Stavolta non c’entrano i dazi di Trump o le spie di Putin. A provocare una brusca battuta d’arresto a Wall Street proseguita stamane sui listini asiatici sono le difficoltà del settore tech, cioè il principale motore del rialzo di questi anni.
Ieri il Nasdaq (-2,93%) ha vissuto la peggior giornata dal giugno 2016, trascinando all’ingiù anche Dow Jones (-1,43%) e S&P 500 (1,73%).
La tempesta sui tecnologici è proseguita stamane in Asia. Perde colpi Tokyo -2,1%, così come Seoul, zavorrata dal calo di Samsung -2,7%, su cui pesa la concorrenza dei nuovi smartphone della cinese Huawei. Ma a frenare Shanghai (-1,5%) ci ha pensato la notizia che la Casa Bianca vuole introdurre una serie di norme in grado di limitare, o addirittura vietare, gli investimenti della Cina nei settori più strategici dell’alta tecnologia. Hong Kong -1,4%.
Sotto tiro anche la Borsa della Nuova Zelanda ma stavolta il digitale c’entra poco: A2 Milk, la prima società del listino per capitalizzazione, perde l’8% sulla notizia che Nestlé ha lanciato in Cina, il principali sbocco dei prodotti caseari di a2 Milk, un nuovo alimento per l’infanzia derivato dal latte.
S’AGGRAVA LA CRISI DI FACEBOOK. STOP ALL’AUTO DRIVERLESS
La battuta d’arresto del digitale ha più ragioni. Soffrono i social media, travolti dalla crisi di Facebook (-4,6%) che trascina all’ingiù Alphabet (la casa madre di Google, -4,5%) e Twitter (-12%). Arretrano anche Netflix -5,11% e Amazon -2,5%, che ieri, per la prima volta in Europa, ha stretto un accordo con la francese Monoprix per la distribuzione dei prodotti freschi.
Il mercato sconta l’effetto della disaffezione degli utenti pubblicitari rispetto ai social media e le probabili limitazioni che verranno imposte dalle autorità. Intanto spuntano le prime class action destinate a colpire Mark Zuckerberg che in una settimana ha subito una perdita personale di 14 miliardi di dollari.
Non meno grave la crisi innescata dalla decisione di Nvidia (-7,8%) di interrompere la produzione dei chip destinati all’auto a guida autonoma in attesa di capire le ragioni dell’incidente mortale in Arizona di cui è stata protagonista un’auto senza guidatore. Nvidia è in pratica l’unica fornitore per il settore. Sotto tiro anche Tesla (-8,2%), al centro di un’indagine federale dopo un altro incidente sospetto.
Le difficoltà del digitale hanno favorito i beni rifugio. il rendimento del Treasury Bill a dieci anni è sceso a 2,78%, ai minimi da due mesi.
IN VISTA UN ACCORDO A 20 ANNI TRA MOSCA E L’ARABIA
Rallenta anche il petrolio, tornato stamane sotto la quota psicologica dei 70 dollari, a 69,7 dollari il barile (-0,5%).
Il principe saudita Mohammed bin Salman in visita negli Usa ha rivelato in un’intervista a Reuters che Riyad e la Russia, i due principali produttori mondiali assieme agli Usa, stanno lavorando ad uno storico accordo a lungo termine che fissino le quote di produzione per i prossimi 10-20 anni.
A Piazza Affari Eni +1,1%, Saipem +0,5 e Tenaris +1,2%.
BOCCATA D’OSSIGENO PER PIAZZA AFFARI +0,9%
Dopo tre sedute consecutive di flessione, dovute al timore di guerre commerciali tra Usa e Cina a colpi di dazi, al netto rafforzamento dell’euro ed ai segnali di frenata della congiuntura, le Borse del Vecchio Continente hanno rialzato la testa, complice la frenata della moneta unica. Nel pomeriggio il rallentamento di Wall Street dopo la deludente fiducia dei consumatori Usa di marzo ha allontanato gli indici dai massimi di giornata.
A Milano il rimbalzo si è fermato a +0,9% 22.178 punti base, dopo aver sfiorato quota 22.300.
Più effervescente Francoforte (+1,56%). Anche Londra (+1,54%) beneficia l’allentarsi dei timori sul potenziale scoppio di una guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Parigi +0,98%.
In rialzo anche Madrid (+0,97%). La Spagna ha alzato le sue previsioni di crescita per quest’anno al 2,7% del Pil dal 2,3%.
Sul fronte macroeconomico, l’indice di fiducia economica nei Paesi dell’Eurozona si è attestato a marzo a 112,6 punti, in calo rispetto ai 114,2 di febbraio. Il dato ha deluso il consenso degli economisti, fissato a quota 113,2 punti.
BTP SOTTO 1,90%. OGGI L’ASTA DEI TITOLI A MEDIO-LUNGO
Giornata brillante per i titoli del debito italiano. Attorno alle 17,30 il decennale è sceso ad un rendimento di 1,88%, non lontano dai minimi da metà dicembre 2017 e in calo rispetto alla chiusura precedente a 1,91%.
Lo spread su Bund vale 138 punti base, in calo rispetto ai 139 della chiusura di lunedì.
