Il rallentamento della pandemia e la possibile fine del lockdown mettono le ali al petrolio e sostengono le Borse, in una giornata nervosa in Europa per la sentenza della Corte costituzionale tedesca che mette parzialmente in discussione le azioni della Bce.
Piazza Affari è in ogni caso riuscita a tenere il passo con gli altri listini continentali e a chiudere in rialzo del 2,06% a 17.387 punti base, anche se lo spread è salito a 242 punti paese (+4,84%) e il rendimento del decennale italiano è cresciuto a 1,84%.
Rimbalzano in modo più deciso Francoforte +2,52%, Parigi +2,4%, più prudente Madrid +1,09%. Bene Londra +1,7%. Wall Street ha aperto intonata e si sta muovendo in progresso, puntando sulla riduzione delle misure di contenimento e sui segnali di pace con la Cina a proposito dell’origine del coronavirus. La Borsa a stelle e strisce non sembra soffrire particolarmente i preoccupanti dati macro: l’attività economica statunitense ha toccato nuovi minimi storici ad aprile a causa delle pesanti interruzioni nella produzione legate al Covid.
L’indice Pmi composito a cura di Ihs Markit — che copre i settori della manifattura e dei servizi — si è attestato il mese scorso a 27,0. La rilevazione è ai minimi dall’inizio della serie a fine 2009 e segue una lettura preliminare di 27,4 per aprile e una rilevazione finale di marzo a 40,9. Dati al di sotto della soglia del 50 indicano una contrazione dell’attività.
A dare propellente ai listini è soprattutto il petrolio, che punta sulla ripartenza dell’industria e sulla ripresa della programmazione dei voli da parte di varie compagnie. Il greggio texano sale del 18,8% a 24,25 dollari al barile; il Brent si apprezza dell‘11,8% a 30,41 dollari al barile.
Sul mercato valutario arretra l’euro sul dollaro, con il cambio a 1,084. La moneta unica sbanda, così come l’obbligazionario italiano, in corrispondenza della sentenza della Corte costituzionale tedesca sul programma di acquisti dei titoli di Stato da parte della Banca centrale europea. Non una bocciatura, ma nemmeno una promozione. Una via di mezzo, che lascia spazio alla politica e a diversi scenari.
A una prima lettura la sentenza conferma la compatibilità del Qe con le leggi federali teutoniche, ma pone limiti alla partecipazione della Bundesbank, per superare i quali la Bce ha tre mesi di tempo per dimostrare che gli obiettivi di politica monetaria perseguiti dal programma non sono sproporzionati rispetto agli effetti di politica fiscale ed economica derivanti dal programma stesso. A rassicurare i mercati è intervenuto e il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, dicendo che sosterrà gli sforzi della Banca centrale europea in questo lavoro.
L’impennata dello spread non pesa troppo sul settore bancario italiano: vola Intesa +5,45% dopo i conti trimestrali, chiusi un utile netto in crescita e sopra le attese, malgrado un accantonamento da circa 300 milioni a fronte dell’emergenza Covid. Soffrono Mediobanca -0,88% e Bper -0,18%. Le vendite colpiscono soprattutto Atlantia -3,16%; Leonardo -1,9%; Buzzi -1,39%.
La maglia rosa va a Prysmian, +8,36%, che si è aggiudicata una commessa per la realizzazione del progetto SuedOstLink in Germania, uno dei collegamenti in cavo interrato HVDC (High Voltage Direct Current) più lunghi al mondo, assegnata da TenneT TSO GmbH, l’operatore di rete tedesco-olandese. Il valore della commessa è pari a 500 milioni di euro.
Tonici i titoli petroliferi, anche in scia alla trimestrale di Total, che ha confermato il dividendo: Eni +5,8%; Tenaris +4,8%. Fuori dal paniere principale bene Maire Tecnimont (+4,29%), a capo di un consorzio che ha vinto un contratto petrolchimico da 1,2 miliardi in Russia.