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Il petrolio anima le Borse, le banche sotto i riflettori

FIRSTonline

Non solo Trump. La resurrezione di Wall Street conferma che, al di là dei propositi battaglieri del presidente scottato dal flop della riforma sanitaria, la locomotiva Usa è solida, così solida da sostenere la ripresa globale. A giustificare l’ottimismo hanno contribuito ieri più fattori: a) il boom della fiducia dei consumatori Usa, balzata ai massimi da 16 anni; b) l’ascesa del mercato immobiliare: l’indice S&P-Case-Shiller segnala un aumento su base annua del 5,9% dei prezzi delle case nelle 20 maggiori città; c) il recupero del petrolio, sia per lo stop della produzione nel giacimento libico di Sharara che per le dichiarazioni del ministro iraniano Zanganeh: l’accordo per limitare la produzione, ha previsto, sarà prolungato oltre giugno.

Insomma, la nave va nonostante l’infortunio del flop della riforma sanitaria. Trump, oltre a cancellare le riforme verdi di Barack Obama e chiedere al Congresso i primi fondi (un miliardo) per il famigerato muro con il Messico, si concentra sul taglio delle tasse. E la Fed sta a guardare. Ieri sera Janet Yellen, parlando a Washington, ha evitato riferimenti all’attualità, ma il suo vice, Stanley Fischer, ha confermato che è “appropriato” pensare ad altri due rialzi nel 2017. Sulla stessa linea il presidente della Fed di Dallas Robert Kaplan ed il numero uno della Fed di Chicago Charles Evans: un doppio aumento dei tassi è fattibile. Anche se è presto, ammonisce Esther George di Kansas City, per incorporare nelle previsioni le riforme fiscali di Trump.

LA CINESE TENCENT IN TESLA. CORRE GM

La ripresa del greggio ha sostenuto stamane i listini asiatici. Poco mossi gli altri settori. Da notare il calo della sterlina. A Tokyo l’indice Topix perde lo 0,4% nonostante il rialzo dei petroliferi +1,2%. Salgono Sidney (+0,8%) e Hong Kong (+0,2%).

L’aumento della fiducia dei consumatori è stato il propellente della ripresa di Wall Street . L’indice Dow Jones (+0,74%) ha interrotto la lunga serie di ribassi (otto sedute in rosso) . Stesso rialzo per l’S&P 500. Nasdaq +0,6%.

A guidare la ripresa l’ottima performance dell’indice dei Trasporti (+1,8%), considerato il barometro più sensibile del mercato . Forte rimbalzo anche dei finanziari (+1,4%), guidati da JP Morgan, e del settore Energia (+1,3%).

Apple (+2,1%) ha messo a segno l’ennesimo record assoluto: 143,80 dollari, per una capitalizzazione di 755 miliardi. General Motors è salita del 2,4 % dopo che Greenlight Capital ha chiesto al colosso di Detroit il frazionamento in due categorie delle azioni.

Colpo di scena in Tesla (+2,7%). Nella società dell’auto elettrica ha fatto il suo ingresso il colosso cinese Tencent. Il nuovo socio ha investito 1,8 miliardi di dollari per mettere insieme una partecipazione che lo porta al quinto posto in ordine di peso nell’azionariato.

ROCCA: RIPARTONO GLI INVESTIMENTI OIL. E IL TITOLO VOLA

Il prezzo del petrolio Brent è salito dell’1,7% a 51,6 dollari al barile, Wti q 48,37 (+ 1,34%). In questa cornice ha preso il volo Tenaris (+7,6%), esplosa al rialzo dopo l’intervento di Paolo Rocca, presidente e Ceo del gruppo alla Scotia Howard Weil Energy Conference”.

