Tanto tempo fa, fu l’Argentina, che aveva un’economia a livello di quelle europee. Poi, all’inizio del ventunesimo secolo è stata la volta del Brasile di Lula, con un percorso che lo ha portato quest’anno, secondo il Fondo Monetario Internazionale, a diventare l’ottava economia del mondo, davanti all’Italia. In tempi più recenti è infine emerso il potenziale del Cile, ma adesso tutto porta a pensare che la nuova locomotiva del Sudamerica, per lo meno come ritmo di crescita economica, sia il Paraguay. Paese da 7 milioni di abitanti con una non trascurabile percentuale di discendenti italiani, è guidato dall’agosto 2023 dal conservatore Santiago Peña, 46 anni, anti-abortista, accusato di essere nostalgico della dittatura militare di Alfredo Stroessner e soprattutto ultra-liberista alla Javier Milei, ma con una postura più moderata e istituzionale.
I numeri del Paraguay
Il Paese ispanofono infatti ha uno dei carichi fiscali più bassi dell’area e i risultati, per lo meno a livello macro-economico, si stanno vedendo: nel 2024 il suo Pil, secondo l’Fmi, crescerà del 3,8%, più del Brasile (stimato intorno al 3,4%) e molto al di sopra della media dell’area America Latina e Caraibi (2,1%) e dell’area Sudamerica (1,8%). E non è un caso isolato: il Fondo Monetario prevede che anche nel 2025 il Paraguay mantenga lo stesso ritmo di crescita, il più alto tra i Paesi del Mercosur, e considerando il ventennio tra il 2005 e oggi l’aumento medio annuo del Pil è stato del 4%, col picco del +11% nel 2010 e un lieve rallentamento, del -0,8%, nel primo anno di pandemia.
Le agenzie di rating
Di questo trend hanno preso atto le principali agenzie di rating, che di fatto hanno certificato il sorpasso di Asuncion su Brasilia: a luglio, Moody’s ha alzato il punteggio del Paraguay da Ba1 a Baa3, con outlook stabile, riconoscendo al Paese l’investment grade grazie ad una serie di riforme istituzionali che avrebbero reso la sua economia più solida e resiliente. Idem aveva fatto qualche mese prima Standard & Poor’s, portando il rating a BB+, ad un passo dall’investment grade ma con il rischio Paese giudicato “accettabile” e una prospettiva stabile. Stesso punteggio ha attribuito Fitch, mentre ad esempio il vicino Brasile, prima economia dell’America Latina per dimensioni, ad ottobre ha ricevuto da Moody’s il punteggio Ba1, quindi ancora nella fascia speculativa e col rischio valutato “accettabile ma con attenzione”, sebbene con outlook positivo.
L’economia reale
Ma questi traguardi che effetti stanno avendo sulla vita quotidiana delle persone? Discreti, parrebbe. L’inflazione è sotto controllo e a novembre è scesa al 3,4%, il dato più basso da febbraio. A gennaio 2023, alcuni mesi prima dell’elezione di Peña, era quasi all’8%, secondo i dati ufficiali della Banca centrale. Il salario minimo è di quasi 3 milioni di guaranì, più alto di quello dell’Argentina e pure di quello del Brasile, con un costo della vita mediamente più basso rispetto ai Paesi vicini.
L’indice di povertà, soprattutto nelle aree rurali, è ancora molto alto ma continua a diminuire: oggi secondo l’INE è sotto la soglia della povertà poco più di un paraguaiano su quattro (poco più di uno su tre nelle aree rurali), nel 2002 invece erano il 57,7% come media nazionale e oltre il 70% nelle aree extra urbane. La moneta è stabile e il regime fiscale favorevole sta creando le condizioni per un aumento degli investimenti stranieri, che però ad oggi corrispondono appena al 2% del Pil, a causa dei timori su sicurezza e corruzione. La sicurezza sta infatti peggiorando: nel 2021 il Paraguay era fuori dalle prime 15 posizioni dell’Indice Globale sulla criminalità organizzata, mentre nel 2023 è salito al quarto posto, per colpa soprattutto di attività come il narcotraffico e la contraffazione.