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Il petrolio che crolla fa bene al Pil italiano

A rilanciare la crescita dell’Europa non sarà né il piano di investimenti di Juncker né l’auspicio che la Germania possa cambiare idea sull’austerity. Il rilancio economico del Vecchio Continente arriverà dal crollo del prezzo del petrolio, sceso del 40% negli ultimi sei mesi. Parola dell’ex direttore dell’Economist Bill Emmott.

Il ragionamento che oggi Emmott ha descritto sul quotidiano torinese ‘La Stampa’ è lineare: il calo del prezzo del petrolio porterà a un maggiore potere d’acquisto per i consumatori europei e consentirà loro di spendere di più per altri beni. Inoltre, un petrolio più economico influirà anche nel rafforzare la fiducia degli imprenditori. Per spiegare in maniera concreta il suo ragionamento Emmott fa una similitudine perfetta e che di certo colpisce: il calo del prezzo del petrolio degli ultimi mesi è come un taglio di tasse, cioè ti fa sentire più ricco. E a un taglio delle tasse, dice Emmott, nessuno si oppone.

Ma Bill Emmott non si limita a quest’analisi sul comportamento dei consumatori europei ma va ben oltre facendo una stima della crescita del Pil anche in Italia. E la stima di Emmott è da grande ottimista. Con un duraturo prezzo del petrolio così basso, precisa Emmott, il Pil italiano e quello di altri Paesi dell’Europa occidentale potrebbe aumentare dell’1% o addirittura del 2% l’anno. Per Emmott è un dato possibile a patto che il prezzo del greggio continui a essere basso a lungo.

Altri economisti, come il chief economist di Intesa San Paolo, Luca Mezzomo, sono più prudenti e calcolano attorno allo 0,4% il dividendo che il Pil italiano potrebbe incassare da un ribasso duraturo del greggio.

A tutto ciò bisogna tuttavia aggiungere anche la progressiva svalutazione dell’euro sul dollaro, che dura da mesi e che potrebbe registrare un’impennata quando la Fed aumenterà i tassi americani.

In parole povere, dopo la deludente performance di quest’anno che, secondo i dati Istat di oggi, confermano che l’Italia resterà in recessione fino alla fine del 2014, l’anno prossimo potrebbe finalmente invertire la rotta dell’economia con una crescita che potrebbe arrivare all’1% in virtù del combinato disposto del ribasso del petrolio e della svalutazione dell’euro. Ovviamente Matteo Renzi ringrazia. E con lui gli italiani. 

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