Rocca , alla testa del leader mondiale dei tubi per l’industria petrolifera, ha alzato in un’intervista a Bloomberg la previsione di crescita della domanda globale a +37%, in gran parte grazie al riavvio degli investimenti petroliferi in Usa. Questa previsione è più alta di quella fatta sempre da Rocca nello scorso novembre, quando aveva detto di aspettarsi una crescita della domanda nel 2017 del 25%.

Con un investimento da 2,3 miliardi di dollari, Tenaris sta realizzando un nuovo impianto produttivo a Bay City, in Texas, e con questa mossa, che creerà centinaia di nuovi posti di lavoro in Usa, si aspetta di avere il via libera dalle autorità americane per importare negli Stati Uniti tubi di particolari caratteristiche che Tenaris oggi produce in Italia, Messico e Argentina.

L’exploit dell’azienda capitanata dal presidente di Assolombarda ha contagiato Saipem (+6,4%), spinta dalle novità presentate a fine settimana al Tehnlogy and Innovation day di Porto Marghera. Eni +0,5%.

BREXIT, THERESA MAY HA FIRMATO. LA SCOZIA CHIEDE IL DIVORZIO

Oggi è il grande giorno della Brexit. Theresa May ha firmato ieri sera la lettera inviata a Bruxelles per notificare la richiesta di uscita dalla Ue dopo 44anni . Sempre ieri il Palamento di Edimburgo ha approvato la richiesta di referendum per l’uscita dal Regno Unito. I listini europei hanno accolto le novità storiche con un robusto rialzo, sull’onda di Wall Street.

MILANO AI MASSIMI DA INIZIO 2016. BOND, CALA LA TENSIONE

Riparte Piazza Affari: l’indice Ftse Mib +1,02%, si è consolidato oltre quota 20 mila (20.330 punti) portandosi sui livelli che non si vedevano da più di un anno. Maglia rosa fra i listini continentali è stata Francoforte (+1,28%); seguono Madrid (+0,84%), Londra (+0,68%) e Parigi (+0,57%).

Il raffreddarsi delle tensioni politiche in Europa si coglie al meglio guardando il differenziale tra il Bund tedesco a 10 anni ed il bond a dieci anni della Francia, sceso a 56 punti base, minimo degli ultimi due mesi. Netto miglioramento anche dei bond greci con il rendimento del titolo di Stato a due anni che scende di 32 punti base a 7,58%. Si scommette su un accordo per il piano di aiuti.

Finale in crescendo anche per il secondario italiano, con il primo dei tre appuntamenti delle aste di fine mese. Sono stati collocati 2,5 miliardi di euro con la settima tranche del Ctz dicembre 2018 al tasso minimo degli ultimi sei mesi.

Oggi è in programma l’offerta di 6,5 miliardi di Bot semestrali. Domani toccherà ai titoli a medio-lungo termine. Saranno a disposizione degli investitori fino a 9 miliardi di Btp a cinque, 10 e 50 anni, più un “off-the-run” con una vita residua a tre anni e il CctEu 2024.

Sul mercato grigio di Mts il Bot 28 settembre 2017 in vendita domani gira al rendimento di -0,285%, poco oltre -0,29% dell’asta di fine febbraio. La forbice tra tassi decennali Btp e Bund si porta in chiusura a 194 punti base, quattro centesimi al di sotto di lunedì sera.

BANCHE VENETE, SÌ ALL’OPR DEL 70% DEI SOCI

Ieri è stato l’ultimo giorno dell’offerta di ristoro rivolta agli azionisti della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, che hanno subito forti perdite. L’offerta di transazione ai soci di Banca Popolare di Vicenza si è chiusa con adesioni per il 70,3%, un risultato sotto l’obiettivo minimo di 80% indicato dalla banca ma giudicato “soddisfacente”.Gli azionisti riceveranno 9 euro per azione, contro una valutazione prima del crack attorno ai 40euroIn Veneto Banca l’Otr è stata sottoscritta dal 68,2% dei soci. I Cda dovrebbero decidere nella riunione del 13 aprile di rinunciare alla condizione sospensiva del raggiungimento dell’80%.

