Le celebrazioni per il centenario della nascita di Don Lorenzo Milani avranno inizio a Barbiana, sabato 27 maggio, con una marcia che vedrà la partecipazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Organizzata dalla Fondazione Don Milani e dal comune di Vicchio del Mugello, la marcia si apre con un appello che nella sua attualità ci restituisce il valore di un educatore tra i più importanti del Novecento: “Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri.”
Don Milani, la sua lezione è sempre più viva che mai
A cento anni dalla nascita, la lezione di Don Lorenzo Milani è sempre viva e continua a guidarci con i suoi scritti e il suo pensiero. Possiamo solo immaginare l’emozione dei partecipanti nel percorrere la strada verso la parrocchia e il minuscolo cimitero dove riposano le sue spoglie. Qui si è recato anche Papa Francesco “per rendere omaggio alla memoria di un sacerdote che ha testimoniato come nel dono di sé a Cristo si incontrano i fratelli nelle loro necessità e li si serve”. Aveva 31 anni, quando nel 1954 il Priore fu inviato a Barbiana, in una povera canonica dove non c’era acqua né luce e nemmeno la strada per poterci arrivare. Un posto desolato dove Don Lorenzo decise di impiantare per i ragazzi del Mugello una scuola aperta tutto l’anno, sette giorni su sette. Una scuola per gli ultimi, per quei figli dei contadini analfabeti che venivano sistematicamente discriminati dalla scuola pubblica: su dieci figli di contadini, otto venivano bocciati. Don Lorenzo aveva capito come quei ragazzi, costretti ad aiutare nei campi e a badare alle pecore, fossero destinati a uscire presto dalla scuola di Stato, senza saper leggere e scrivere. Privati del loro diritto all’istruzione e della parola non avrebbero mai potuto avere voce in capitolo come cittadini, come cristiani. Per questo occorreva prendersene cura, aiutandoli ad impadronirsi degli strumenti basilari del sapere. In primo luogo la parola: “dare tutti gli usi della parola a tutti, perché la parola ci fa uguali“.
Don Milani, indimenticabile la Lettera a una professoressa
Per Don Milani i poveri sanno cosa dire ma non hanno la parola; ecco che l’arte dello scrivere diventa un generatore di idee e si realizza nella scrittura collettiva, un’attività che Don Lorenzo perfeziona insieme ai suoi ragazzi al punto da lasciarci quel grande capolavoro di scrittura collettiva che è la Lettera a una professoressa. Pubblicata nel maggio del 1967, poco prima che Don Milani morisse, la Lettera diventerà ben presto il manifesto pedagogico del ’68 e farà riflettere sulla necessità di riformare il sistema educativo, dando il via alle battaglie per la scuola che sfoceranno nelle grandi riforme degli anni settanta. Da allora nulla più sarà come prima. La scuola si aprirà alla partecipazione democratica e alle istanze sociali di integrazione e inclusione dei ceti più deboli perché “se si perde loro, la scuola non è più la scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati. Diventa uno strumento di differenziazione sempre più irrimediabile“. Ecco che , per ridurre le disuguaglianze, la scuola dovrà dedicare maggiore attenzione ai più deboli perché “non c’è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra diversi” e occorrerà “dare di più a chi ha di meno”. Così Don Milani mostra quanto gli stessero a cuore tutti i suoi ragazzi.
“Se si vuole amare Dio bisogna amare le persone” affermava. Ma il suo amore era capace anche di durezze. La sua proposta pedagogica è infatti rigorosa, incisiva e sempre tesa all’eccellenza, alla ricerca della perfezione. Per questo richiede una dedizione completa, un tempo e una pazienza che si possono comprendere solo alla luce di quel “ I CARE” scritto a grandi lettere sulla porta dell’aula di Barbiana. Fu un’esperienza di scuola all’avanguardia, con un’attenzione allo studio delle lingue, della geografia, delle scienze, senza trascurare l’approccio al lavoro e il rispetto per l’ambiente; una scuola dove i più bravi aiutavano i meno bravi , in un reale spirito di cooperazione educativa. L’esperienza di pedagogia popolare di Don Milani merita di essere conosciuta e riconosciuta per il suo essere inclusiva e aperta alla diversità , all’incontro, al dialogo con l’altro. A Barbiana resta il suo messaggio, più vivo che mai, per affrontare le grandi sfide dell’educazione dei futuri cittadini del mondo. Ci torneremo sabato 27 maggio 2023.