L’indice S&P 500 supera d’un soffio quota 2.000. Le quotazioni del ferro registrano balzo improvviso: +17% in attesa di un prossimo risveglio della domanda cinese. Il petrolio prosegue la sua corsa, superando quota 40 dollari al barile. Non mancano, insomma, i segnali di ripresa dell’economia.
Ma, a due giorni dal meeting della Bce, si rafforzano anche le ragioni della prudenza, a partire dal nervosismo dei sistemi bancario, specie quello italiano. La Banca dei Regolamenti Internazionali avverte che “c’è meno fiducia nelle banche centrali” e che “quelli che vediamo potrebbero non essere fulmini isolati, ma i segnali di una tempesta vicina, che si sta preparando da tempo”.
Stanley Fischer, numero due della Fed, segnala che, alimentata dagli alti livelli dell’occupazione, si avvicina la ripresa dell’inflazione, un’indicazione inquietante a meno di dieci giorni dalle decisioni sui tassi della banca centrale Usa.
BASF IN CAMPO PER BLOCCARE L’ASSE DOW-DU PONT
Il risultato per i mercati è un quadro a più tinte, sostenuto dalla ripresa delle commodities, ma rallentato da più fattori.
Modesti e contrastati i guadagni di Wall Street: l’indice Dow Jones avanza dello 0,4%, il Nasdaq arretra dello 0,2%. L’indice S&P chiude a quota 2.001,76, oltre la vetta psicologica dei 2.000 punti (non succedeva dal 5 gennaio), grazie ad un rialzo frazionale dello 0,09%.
In grande evidenza i titoli petroliferi (+2,4% l’indice energy) a partire dal +2,6% di Exxon Mobil e dal +3% di Chevron. Deboli i tecnologici, investiti da una pioggia di prese di beneficio: Alphabet (ex Google) e Facebook perdono il 2%, Apple -1,1%, Netflix -6%.
Il mercato intanto si prepara ad uno scontro tra giganti nella chimica. Bloomberg ha anticipato che è in arrivo un’offerta della tedesca Basf capace di far saltare la fusione da 55 miliardi di dollari tra DuPont (+2,4%) e Dow Chemical.
CINA, MAI COSI’ MALE L’EXPORT DAL 2009
Deboli stamane i mercati asiatici. Tokyo arretra dello 0,8%: nel 2015 il Pil giapponese è sceso dell’1,1%. Debole anche Hong Kong (-0,9%). Fa peggio Shanghai (-1,6%). Pesa sul mercato cinese il pessimo dato dell’export: -25,4% in dollari a febbraio, ad un passo dal record negativo del maggio 2009 (-26,45). Frena anche l’import (-13,8%).
Si profila un avvio contrastato anche per i listini europei, già caratterizzate ieri dalla prevalenza delle prese di beneficio. Apertura negativa in vista sia a Londra (-50 punti) che a Parigi (-32) e Francoforte (-63).
Ieri a Milano l’indice FtseMib è sceso dell’1,2%, con un netto miglioramento nel finale: a metà giornata era arrivato a perdere più del 2%. Più contenuti i cali delle altre Borse: Parigi -0,4%, Londra -0,6%, Francoforte -0,5%.
A giudicare dall’andamento del cambio (euro/dollaro poco mosso a 1,099) e dalla cautela dei mercati, non sembra che gli operatori si attendano dalla riunione della Bce misure in grado di sostenere la ripresa ed invertire il trend calante dei prezzi.
Anche sul mercato del reddito fisso la situazione è tranquilla, con il Btp decennale scambiato a un rendimento dell’1,44% e lo spread con il Bund stabile a 124.
SAIPEM, COLLOCATO IL 6,3% DEL CAPITALE
A sostenere i listini ci hanno pensato i titoli petroliferi. L’indice EuroStoxx del settore Oil & Gas chiude in rialzo dello 0,5%. E’ l’unico settore la cui performance è tornata positiva da inizio anno (+1,7%). Il Brent è tornato a 40 dollari al barile (+3,5%), il greggio Wti a 37,1 dollari (+3,4%).
A Piazza Affari si è messa in evidenza Saipem (+7,2%). Ieri sera JP Morgan e Goldman Sachs hanno annunciato il collocamento in Borsa di 700 milioni di azioni della società (il 6,3% circa del capitale) al prezzo di 0,39 euro per azione. Il consorzio di garanzia ha così piazzato tutti i titoli rivenienti dall’aumento. Jefferies ha promosso il giudizio a Hold dal precedente Underperform. Il target price è stato fissato a 0,44 euro, tagliato rispetto a 0,45 euro precedente.
Poco mossa Eni (+0,3% a 13,52 euro). Tenaris +1,1%. La ripresa del greggio danneggia le società di raffinazione. Perde così colpi Saras (-4% a 1,46 euro). La società ha segnalato che il margine di raffinazione medio dell’area Mediterraneo (EMC Benchmark) la scorsa settimana è sceso a 1,80 dollari/barile dal precedente 2,40 dollari/barile. E’ il livello più basso dell’anno.
