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Il Milan sbanca Napoli e rafforza il primato, vincono Inter e Roma

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Questo Milan fa sul serio. La vittoria di Napoli certifica una volta per tutte il valore della squadra di Pioli, capolista in solitaria con 20 punti e ancora imbattuta in campionato, mentre segna un netto passo indietro per gli azzurri, alla seconda sconfitta casalinga consecutiva (terza considerando anche l’Europa League). Alla vigilia, pur ribadendo come fosse ancora troppo presto per parlare di scudetto, avevamo sottolineato l’importanza di questa sfida e non solo per questioni di classifica. Ebbene, i rossoneri ne escono enormemente fortificati, perché uscire da Napoli col bottino pieno non è cosa da tutti: non a caso il Sassuolo, l’altra squadra a esserci riuscita, è secondo (ieri 2-0 a Verona con i gol di Boga e Berardi).

“È una vittoria importante, che conferma che stiamo lavorando nella direzione giusta – il commento di Bonera – Scudetto? Mi sembra prematuro parlare di qualcosa che ci si aggiudica solo a maggio. Per ora siamo lì in alto e vogliamo restarci il più a lungo possibile, ma c’è ancora tanta strada da qui alla fine…”.

Le parole dell’assistente di Pioli, evidentemente concordate con lui, sono comprensibili, ma è chiaro che nascondersi diventa sempre più complicato. Anche perché, oltre a una squadra che gira benissimo, c’è un Ibrahimovic davvero incredibile. Trovare aggettivi per celebrarlo senza ripetersi sta diventando difficile, alla luce dei 9 gol segnati in appena 6 partite giocate: numeri di altissimo livello, proprio come la qualità delle sue reti.

La prima di ieri (20’, colpo di testa nell’angolino) ha fatto sembrare Koulibaly un debuttante alle prime armi, la seconda (54’, tap-in di ginocchio su assist di Rebic) ha spazzato via l’autostima del Napoli, impotente di fronte a cotanta classe. A completare l’opera, dopo che Mertens aveva riaperto il match con una zampata sottoporta (63’), ci hanno pensato Bakayoko (espulso per doppia ammonizione) e Hauge, freddissimo nel chiudere i giochi in pieno recupero (95’). Serata di festa insomma per il Milan, anche se con un neo: Ibra infatti ha accusato un fastidio muscolare ed è stato costretto a lasciare il campo (nelle prossime ore ci saranno gli esami per capire l’entità).

Dalle parti di Milanello incrociano le dita, a Castelvolturno invece volano parole grosse. Gattuso ha preso molto male la sconfitta, come si è ampiamente capito dalle sue parole di fronte ai microfoni. “Quando arrivano le partite importanti succede sempre un qualcosa, bisogna alzare l’asticella – ha spiegato il tecnico senza giri di parole – Non posso accettare che nei momenti di difficoltà la mia squadra non abbia il coltello tra i denti. Gli atteggiamenti li vedete, a volte facciamo i professori perché la palla non arriva bene, oppure perdiamo tempo a protestare con l’arbitro. Se analizziamo la partita il Napoli ha fatto quello che doveva, ma la qualità non basta, serve qualcosa in più. Il primo responsabile sono io, devo riuscire a trasmettere queste cose ai giocatori”.

Nessuna sfuriata invece in casa Inter, ma solo grazie alla rocambolesca vittoria sul Torino. Il 4-2 finale però non deve ingannare: i granata, infatti, hanno dominato per oltre un’ora, arrivando addirittura al doppio vantaggio grazie ai gol di Zaza (47’) e Ansaldi (62’ su rigore). A quel punto del match i nerazzurri erano letteralmente sotto un treno, incapaci di reagire a un Toro gagliardo nonostante le numerose assenze, su tutte quella di Belotti, fermatosi nel riscaldamento per un problema muscolare.

Ma quando c’è l’Inter di mezzo, si sa, non bisogna mai dare nulla per scontato, con buona pace di Conte, che un anno e mezzo fa, nel giorno della sua presentazione, aveva annunciato la fine della squadra pazza e imprevedibile, in favore di una più forte e costante. Ieri però la reazione dei suoi dev’essergli piaciuta parecchio, perché proprio quando il baratro avanzava impietosamente, ecco la scossa in grado di ribaltare il tutto.

Sanchez, sin lì uno dei peggiori, ha prima trovato il gol della speranza con una zampata sottoporta (64’), poi ha mandato in porta Lukaku per il clamoroso 2-2 (67’). Passare da una sconfitta quasi certa a un pareggio in 3’ ha avuto un effetto importantissimo per i nerazzurri, che a quel punto si sono impadroniti del match, in attesa dell’episodio decisivo. Che è arrivato all’84’ su rigore (fallo di Nkolou su Hakimi) trasformato dal solito Lukaku, prima che lo stesso belga chiudesse i giochi servendo a Lautaro il pallone del 4-2 a ridosso del gong (90’).

“L’approccio non è stato dei migliori, dovevamo essere molto più feroci come il Torino, invece non riuscivamo a vincere neanche un contrasto – l’analisi di Conte – Nella seconda parte però c’è da fare i complimenti ai ragazzi, il 2-0 avrebbe ammazzato chiunque, invece abbiamo dimostrato ancora una volta di avere qualcosa di importante anche a livello caratteriale. A volte dobbiamo cercarlo più in profondità, a scavare, e devo essere bravo io a farlo. Non era facile rimontare, siamo contenti”.

A completare gli sbalzi emotivi del weekend, ecco il caso Eriksen, certificato dalle dichiarazioni pre-partita di Marotta (“Non dobbiamo mai trattenere un giocatore che chiede di essere trasferito”): lo scambio con Paredes del Psg, a questo punto, sembra sempre più probabile.

Giornata tranquilla invece per la Roma, capace di battere in scioltezza il Parma nonostante le numerose assenze. Fonseca cercava una prova di maturità dopo gli elogi pre-sosta e l’ha decisamente trovata, grazie a un gioco che ormai funziona a meraviglia a prescindere dagli interpreti, ma anche alle giocate di altissimo livello dei suoi campioni. Su tutti Mkhitaryan, issatosi a leader proprio nel momento del bisogno, ovvero in assenza di capitan Dzeko.

L’armeno, autore di una tripletta nel match di Genova, si è ripetuto segnando altri due gol, uno bellissimo al 32’ e l’altro di rapina in chiusura di primo tempo (40’). A sbloccare il match era stato però Borja Mayoral, più che efficace nel sostituire il titolare Dzeko: la sua zampata sottoporta aveva rotto gli equilibri di un Parma apparso rinunciatario sin dall’inizio, quasi non vedesse l’ora di abbandonare l’Olimpico e tornare in Emilia.

“Abbiamo fatto un’ottima partita, soprattutto nel primo tempo e non solo per i tre gol – il commento di Fonseca – Nel secondo tempo abbiamo gestito, ma potevamo segnare ancora”. I giallorossi, con questa vittoria, si confermano una delle realtà migliori di questo campionato, come dimostra una classifica che, è bene ricordarlo, le ha tolto il punto di Verona per un’irregolarità burocratica. La corsa scudetto, insomma, si è ufficialmente arricchita di un’altra pretendente, in un torneo che, al momento, sembra essere il più divertente ed equilibrato degli ultimi anni.

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