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Il Pnrr banco di prova per il Terzo Settore: dopo il Forum di Napoli cosa può fare l’economia civile?

Imagoeconomica

La rete solidale e del Terzo settore si fa largo nella progettazione del Pnrr. L’ambizione di riorganizzare i servizi sociali e di prossimità dal basso ha un forte valore economico e culturale. I due giorni del Forum “Comunità Attive e Reti Solidali” di Napoli hanno aperto un nuovo fronte nel rapporto tra cittadini e istituzioni. “Le amministrazioni da sole non possono attivare tutti i servizi. Serve un Terzo Settore strutturato e professionale, che lavori in sinergia con le istituzioni “dice Luca Trapanese, assessore al Welfare del Comune di Napoli, e le sue parole sintetizzano in maniera efficace quello di cui si è discusso.

Napoli, del resto, funziona come modello per sperimentare collaborazioni utili e senza spreco di risorse pubbliche. Lo sguardo d’insieme della città è la rappresentazione di una rinascita senza fine: periferie, ambiente, mobilità, assistenza, abitazioni. Cosa avverrà?

Forum di Napoli, si muovono le banche

Quattro tavoli tematici, dedicati a Innovazione sociale, Digital innovation e Intelligenza artificiale, Pnrr, Co-Progettazione e Co-programmazione, sono stati riuniti esperti di varie discipline proprio per riflettere, progettare e orientare le sfide future. Napoli è anche città simbolo del Sud che sembra essere entrato nelle strategie di alcune banche. Sarà vero? Orazio Abbamonte, presidente della Fondazione Banco Napoli, ha detto che il Terzo settore è un pilastro della società, basato sul concetto di solidarietà, intesa non solo come assistenza, ma come un vero e proprio “farsi carico delle difficoltà altrui”.

Sarà utile, allora, rileggere le principali mission degli istituti di credito. Nei fatti ci sono diversità e squilibri dove la collaborazione e il confronto diventano strumenti essenziali per affrontare le sfide. Per crescere ci vogliono relazioni solide, capaci di mettere a disposizione risorse, competenze e valori che rappresentano la vera forza del sistema economico italiano. E sempre dal lato dei banchieri, Domenico Credendino, presidente della Fondazione Carisal (Cassa di Risparmio di Salerno) ha annunciato investimenti per 110 milioni di euro in tre anni per i centri di servizi di volontariato. Le donazioni bancarie sono il rovescio della speculazione che nel mondo del disagio non ha partita e possono diventare valore aggiunto. Bisogna attendere, però. “Le fondazioni trasferiscono risorse per progetti sociali, formativi, sportivi e culturali, contribuendo a costruire un futuro migliore” ha spiegato Credendino.

Terzo settore, le azioni concrete

La riforma del volontariato è un dato di fatto, ma non si deve dare per scontato che segni una rivoluzione nell’assistenza sociale, nei servizi per l’ambiente, nella cura delle periferie e dei quartieri in crisi. Il Forum è stato promosso dalla Fondazione Super Sud che vede nel welfare generativo e nella co-progettazione gli strumenti chiave per rafforzare la coesione sociale e la crescita delle comunità. L’ottimismo del Presidente della Fondazione, Giovanni D’Avenia, va sostenuto soprattutto perché con i mutamenti in atto- come spiega lui “in un mondo caratterizzato da solitudine e disuguaglianze crescenti, il Terzo settore, l’economia civile, gioca un ruolo centrale”. Altra parola d’ordine del Forum è stata “trasformare le recriminazioni in azioni concrete”. In questo non è solo il Sud a chiedere che una riorganizzazione dello Stato metta in equilibrio economia, bisogni, lavoro, territorio. Una visione d’insieme non dovrebbe includere nessun progetto di autonomia territoriale differenziata. Eppure c’è e se le parole hanno un senso dobbiamo solo verificare volontà politica, ascolto e coerenza.

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