A favorire l’ascesa dei prezzi è la fiducia in un calo dell’offerta di greggio. Ieri l’Azerbaigian si è detto favorevole alla proposta di Russia ed Arabia Saudita: Rovnag Abdullaiev, ad della compagnia petrolifera statale Socar, ha dicharato che “la produzione di petrolio in Azerbaigian nel 2016 non sarà più alta del 2015”. Intanto le statistiche segnalano che il numero di trivelle attive negli Stati Uniti è crollato del 75% dal settembre 2014, tornando sui livelli del 2009. La marcia indietro dello shale oil serve a riequilibrare il rapporto tra domanda e offerta nel medo periodo.
FRENA L’AUTO TEDESCA. CNH SALE A RIMORCHIO DI CATERPILLAR
Giornata nervosa per i marchi tedeschi, in attesa di interpretare le indicazioni in arrivo al nuovo piano quinquennale dell’economia cinese, il primo mercato per Volkswagen scesa del 3,3%.
Tiene invece Fiat Chrysler (-0,6%), reduce da sette rialzi di seguito: la settimana scorsa si è chiusa con un progresso del 15%, migliore performance degli ultimi 16 mesi. Fca annunciato l’estensione di tre settimane della chiusura dell’impianto in cui si produce la Chrysler 200. Lo stabilimento Maserati di Grugliasco proseguirà anche ad aprile con la riduzione della produzione dei modelli Quattroporte e Ghibli attraverso l’uso della cassa integrazione.
Cnh Industrial avanza dello 0,6% sulla scia di Caterpillar (+2,4% a Wall Street).
BANCHE, INCOGNITA TASSI SUGLI UTILI. CARIGE, CONTINUA LA FRANA
L’indice Stoxx delle banche europee ha chiuso calo dell’1,1%. Il comparto è penalizzato dalla prospettiva di un abbassamento dei tassi di remunerazione dei depositi da parte della Bce.
In un report diffuso ieri mattina, Goldman Sachs calcola che ogni 10 punti base di taglio all’ingiù si traduce per l’aggregato della zona euro in un calo del 2-3% dell’utile per azione. Anche Barclays segnala che i tassi negativi sono un male per le banche, in quanto la riduzione del costo di approvvigionamento della liquidità è surclassata dalla discesa degli introiti delle obbligazioni detenute in portafoglio.
Più complessa la situazione delle banche italiane, indebolite dalla bocciatura da parte della Vigilanza europea dei conti di Carige (-7,8%). Intanto, in vista del rinnovo del Cda dell’istituto ligure, i soci che fanno capo alla famiglia Spinelli e a Gabriele Volpi hanno riunito le loro quote, complessivamente pari al 7,57% del capitale.
Il ribasso ha coinvolto l’intero comparto. Arretra Bper (-5,2%), seguita da Mps (-4,7%). Giù anche il Banco Popolare (-4,1%) e Bpm (-2,7%). Prosegue il negoziato sulla fusione tra le due banche. Ma manca ancora il via libera della Vigilanza della Bce.
Forti ribassi per Ubi (-3,7%), Mediobanca (-2,9%), e i due Big: Intesa -2,4% e Unicredit -2,3%.
Fra le assicurazioni, Generali perde l’1,7%, mentre la francese Axa è scesa dell’1,1%.
MONCLER NELLA TOP TEN DI HSBC
Nel settore Lusso spicca il rialzo di Ferragamo (+3,5%). In evidenza anche Moncler, in rialzo dell’1,5% a 15,07 euro. HSBC ha inserito il titolo tra i Top Ten in Europa. Il giudizio è Buy con target price a 20 euro. Si tratta della miglior blue chip del FtseMib da inizio 2016 con un guadagno del 14%. Ha chiuso il 2015 in guadagno del 16%.
Il presidente e Ad Remo Ruffini è ottimista: “Seppur lo scenario internazionale permanga incerto, sono fiducioso che anche questo sarà un anno di ulteriore crescita e consolidamento per il nostro brand”, dice nella nota.
Stabile Luxottica (+0,14%). Delfin, holding che fa capo a Leonardo Del Vecchio, il 2 marzo ha acquistato 1,51 milioni di azioni, pari allo 0,31% del capitale, per un controvalore di 77,8 milioni di euro circa.
MARCIA INDIETRO DI TELECOM E MEDIASET
Da segnalare la marcia indietro di Telecom Italia (-3,6%) dopo i forti guadagni delle precedenti sedute (+11% la performance della settimana scorsa). Mediaset scende del 2%. Enel scivola in calo dell’1,4%, Terna -1,3%, Atlantia -1,4%.
Fra i titoli dell’industria, scendono StM (-0,4%) e Finmeccanica (-1,3%).