Dopo oltre un decennio di negoziati, l’Europa ha un pacchetto di norme per affrontare la complessa questione dell’immigrazione. In una sessione parlamentare particolarmente accesa, il Parlamento europeo ha dato il via libera al tanto discusso Patto sulla Migrazione e l’Asilo, un nuovo pacchetto legislativo progettato per gestire in modo più efficace e condiviso i flussi migratori che attraversano il continente. L’approvazione definitiva del pacchetto da parte del Consiglio sembra ormai una formalità.
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Giunto a ridosso delle elezioni europee, il voto sul Patto sulla Migrazione e l’Asilo ha rivelato profonde spaccature tra i partiti europei ma soprattutto di casa nostra. Con 322 voti a favore, 266 contrari e 31 astensioni, l’aula del Parlamento europeo è diventata l’arena di una discussione intensa.
Il Partito Democratico italiano, inizialmente un convinto sostenitore dell’accordo, ha stupito tutti con un’inattesa svolta, allineandosi con la delegazione dei grillini, contrari fin dall’inizio. Questo repentino cambio di rotta è stato spinto dalla preoccupazione che l’accordo, così com’è, potrebbe penalizzare l’Italia senza apportare sostanziali modifiche al sistema di Dublino.
Parallelamente, una parte significativa del gruppo dei Socialisti, di cui fanno parte i membri del Partito Democratico italiano, ha dato il proprio appoggio al pacchetto. Ma le divisioni non si sono limitate a questo, coinvolgendo anche i conservatori dell’Ecr, che hanno espresso opinioni divergenti.
Fratelli d’Italia ha votato a favore delle nuove norme, mentre il partito polacco PiS si è opposto, soprattutto in merito al meccanismo di solidarietà. Anche la coalizione politica di Giorgia Meloni ha mostrato segni di frattura, nonostante il precedente sostegno del governo italiano.
Da un lato, la Lega si è schierata nettamente contro il Patto, mentre anche Forza Italia ha dato il proprio sostegno.
Dall’altro lato della barricata, il fronte della “maggioranza Ursula”, composto dai popolari del Ppe, dai socialisti di S&D e dai liberali di Renew, ha difeso il pacchetto con fermezza.
Le proteste rumorose contro la riforma sono giunte da Ong e organizzazioni umanitarie, che hanno criticato duramente l’accordo per le carenze nella protezione dei diritti umani, il rafforzamento delle procedure di screening e i rimpatri verso i cosiddetti paesi terzi sicuri.
Resta da vedere come questo Patto, ora approvato, influenzerà il futuro della politica migratoria del continente. Ma vediamo i punti più importanti.
Le nuove regole sui migranti: ecco cosa cambia
Il nuovo Patto europeo per la migrazione, composto da dieci regolamenti distinti, rappresenta un difficile compromesso tra gli Stati membri. Da un lato, Paesi come Italia, Grecia, Malta, Cipro e Spagna, noti come Stati di primo ingresso, hanno insistito sulla necessità di condividere in modo più equo e solidale gli oneri dell’accoglienza.
Il Patto introduce il meccanismo di solidarietà obbligatoria, un punto cruciale soprattutto per gli Stati di primo ingresso come l’Italia. In caso di emergenza migratoria, ogni Paese membro dell’Ue sarà tenuto a contribuire proporzionalmente alla sua popolazione e al Pil. Questo meccanismo mira a distribuire in modo più equo il peso dell’accoglienza dei migranti tra gli Stati membri.
Inoltre, il Patto affronta la questione dei cosiddetti “rimpatri“, semplificando le procedure di asilo per i migranti provenienti da Paesi considerati sicuri. Questi individui saranno trattenuti in “centri di asilo” situati alla frontiera, dove le loro domande d’asilo saranno esaminate entro 12 settimane. Se la richiesta viene respinta, il rimpatrio sarà immediato.
Il Patto assegna una maggiore responsabilità agli Stati di primo ingresso come l’Italia. Per un periodo di 20 mesi, l’Italia sarà responsabile per le domande di asilo dei migranti che arrivano nel suo territorio. Inoltre, avrà il diritto di richiedere il ritorno dei migranti che si spostano verso altri Paesi dell’Ue durante questo periodo.
Inoltre, il Patto affronta le “crisi indotte“, situazioni in cui un Paese o un attore parastatale alimenta deliberatamente flussi migratori come forma di pressione politica.
Infine, il Patto introduce la possibilità di rimpatriare i migranti non solo nei loro Paesi di origine, ma anche in Paesi terzi in cui abbiano “legami significativi”.
Tuttavia, resta da vedere come queste nuove regole saranno attuate e se riusciranno a conciliare le diverse esigenze e posizioni degli Stati membri.