X

Il Piano clima italiano all’esame dell’Ue, ma le polemiche non risparmiano il governo di centrodestra

Pixabay

Nemmeno il tempo ai Commissari Ue di aprirlo e il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) inviato dal Ministero dell’Ambiente è bersagliato da critiche e consensi. Ogni giorno ce n’è una nuova, nonostante il Ministro Gilberto Pichetto Fratin lo avesse previsto. Quando ha inviato il documento alla Commissione, ha precisato che «la proposta di Piano nei prossimi mesi sarà oggetto di confronto con il Parlamento e le Regioni, oltre che del procedimento di Valutazione Ambientale Strategica». La critica al governo di Annalisa Corrado, della segreteria del Pd – «il Piano non  è stato condiviso nemmeno in Parlamento» – era, dunque, già respinta in origine. Il Ministro ha preso tempo ma in Parlamento ci dovrà andare. Considerazioni negative sulle 424 pagine di testo arrivano in queste ore da esperti ed associazioni ambientaliste. Ma cosa contiene il Piano definitivo preparato dal centrodestra e che colma un vuoto di molti anni? Spazio alle rinnovabili, soprattutto. Entro il 2030 il 40% di queste fonti dovranno coprire i consumi finali lordi di energia, ovvero il 65% per i consumi solo elettrici. Il 37% di energia da rinnovabili per riscaldamento e raffrescamento, il 31% per i trasporti, il 42% di idrogeno da rinnovabili per l’industria. In questo senso si registra un aumento di 10,5 punti percentuali rispetto alla precedente versione del Piano del 2020. La destra, solitamente poco green, ha alzato gli obiettivi.

L’opzione nucleare e la cattura della CO2

Altri due capitoli salienti del Pniec sono l’energia nucleare e la cattura dell’anidride carbonica. Per entrambi il Piano apre la porte a ricerca e sperimentazione con l’ipotesi dello stoccaggio dell’anidride carbonica. Per quel che riguarda il nucleare, è il caso di ricordare che il mese scorso il Parlamento ha approvato una risoluzione che riconosce la necessità di (ri)valutare questa fonte. Una piccola rivoluzione concettuale e politica, ma che ancora divide il Paese. In questi giorni c’è anche chi ha notato che il Piano ritiene «indispensabili» sia il nucleare che la cattura della CO2. A questo riguardo la presentazione del Pniec diventa l’occasione per fare chiarezza e superare – chissà – una visione ideologica della sostenibilità ambientale. In tutto il mondo la lotta al climate change sta selezionando i difensori autentici da quelli potenziali o deliberatamente simulati. La speranza italiana, alla luce dei disastri accumulati per ignoranza o calcolo demagogico sull’ economia sostenibile, è che si chiuda per sempre un dibattito diventato ormai molesto.

WWF ed altri : più energia elettrica da rinnovabili.

 «Il Piano – dice Pichetto Fratin – indica target, governance, monitoraggio e forme di finanziamento con cui l’Italia intende affrontare la crisi climatica attraverso le politiche energetiche ». Sono obiettivi molto ravvicinati e complessi che non devono sacrificare l’economia del Paese. Il testo definitivo dovrà essere reso operativo entro giugno 2024, quando mancheranno appena sei anni al traguardo. La credibilità di tutto ciò che è stato scritto e inviato a Bruxelles dipende da molti fattori. Per ora – attaccano Wwf, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club – il Piano non ha una visione chiara, è contraddittorio e, pur dicendo di voler perseguire la decarbonizzazione, prende per buoni molti diversivi per rallentarla. Perché le rinnovabili elettriche si fermano al 65% entro il 2030, chiedono le  associazioni? Si può fare di più ed Elettricità futura dice che è possibile arrivare fino all’80%. Un rilievo critico tocca il ruolo del gas naturale. Ma si tralascia il fatto, strategico per Giorgia Meloni, che il governo vuole realizzare l’hub italiano del gas. L’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile ha rilanciato le sue dieci raccomandazioni per la transizione energetica e il clima. È molto interessante la raccomandazione per una chiara definizione dei ruoli e compiti delle diverse istituzioni e la risoluzione dei conflitti locali sugli impianti rinnovabili e tutela del paesaggio. Il governo dovrà intervenire per liberare progetti e risorse. Infine, il think tank milanese ECCO nota che il Pniec «non offre un coerente  percorso di uscita dai combustibili fossili, ma si apre ora una finestra di circa un anno, per arrivare a giugno 2024 con una versione finale del Piano, frutto del dialogo tra Commissione europea e Governo, ma anche di un percorso di miglioramento per innalzare ulteriormente il livello di ambizione”.

L’Italia, dunque, dopo molti anni ha finalmente un documento su cui lavorare. Il tempo per metterlo a punto è stato lungo. Il Ministro ha fatto una consultazione on line che ha lasciati insoddisfatti molti protagonisti della transizione green. La cosa da fare è spingere sui meccanismi legislativi e burocratici per realizzare quello che abbiamo mandato in Europa. Gli italiani riprenderanno anche fiducia.

Related Post
Categories: Politica