È andata male, ma poteva essere persino peggio: chiudono in rosso i listini europei, al termine di una seduta negativa e in certi momenti terribile. Piazza Affari perde il 6,1% e scende a 14.980 punti base, dopo essere arrivata a cedere l‘11,3% nel primo pomeriggio, con Wall Street da subito in picchiata.
Copione analogo nel resto d’Europa: Francoforte -5,26%; Parigi -5,75%; Madrid -7,94%; Londra -4,13%. Il nuovo coronavirus fa sempre più paura, mentre molti paesi continentali seguono il percorso tracciato dalla Cina prima e dall’Italia poi nel tentativo di arginare i contagi, chiudendo bar, negozi non essenziali, musei, teatri chiese.
Non aiuta l’ottimismo il dato sulla produzione industriale cinese, -13,5% anno su anno, nei mesi di gennaio-febbraio al clou dell’epidemia nello stato asiatico. Negli Usa Goldman Sachs si aspetta una contrazione del 5% del prodotto interno lordo nel secondo trimestre.
Per fronteggiare le conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria globale si muovono le banche centrali, i governi, gli enti sovranazionali, ma niente sembra dare sufficienti rassicurazioni, in un quadro di espansione della malattia di cui non si riescono a immaginare gli sviluppi e la fine. Non basta l’azzeramento dei tassi da parte della Fed nel fine settimana, né il fatto che il Fondo monetario internazionale assicuri, attraverso la direttrice Kristalina Georgieva, di esser pronto a mobilitare mille miliardi attraverso le sue linee di credito. In queste ore i ministri delle finanze della zona euro, secondo Reuters, potrebbero discutere di ricorrere al Meccanismo europeo di stabilità, fondo d’emergenza Ue con una disponibilità finanziaria di oltre 400 miliardi di euro, una potenza di fuoco, che potrebbe essere utilizzata come mai prima per fornire stimolo fiscale a livello di intera Unione, anche se molte capitali non sono d’accordo. In ogni caso niente sembra in grado di frenare l’emorragia. Sui mercati si vende quasi tutto: l’oro si muove in calo a 1508 dollari l’oncia. Il petrolio, tipo Brent frana: -11,4%, sul crinale dei 30 dollari al barile.
Sul mercato valutario il dollaro è in ritirata: l’euro scambia in progresso a 1,1141. Il biglietto verde perde circa il 2% contro lo yen e il cross a 105,88.
Piazza Affari in ogni caso è migliorata dopo che il governo italiano ha varato il decreto “Cura Italia”, una “manovra economica poderosa” come l’ha definita il premier Giuseppe Conte: 25 miliardi di denaro fresco e l’attivazione di flussi per 350 miliardi. Un intervento che contiene risorse per la sanità e la protezione civile, agevolazioni sui mutui e cassa integrazione in deroga, risorse per autonomi e partite Iva e l’ennesimo salvataggio di Alitalia. Un altro provvedimento dovrebbe arrivare ad aprile, grazie a fondi Ue.
Sul principale listino milanese, alla fine, ci sono cinque titoli in rialzo: Ferragamo, +3,64%; Juventus +1,97%; Buzzi +0,68%; Snam +0,37%; Prysmian +0,26%. Sull’Aim debutta in verde Unidata +4,46%, piccola società di tlc attiva nel Lazio.
Fra le blue chip in rosso: Terna lascia sul campo il 2,72%, nonostante Scope e Fitch abbiano confermato il rating sulla società, rispettivamente A- e BBB+.
Le perdite maggiori sono quelle di Fca, -14,46%, a seguito della stop alla produzione in Italia e in Europa. Il comparto automotive è inoltre debole in tutta Europa. Bilancio di seduta pesante per Leonardo -12,13% e Telecom -12,30%.
Forti vendite sulle banche: Unicredit -12,58%; Mediobanca -11,59%; Ubi -10,65%; Intesa -9,75%. Fuori dal listino principale s’impenna invece Creval, +14,50%.
L’obbligazionario archivia una seduta in altalena e alla fine si ferma in pari: spread: 238 punti base, con un rendimento del Btp 10 anni a +1,75%. Secondo due operatori interpellati da Reuters, la Bce è intervenuta in modo importante, acquistando titoli di Stato italiani in un momento in cui il mercato vede un drastico allargamento dello spread su Bund e un altrettanto netto aumento dei rendimenti.