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Il petrolio vola, Atlantia affonda: Borsa in rosso

Le tensioni geopolitiche colpiscono i mercati mentre il prezzo del petrolio va alle stelle e dà sprint a Eni, Tenaris e Saipem – Ma il crollo di Atlantia travolge anche il Ftse Mib che chiude in territorio negativo

Il petrolio vola, Atlantia affonda: Borsa in rosso

La miccia accesa in Medio Oriente dagli attacchi ai pozzi petroliferi sauditi può divampare in un incendio globale e le Borse subiscono una battuta d’arresto, anche se i titoli legati al petrolio prendono il volo insieme con i prezzi del greggio. Piazza Affari perde lo 0,96% e arretra a 21.969 punti. Sostengo il listino Saipem +2,79%, Tenaris +2,78%, Eni +1,92%. Negli altri settori bene Pirelli +0,71%. Non si arresta invece l’emorragia di Atlantia -7,84%, dopo il tonfo registrato venerdì a causa dei provvedimenti della Procura di Genova per i rapporti sulla manutenzione dei viadotti. Reuters scrive che l’ad Giovanni Castellucci potrebbe offrire domani le proprie dimissioni in occasione di un cda straordinario.

Sono in profondo rosso Juventus -3,3%; Campari -2,34%; Moncler -2,28%; Ferragamo -1,84%. Gli investitori vanno all’incasso sulle grandi banche, dopo i recenti rialzi: Intesa -1,76%; Unicredit -1,71%, ma Bper guadagna lo 0,47%. L’obbligazionario recupera terreno nel corso della seduta e beneficia ancora delle decisioni assunte dalla Bce giovedì: il rendimento del decennale italiano si ferma a +0,84% e lo spread con il Bund è in calo a 132 punti base (-0,97%). A luglio però il debito pubblico tricolore ha toccato un nuovo record arrivando 2.409,9 miliardi (23,5 miliardi in più rispetto a giugno).

A pochi minuti dalla chiusura il quadro è simile nelle altre piazze europee: Francoforte -0,7%; Parigi -0,94%; Madrid -0,91%; Londra -0,65%; Zurigo -0,91%.

Wall Street, dopo tre settimane in verde, apre in ribasso e si muove in territorio negativo: salgono i titoli petroliferi, mentre soffrono le compagnie aeree e navali in vista di un rincaro del prezzo del carburante.

Schizzano ulteriormente i prezzi del greggio: Brent +12,06%, 67,48 dollari al barile; Wti +11,35%, 61,02 dollari al barile. In un mondo che si preoccupa di sostenere i prezzi con i tagli alla produzione, è chiaro che l’attacco yemenita agli impianti di Saudi Aramco (la compagnia petrolifera di Riad sta anche valutando se posticipare la sua Ipo) è stato un detonatore, perché ha colpito il 5% della produzione mondiale e fatto più danni della rivoluzione iraniana o dell’invasione del Kuwait. Ma le conseguenze sul fronte geopoltico (con gli Usa che vedono dietro gli attentati la lunga mano di Teheran) e il balzo stesso del costo del greggio, possono pesare ulteriormente su un’economia globale già in rallentamento. Ne dovrà tenere conto la Fed, nella riunione che comincia domani e terminerà mercoledì e da cui il mercato si attende un ulteriore taglio dei tassi (nella prevedibile misura dello 0,25%). Una decisione che avrà riflessi anche sul fronte valutario. Oggi l’euro-dollaro è sfavorevole alla moneta unica, che scambia in area 1,1. 

In settimana sono in calendario anche le riunioni delle banche centrali di Giappone, Svizzera Brasile, Sud Africa e Norvegia.

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