La buona performance dei Btp, dopo la flessione di ieri, è ancora più significativa alla luce della tornata d’aste di fine mese. Dopo il collocamento del Bot semestrale, a tasso in calo al minimo da dicembre, l’appuntamento è con le aste a medio lungo di oggi.
Stamane il Tesoro offrirà agli investitori da 6 a 7,5 miliardi di euro nelle riaperture dei Btp a 5 e 10 anni e del Ccteu.
Ieri il tasso del titolo quinquennale si è fermato in chiusura a 0,74% da 0,89% della scorsa asta, il decennale scambiava a 1,88% in calo rispetto a 2,06% del collocamento di fine febbraio.
La Spagna continua a beneficiare dell’upgrade della scorsa settimana deciso da S&P con lo spread Italia-Spagna sul tratto decennale che in chiusura scende a 65 punti dopo aver toccato i 68 punti, nuovo massimo da agosto.
Meglio dell’Italia fa solo la Grecia, che beneficia dell’imminente esborso di nuovi fondi per 6,7 miliardi deciso dall’Ems dopo l’approvazione dell’Eurogruppo. Oggi saranno versati 5,7 miliardi, mentre il saldo finale avverrà dopo il primo maggio.
PRIMAVERA BOOM PER LE OBBLIGAZIONI
Malgrado le incertezze del quadro politico italiano, marzo si sta così rivelando un mese eccezionale per i portatori delle obbligazioni dell’area euro. In particolare:
Il rendimento Btp decennale è sceso dal 2,20% di febbraio fino all’1,90% attuale. Il Bund tedesco è sceso dal picco di febbraio a 0,812% fino all’attuale 0,53%.
Ad essere favoriti sono stati i titoli con le scadenze più lunghe. Il guadagno medio va dal +1,4% per i bond con scadenza compresa tra 7-10 anni al +2% per i bond con scadenza superiore a 10 anni.
La tendenza ha più spiegazioni: a) la politica accomodante della Bce; b) la frenata dell’inflazione; c) il minor appeal del mercato azionario, di fronte alle tensioni sui dazi.
A PIAZZA AFFARI FERRARI GUIDA LA SCUDERIA AGNELLI
Giornata di ripresa in Piazza Affari per i titoli più esposti ai rischi di guerra commerciale, a partire dalla scuderia Agnelli. A trainare la corsa è stata Ferrari (+2,43%), un soffio avanti a Exor (+2,41%), sostenuta dal forte aumento degli utili. Completano il quadro i progressi di Fiat Chrysler (+1,7%) e Cnh Industrial (+1,8%). Nell’automotive sale anche Brembo (+1,3%).
Da segnalare anche in rimbalzo di Stm -2,5% e di Prysmian +%, sostenuta anche dai nuovi acquisti di Tamburi.
S’ARROVENTA IL DUELLO VIVENDI-ELLIOTT
Promette un mese di fuoco Telecom Italia (-0,05%), al centro della contesa tra Vivendi e Elliott Partners sulla composizione del nuovo cda. Ieri sera il collegio sindacale ha chiesto l’integrazione dell’ordine del giorno dell’assemblea del 24 aprile: non si affronterà in quella sede solo della revoca degli amministratori uscenti (mossa difensiva di Vivendi) ma si esaminerà anche la proposta di nomina dei nuovi consiglieri indicati dal fondo Usa. A metà strada la posizione dell’ad Amos Genish, apprezzati da ambedue i contendenti, Il manager è riuscito finora nell’impresa di non sbilanciarsi. Intanto Mediobanca ed Equita Sim hanno ribadito l’indicazione d’acquisto con target rispettivamente a 1,3 euro e 1,02 euro. Il target fondamentale medio del consenso pubblicato da Bloomberg è fissato a 1,0 euro.
TOTO BANCHIERI: MUSTIER CORTEGGIATO DA DEUTSCHE BANK
Banche in lieve recupero: l’indice di settore avanza dello 0,28%, meno dello Stoxx europeo (+0,6%). Recuperano i titoli più bersagliati alla vigilia, Ubi Banca +1,28% (Moody’s ha assegnato un rating provvisorio ‘Ba3’ al programma di emissioni ‘senior non-preferred’ da 15 miliardi) e Banco Bpm + 0,98%.
Unicredit +0,7%. L’amministratore delegato Jean Pierre Mustier sarebbe uno dei candidati alla guida di Deutsche Bank, al posto dell’attuale ad, John Cryan. Lo scrive Il Times di Londra. Mustier non sarebbe in cima alla lista, al primo posto ci dovrebbe essere Richard Gnodde, senior executive di Goldman Sachs.
Non accenna a placarsi la corrente di vendite su Mps (-2,6%).
EXPRIVIA PUNTA ALLA LEADERSHIP NEL DIGITALE
Nel resto del listino si sono messe in luce Unieuro (+7,8%), su cui Mediobanca Securities ha alzato il rating a outperform, e Banca Ifis (+7,7%).
In grande evidenza Exprivia (+8,2%): dall’integrazione con Italtel nascerà una realtà industriale attiva nelle tecnologie digitali che si colloca fra le prime cinque del settore, con un obiettivo di fatturato superiore ai 600 milioni di euro e 3 mila addetti.