Eurobond sì, o eurobond no? La questione è di caldissima attualità: molti Paesi, Francia e Italia in testa, spingono per farli, mentre la Germania non ha mai fatto segreto di non gradirli. E in soccorso della cancelliera Angela Merkel arriva anche il presidente della Banca centrale tedesca, Jens Weidmann, anche membro direttivo del consiglio della Bce.
“Pensare che gli eurobond risolveranno la crisi è un’illusione”, ha detto senza fronzoli il 44enne Weidmann in un’intervista al quotidiano francese Le Monde. “La crescita – ha proseguito il capo dell’istituzione monetaria di Berlini – è sempre una buona cosa, ma essere favorevoli alla crescita è come essere a favore della pace nel mondo: è ovvio che siamo tutti d’accordo, la questione è come arrivarci”.
Sulle obbligazioni europee per finanziare le infrastrutture Weidmann è stato tranciante: “La comunitarizzazione dei debiti pubblici non è lo strumento adatto per risolvere il problema della crescita: porrebbe problemi sia di carattere legale che economico. La crescita passa innanzitutto per riforme strutturali”, ha ribadito il membro della Bce, aggiungendo anche, in tono polemico: “Questo dibattito è irritante, ogni mese spunta qualche idea geniale per sconfiggere la crisi, per poi sparire e lasciare il posto ad un’altra. Adesso vanno di moda i project bonds, ma siamo così sicuri che sia l’assenza di infrastrutture a frenare lo sviluppo nei Paesi dell’eurozona?”.
“In ogni caso – riporta ancora Le Monde – gli eurobond necessitano di un processo lungo, che comporta tra l’altro, cosa che molti dimenticano o sottovalutano, che gli Stati modifichino le loro Costituzioni e anche una revisione dei Trattati europei. Tutto questo è duqnue possibile solo a patto di un’Europa più federale, ma questo tipo di dibattito non è neanche preso in considerazione, neppure dai Paesi, come la Francia, che continuano a chiedere l’europeizzazione dei bond. Qui si parla di trasferire parte della sovranità alla Ue, ma a Parigi non vedo traccia nè di un vero dibattito pubblico, nè di un sostegno della popolazione in tal senso”.
Il problema principale indicato da Weidmann è dunque l’assenza di una vera svolta federalista. Mentre sulla Grecia: “Le crisi dei Paesi periferici non hanno legami diretti con il destino dell’euro, anche se ne evidenziano i problemi strutturali. Si parla tanto di svalutazione, ma avrebbe solo effetti effimeri: l’abbiamo visto anche in passato, le svalutazioni di una moneta non guariscono durevolmente i mali di un’economia.” E sul futuro di Atene nell’area euro? Sono già previste conseguenze per un’eventuale uscita della Grecia dalla moneta unica? “Dipende tutto da loro. Per quanto riguarda la seconda domanda, non rispondo”.