Il Milan inGabbia l’Inter. Gioco di parole facile facile quello che emerge dal derby della Madonnina, tornato a tingersi di rossonero dopo sei feste consecutive dell’Inter. Inutile dire che il ribaltone è avvenuto nella notte meno attesa, in cui tutti si aspettavano un trionfo dell’Inter e il tracollo di Fonseca; il Diavolo, invece, si è rialzato proprio nel momento più difficile e gran parte del merito va al suo allenatore, bravissimo a inventarsi un sistema nuovo e a mettere alla corde i nerazzurri. Da segnalare, in questa domenica di Serie A, anche la prima vittoria in campionato della Roma, nonostante il clima reso ancor più bollente dalle dimissioni (accettate) di Lina Souloukou e la sconfitta della Lazio a Firenze, per una classifica sempre più corta e incerta (in vetta c’è il Torino con 11 punti), in attesa del posticipo odierno tra Atalanta e Como (ore 20:45).
Inter – Milan 1-2: Gabbia tinge il derby di rossonero e salva Fonseca
Quasi nessuno avrebbe scommesso sul Milan e, soprattutto, su Fonseca, destinato a giocarsi l’ultima chance in un derby quantomai proibitivo. La bella e solida Inter di Manchester era ancora negli occhi di tutti, così come la scialba prestazione dei rossoneri contro il Liverpool, per un’equazione che lasciava presagire una notte tinte di nerazzurro. Ma il calcio, si sa, non è matematica e così non solo la stracittadina l’ha vinta il Diavolo, ma lo ha fatto pure meritatamente, tanto che l’1-2 finale è persino stretto. Gli applausi principali vanno proprio a Fonseca, bravo e coraggioso nel proporre un 4-4-2 (o 4 2-4, viste le caratteristiche dei giocatori) apparentemente spregiudicato, rivelatosi invece letale per Inzaghi.
Il tecnico campione d’Italia, forte di sei derby vinti consecutivi, è rimasto sorpreso dall’assetto del collega, molto meno sbilanciato del previsto: la coppia Abraham-Morata, coadiuvata da due esterni come Pulisic e Leao, ha minato le certezze dei nerazzurri, impedendo la consueta costruzione a tre e, soprattutto, rendendo la vita difficile a Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan, costretti ad abbassarsi in cerca di rifornimenti. A rompere l’equilibrio, però, è stato Pulisic con una serpentina che ha tagliato fuori Mkhitaryan, Pavard e Acerbi, prima di beffare Sommer con un tocco di punta (10’). L’Inter si è subito rimessa in carreggiata e al 27’ ha trovato il pari con Dimarco, al termine di una splendida azione nata da Barella e rifinita da Lautaro. Il finale di tempo, con i nerazzurri pericolosissimi con Thuram (grande parata di Maignan), lasciava presagire una ripresa a senso unico e in effetti è stato così, solo che in senso opposto.
Il Milan, infatti, è stato protagonista assoluto costringendo Sommer a due paratissime su Leao e Reijnders, sprecando una limpida occasione con Abraham e trovando poi l’1-2 al minuto 89’, questa volta su un bel colpo di testa di Gabbia sugli sviluppi di una punizione. Nel recupero c’è stato anche lo spazio per l’erroraccio di Okafor a tu per tu col portiere svizzero, ma il prodotto non cambia: il Diavolo torna a vincere un derby dopo due anni, Fonseca salva (e rinsalda) la panchina, Inzaghi deve interrogarsi su cosa stia succedendo alla sua Inter, agganciata a quota 8 punti proprio dai cugini rossoneri.
Fonseca esulta: “Da tempo nessuno aveva messo così in difficoltà l’Inter”
“È stato un successo importante per non vincevamo un derby da tanto tempo, ma anche per il nostro momento – ha esultato Fonseca -. I ragazzi hanno messo in campo tanto coraggio, abbiamo meritato di vincere perché non ricordo da tanto tempo una squadra che ha creato così tanti problemi all’Inter. Noi abbiamo giocato con la stessa struttura di sempre, ma cercando di creare qualcosa di diverso in campo, ciò che è cambiato è stato grazie ai giocatori. Vincere il derby è sempre speciale, ma questo è il successo dell’unità perché anche in un momento difficile siamo rimasti compatti: quando si crede in qualcosa bisogna lavorare e lo abbiamo fatto tutti insieme, anche se c’è ancora tanto da migliorare. Giocatori e tifosi meritano questa gioia. Ora si placheranno le voci sul mio conto? A me cambia poco perché non guardo e non sento niente… Sicuramente sarà una settimana in cui avremo più fiducia, ma l’importante è che i ragazzi continuino a lavorare e a credere in quello che facciamo”.
Inzaghi amaro: “Sconfitta che brucia, il Milan ha meritato la vittoria”
“Il Milan è un’ottima squadra e ha fatto meglio di noi meritando la vittoria – l’analisi amara di Inzaghi -. Noi siamo stati poco squadra, cosa che ci succede raramente. Ho provato a modificare qualcosa, ma la situazione non è cambiata: siamo stati poco compatti, gli approcci sono stati determinanti e nei due tempi siamo mancati. Non abbiamo mai dato la sensazione di essere quelli di sempre, non eravamo lucidi sia in fase di possesso che non possesso, i due gol ne sono la testimonianza. Nel secondo tempo, dopo aver pareggiato, siamo rientrati male e avremmo dovuto giocare diversamente. Siamo amareggiati perché sappiamo l’importanza del derby, ora dobbiamo solo lavorare. Le sconfitte chiaramente bruciano, soprattutto in un derby, anche perché la sensazione che abbiamo dato è di non essere squadra: sicuramente questa sconfitta andrà analizzata, perché potevamo fare di più”.
