Trionfo Milan, sprofondo Juve. Il big match dello Stadium si è concluso senza mezze misure, ovvero con uno 0-3 che manda i rossoneri in paradiso e i bianconeri all’inferno. Non solo il Diavolo si porta a quota 72 punti, ma ribalta anche il discorso scontri diretti, visto che all’andata era finita 3-1: un’ipoteca, seppur non definitiva, sulla qualificazione in Champions, che invece diventa difficilissima per la Signora, consapevole che battere Sassuolo, Inter e Bologna potrebbe non bastare. Anzi, a guardare ciò che resta del calendario è lecito dire che i bianconeri, a meno di clamorosi colpi di scena, sono più fuori che dentro, visto che ad Atalanta, Milan e Napoli sarebbero sufficienti due vittorie, sempre che loro facciano percorso netto. Un disastro, insomma, che autorizza a parlare già di rivoluzione: Pirlo se ne andrà e con lui tanti giocatori, compreso quel Cristiano Ronaldo assolutamente insostenibile senza Champions.
“Io non mi faccio da parte, avevo in testa un progetto diverso, ma in base a tutto ciò che è successo mi sono dovuto adattare – s’è difeso il tecnico bianconero – Avevo visto la squadra bene questa settimana, viva e convinta di poter fare una grande partita. Purtroppo non è stato così, avevamo cominciato bene, poi alcuni episodi hanno cambiato tutto”.
Per il Milan invece si tratta di una grande serata, destinata a restare per molto tempo nella memoria: la prima vittoria allo Stadium dopo 13 precedenti di magra assoluta, ma soprattutto un passo deciso verso la qualificazione all’Europa che conta dopo 8 anni.
“Abbiamo fatto una grande partita, vincere uno scontro diretto in questo modo e in questo momento è molto importante, anche se c’è ancora da lottare molto – il commento entusiasta di Pioli – Abbiamo fondato le nostre vittorie sullo spirito di sacrificio, ultimamente stati un po’ stanchi dal punto di vista mentale e abbiamo pagato, ma questa volta sapevamo che dovevamo fare qualcosa in più e ci siamo riusciti”.
Successo netto quello dei rossoneri, capaci di impadronirsi poco a poco di una partita nella quale, almeno inizialmente, la Juve sembrava avere qualcosa in più. Ma già nel primo tempo, tolti i primi minuti, il Diavolo ha preso coraggio, un po’ perché gli avversari si sono sciolti e molto grazie alle scelte di Pioli, bravissimo nel piazzare Brahim Diaz tra le linee della maginot bianconera. Lo spagnolo, fragile dal punto di vista fisico ma qualitativamente di alto livello, ha scombinato i piani di Rabiot e Bentancur, trovando sempre lo spazio per far male alla difesa e così, quando dopo alcune belle iniziative ha trovato il destro a giro dello 0-1 (45’), il tecnico ha capito di averci visto giusto.
Nella ripresa sarebbe stato lecito attendersi una Juve all’arma bianca, decisa al tutto per tutto pur di riagguantare il match, invece il Milan s’è definitivamente impadronito del campo, concedendosi addirittura il lusso di sbagliare un rigore con Kessié, ipnotizzato da Szczesny dopo un fallo di mano di Chiellini su tiro del solito Diaz (58’).
Neanche questo episodio è riuscito a sbloccare i bianconeri, prigionieri di un gioco sterile e prevedibile, ma anche di un Ronaldo evanescente come mai prima d’ora. Il Milan ha così annusato l’odore del sangue e ha morso prima con Rebic, autore di uno splendido destro a giro (78’), poi con Tomori, volato in cielo sopra la testa di Chiellini per lo 0-3 finale (82’), che oltre a valere la vittoria colora di rossonero pure la differenza negli scontri diretti, a questo punto quasi fondamentale.
Già, perché lassù corrono tutti e un punto può fare tutta la differenza del mondo, anche perché agguantare Atalanta e Napoli non sarà per nulla semplice. Al successo degli azzurri di sabato hanno risposto ieri i nerazzurri di Gasperini, espugnando Parma con un rotondo 5-2, che rimanda Bergamo al secondo posto, per giunta con il miglior attacco del campionato, davanti pure all’Inter campione d’Italia. Il tecnico aveva chiesto ai suoi di non sottovalutare la squadra di D’Aversa ed è stato accontentato con la solita grande prestazione, soprattutto dalla cintola in su.
Nella Dea infatti segnano tutti, dai titolari (Malinovskyi al 12’) ai subentranti, anzi sono proprio questi, spesso e volentieri, a fare la differenza, un po’ per la voglia di smentire Gasp, molto per una condizione fisica straripante, molto più inglese che italiana. Pessina (52’), Muriel (77’ e 86’) e Miranchuk (93’) hanno arrotondato il risultato, reso ancor più divertente dai gol di Brunetta (78’) e Sohm (88’), certificando così l’assoluta voglia di Champions dei nerazzurri. Che potrebbe diventare realtà nel giro di pochi giorni, qualora arrivassero due vittorie con Benevento e Genoa, prima di tuffarsi nella finale di Coppa Italia con la Juventus del 19 maggio.
“Il nostro obiettivo è un posto Champions anche se come tutte abbiamo qualcosa da recriminare – ha glissato Gasperini – Siamo soddisfatti, ma ogni partita a questo punto rischia di essere decisiva”.
Non è così invece per la Roma, che però sembra aver ritrovato mordente dopo l’arrivo di Mourinho. Lo Special One è ancora lontano, eppure dal suo annuncio sono arrivate due vittorie, una ininfluente contro il Manchester United, l’altra un po’ più importante con il Crotone. Il successo del Sassuolo sul Genoa, infatti, aveva tolto momentaneamente anche il settimo posto, l’ultimo utile per partecipare alle coppe europee, seppur dalla porta di servizio della neonata Conference League. I giallorossi dovevano rispondere, anche perché fallire in casa col Crotone sarebbe stato davvero troppo: ci sono riusciti, per giunta in goleada, come dimostra il 5-0 finale, firmato dalle doppiette di Borja Mayoral (47’ e 90’) e Pellegrini (70’ e 73’) e dal gol di Mkhitaryan (78’), autore pure di due assist.
“È stata una buona partita, era importante gestire la stanchezza e il risultato lo ha permesso – ha spiegato Fonseca – Mourinho? Con me è stato corretto e onesto, non ho nessun problema con lui. Il mio futuro? È ancora presto per parlarne…”.
Ora un giorno di stop, dopodiché da domani sarà già tempo di 36esima giornata, con l’anticipo tra Napoli e Udinese e tutte le gare di mercoledì, tra cui spiccano Torino-Milan, Sassuolo-Juventus, Atalanta-Benevento, Lazio-Parma e una pur sempre affascinante Inter-Roma.