Una rimonta al cardiopalma che vale il primato. Il Milan vola in paradiso dopo essere stato all’inferno, andando a vincere una partita che, a un certo punto, sembrava ormai persa. Invece il sabato di campionato certifica l’anima combattiva di un Diavolo mai domo, capace di sopperire alle tante assenze con uno spirito encomiabile, più forte di tutte le avversità. Certo, sul 3-2 finale ha inciso anche la fortuna, alla luce di un autogol decisivo che ha permesso alla squadra di Pioli di completare la rimonta, ma la Dea Bendata, si sa, raramente sbaglia bersaglio e questo Milan tartassato dagli infortuni si merita quantomeno il beneficio del dubbio.
“Nel primo tempo il Verona è stato più pronto di noi e siamo stati un po’ sfortunati sul primo gol, però poi ci abbiamo creduto – l’analisi del tecnico rossonero – Ho visto la faccia giusta dei giocatori a fine primo tempo, dovevamo cambiare passo e lo abbiamo fatto. È stata una grande prova di maturità, sono orgoglioso del carattere della squadra. Lo scudetto? Pensiamo in piccolo, gara dopo gara”.
Pioli fa bene a battere sul tasto dell’umiltà, ma anche lui sa bene come la sua squadra sia ormai una candidata credibilissima alla vittoria finale. Partite come quella di ieri, del resto, dimostrano come il Milan abbia ormai una forza interiore tipica delle grandi, indipendentemente dai giocatori schierati. Ieri all’appello mancavano gli infortunati Maignan, Hernandez e Diaz, più Tonali e Ibrahimovic, lasciati a riposo in vista della Champions: a questi, dopo appena 36’, si è aggiunto Rebic, fermatosi per un problema alla caviglia.
I rossoneri ne hanno risentito, anche perché l’Hellas si è dimostrata spietata, andandosi a prendere lo 0-1 con Caprari (7’) e lo 0-2 con Barak (24’, rigore per un contatto molto dubbio con Romagnoli). A fine primo tempo la prima sconfitta in campionato del Diavolo sembrava ormai cosa fatta, poi però, nel secondo, ecco la svolta, firmata anzitutto dalla coppia Leao-Giroud, rispettivamente assist-man e goleador, per l’1-2 che ha riacceso le speranze di tutto San Siro (59’). Lì è cominciata un’altra partita, con il Milan a spingere sull’acceleratore in attesa degli episodi decisivi, arrivati al 76’ con Kessié (rigore dopo un fallo di Faraoni su Castillejo) e al 78’ con… Gunter, autore di una sfortunata autorete su un cross velenoso dello stesso spagnolo.
Il 3-2 finale certifica il primato in classifica, seppur in attesa del Napoli, ma anche un +5 sull’Inter campione in carica, sconfitta dalla Lazio al termine di un match ricchissimo di polemiche. L’altra grande notizia di giornata, infatti, riguarda proprio la partita di Roma, conclusasi con un 3-1 per i biancocelesti che può avere risvolti molto importanti sul prosieguo del campionato. Le discussioni non sono mancate e si riferiscono a quanto avvenuto al minuto 81’, sul risultato di 1-1, quando la Lazio ha trovato il gol del sorpasso con Felipe Anderson.
Le proteste dell’Inter si basano sul mancato fairplay della Lazio, che ha proseguito l’azione nonostante Dimarco fosse rimasto a terra, ma appaiono totalmente infondate per due motivi: anzitutto Lautaro, invece di buttare la palla fuori, ha concluso la prima azione calciando verso la porta di Reina; inoltre il regolamento parla chiaro, dicendo che solo l’arbitro può fermare il gioco quando un giocatore resta a terra (eccezion fatta per i colpi alla testa, ma non è questo il caso).
Una volta sotto l’Inter ha perso la testa, sprecando le ultime energie in polemiche eccessive, quasi avesse ormai dato per perso il match, che ha visto poi il gol di Milinkovic-Savic come epitaffio (91’). “Abbiamo perso la testa, ci sta che l’arbitro non fermi il gioco e che l’avversario non la metta fuori – ha sospirato Inzaghi – L’arbitro avrebbe potuto anche fermare il gioco, ma non mi soffermerei su questo bensì sul fatto che una squadra come la nostra deve portare a casa un altro risultato”.
Di umore opposto Maurizio Sarri, di nuovo sorridente un successo fondamentale, che cancella la brutta sconfitta di Bologna pre-sosta. “Quando Dimarco è a terra, l’Inter va a tirare in porta, erano loro a dover buttare fuori la palla – il suo pensiero – La situazione è chiara, hanno tirato e legittimato tutto, vuol dire che volevano continuare a giocare. Queste situazioni si vedono solo in Italia, in Inghilterra le squadre giocano anche con un calciatore a terra”.
L’episodio in questione ha monopolizzato tutto, mettendo in secondo piano una partita bella e combattuta, con l’Inter in vantaggio per oltre un’ora grazie al rigore di Perisic (12’, fallo di Hysaj su Barella) e la Lazio tornata in corsa con Immobile, anch’egli dal dischetto dopo un fallo di mano di Bastoni (64’). Il resto è già stato detto, per un finale che certifica la prima sconfitta in campionato dell’Inter di Inzaghi, oltre ovviamente alla rinascita della Lazio di Sarri. Il Milan capolista, dal canto suo, se la gode, in attesa che il Napoli faccia la sua mossa.