allo stesso mese del 2016). Azimut +2,5%.
Hanno recuperato terreno i bancari, dopo il calo registrato di lunedì. L’indice degli istituti italiani è salito dell’1,7% a fronte di un guadagno dello 0,3% dello Stoxx europeo di settore. In evidenza soprattutto Banco Bpm (+2%) e Bper (+2,7%). Mediobanca ha guadagnato l’1,6% dopo che Deutsche Bank ha avviato la copertura sul titolo con ‘buy’. Unicredit +2,3%, Intesa Sanpaolo +0,9%.
BRILLANO LE STELLE. LUCCICA DE’ LONGHI
Nel resto del listino brillano diverse medium/small cap. Salini Impregilo sale del 7%.
Trevi +6%, Mondadori +4%, Emak+5%, Isagro +5%, Geox +4%.
De’ Longhi +7%. Berenberg ha alzato la raccomandazione a Buy.
In terreno negativo solo Luxottica (-1,77%) che ha comprato il 67% della società giapponese Fukui Megane, e Ferragamo (-0,7%).