Ma la strada per un’eventuale ripresa resta in fortissima salita, come testimoniano i conti dell’esercizio 2016 di Popolare Vicenza, approvati ieri dal Cda. L’esercizio si è chiuso con una perdita di 1,9 miliardi di euro, dopo gli 1,4 miliardi di rosso accumulati nel 2015. Sul risultato, si legge in una nota della banca, hanno pesato accantonamenti e rettifiche per 1,72 miliardi di euro. La raccolta è calata di circa 9 miliardi a 52,88 miliardi e la sua situazione di liquidità è peggiorata, con un liquidity ratio a fine anno a 37,9% da 113,3% al 30 giugno. La Popolare Vicenza ha cercato di ovviare con il ricorso al rifinanziamento presso la Bce e a operazioni di funding con controparti istituzionali.

Ora la palla passa alla Bce che dovrà autorizzare sia la fusione tra i due istituti che la ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato, che richiederà “un processo articolato e complesso”, con il preventivo via libera della Direzione Generale della Concorrenza della Commissione Europea “i cui esiti sono allo stato incerti”, sottolinea la nota del Cda vicentino.

AL VIA L’AUMENTO CARIGE. CITI PROMUOVE FINECO

Rialzi contenuti per le banche sul listino di Piazza Affari. Il settore avanza dello 0,9%, poco meno dell’indice europeo (+1,3%). Banco Bpm è salito dell’1%, Ubi +0,6%, Unicredit +1%, Intesa +0,3%. Ieri il Cda ha approvato il piano per la riduzione negli Npl da sottoporre alla Bce.

Stamattina Citigroup ha alzato il target price di Fineco a 7,70 euro da 6,90 euro, confermando la raccomandazione Buy.

Vittorio Malacalza ha vinto il nuovo round in Carige (+2,06%). L’assemblea ha approvato la richiesta di avviare l’azione di responsabilità contro gli ex vertice ed il fondo Usa Apollo per la cessione delle compagnie assicurativo ad un prezzo, a dire dell’accusa, troppo baso. L’assemblea ha anche apportato i conti, pesanti, del 2016 che si è chiuso con perdite per 297 milioni. È stato approvato il varo di un aumento di capitale per 450 milioni.

GENERALI PROMOSSA STAMANE DA CREDIT SUISSE E RBS

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Tra le assicurazioni stamane Generali potrebbe registrare in avvio di seduta importanti variazioni di prezzo. Credit Suisse stamattina alza il giudizio a Neutral dal precedente Underperform. Nello stesso verso il provvedimento di RBS, la banca canadese porta il giudizio a Sector perform, dal precedente Underperform, il target price è 15 euro.

RECUPERA FCA, GRANDI MANOVRE SU TELECOM

Avanzano in Europa i titoli dell’Automotive (Stoxx europeo del settore +1,3%). Recupera in scia Fiat Chrysler (+2,9%). Exor +1,9%, Cnh Industrial +1,9%.

Prosegue il rialzo di Telecom Italia +0,5%, dopo il +1,6% di lunedì. Le gradi manovre sul vertice e la possibilità che F2i entri nel capitale della società per la rete nelle aree a fallimento di mercato tengono alta tensione sul titolo.

Recordati lascia sul campo lo 0,9% dopo che Goldman Sachs ha tagliato il giudizio a “sell”, sottolineando il premio eccessivo a cui tratta il titolo.

In evidenza Moncler (+2,24%). Hsbc ha alzato il prezzo obiettivo da 20 a 23 euro, confermando la raccomandazione buy dopo aver aumentato le stime sul 2017-2018. La stessa casa d’affari ha aumentato il target price su Salvatore Ferragamo (-0,22% a 27,8 euro) da 31 a 32 euro per tener conto di aggiustamenti alle stime sul tax rate, confermando il rating buy.

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