Roma – Udinese 3-0: Dovbyk, Dybala e Baldanzi firmano la prima vittoria di Juric
Bella vittoria anche per la Roma di Juric, al termine di una delle settimane più assurde della sua storia. Da domenica scorsa, nell’ordine, è successo praticamente di tutto: il pareggio di De Winter al 96’, il litigio tra De Rossi e Lina Souloukou, l’esonero di DDR, l’arrivo del tecnico croato, le dimissioni del CEO. A far da cornice a tutto ciò un Olimpico rabbioso e disilluso, pronto a esplodere in caso di passo falso contro l’Udinese di Runjaic, fino a ieri una delle più belle realtà del campionato. Ma la squadra, dopo i tre pareggi con Cagliari, Juventus e Genoa e la sconfitta contro l’Empoli, ha reagito bene, offrendo finalmente una prestazione all’altezza della sua qualità.
Il 3-0 finale non è bugiardo, anzi è fin troppo stretto per una Roma tonica e concentrata sin dall’inizio, quasi risvegliata dai numerosi fatti accaduti. Lo auspicava la proprietà, ieri assente sugli spalti e rappresentata dal solo ds Ghisolfi, ma soprattutto lo voleva Juric, costretto a rimettere in moto la macchina nel malcontento generale. L’ex tecnico del Torino ci ha provato con un 3-4-2-1 (o 3-5-2, a seconda dei punti di vista) frizzante e concreto, con Pellegrini e Dybala alle spalle dell’unica punta Dovbyk. L’ucraino, sbloccatosi una settimana fa a Genova, si è ripetuto con un gran destro che ha trafitto Okoye (19’), poi ha propiziato il rigore procurato (e trasformato) da Dybala (49’), infine ha servito l’assist al neo entrato Baldanzi per il 3-0 finale (70’). L’Udinese? Tutta in un bel tiro di Thauvin parato alla grande da Svilar, incapace di resistere a una Roma troppo forte e rabbiosa. Juric può sorridere, nella speranza che non si sia trattato solo di una reazione nervosa, bensì dell’inizio di un percorso che dovrà portare il pass per la Champions.
Juric: “Ragazzi dispiaciuti per De Rossi, ma vogliono dare tutto per la Roma”
“Ho trovato i ragazzi estremamente dispiaciuti per l’esonero di De Rossi – ha sottolineato Juric -. Sono stati molto sinceri con me a dire che gli dispiaceva tanto, è una cosa che ho apprezzato molto, perché a volte i giocatori nascondono queste cose, invece si vedeva che erano tristi, che avevano dato tutto e che non erano riusciti a fare buoni risultati. In questi giorni penso che abbiano lavorato bene, certi concetti loro possono applicarli senza problemi, li hanno fatti specialmente l’anno scorso, per cui è importante fare prestazioni così, magari anche i giocatori fischiati riusciranno a cambiare la loro storia. A livello emotivo questi ragazzi erano dispiaciuti per l’esonero di Daniele, ma vogliono dare tutto per la Roma. Il ritmo c’è, la risposta è stata bellissima. Penso che abbiamo le capacità per fare questo tipo di calcio, adesso abbiamo tanti nuovi che dobbiamo inserire bene. È solo la prima partita, abbiamo una rosa numerosa, posso fare i cambi e vederli tutti. In queste due settimane si vedrà tanto”.
Fiorentina – Lazio 2-1: Gudmundsson regala la prima vittoria a Palladino
Passo indietro invece per la Lazio di Baroni, uscita sconfitta dalla sfida contro la Fiorentina. Il tecnico biancoceleste aveva chiesto la prima vittoria in trasferta dopo i 7 punti raccolti all’Olimpico, ma è rimasto a bocca asciutta. Merito, o colpa a seconda dei punti di vista, di Gudmundsson, entrato con la forza di un ciclone nel mondo viola. Palladino lo aspettava con ansia e ieri si è capito perché: la doppietta su rigore, certo, ma anche un mix di tecnica e personalità in grado di fare la differenza. Non esiste la controprova, però fino al suo ingresso in campo il risultato era di 1-0 per la Lazio, frutto del colpo di testa di Gila al minuto 41.
La Fiorentina, vicina al gol con Colpani (gran parata di Provedel con l’aiuto del palo), temeva l’ennesimo passo falso del suo campionato, ma poi è salito in cattedra l’islandese e la partita è girata. L’ex genoano si è prima procurato il rigore per un fallo di Guendouzi, poi lo ha trasformato con grande freddezza (49’). Da lì in poi il match ha vissuto sulle montagne russe, con entrambe le squadre a creare occasioni importanti: i viola con Kean (colpo di testa svirgolato da ottima posizione), i biancocelesti con Guendouzi (traversa a De Gea battuto). Il pari sembrava ormai scritto, poi ecco l’intervento scriteriato di Nuno Tavares su Dodo con conseguente rigore per la Fiorentina, ovviamente trasformato da Gudmundsson (90’). La Fiorentina sale così a quota 6 punti e respira, la Lazio fallisce l’occasione di agganciare la zona nobile della classifica.
Baroni polemico: “Abbiamo perso per colpa di due episodi dubbi”
“La partita è stata decisa solo dagli episodi – ha polemizzato Baroni -. Abbiamo fatto più possesso, più tiri, più entrate in area di rigore, queste sono situazioni contrarie allo spirito del gioco: un giocatore non può più neanche coprire un cross sul fondo con i piedi quasi fuori dal campo. Io all’estero non vedo episodi del genere, ormai dobbiamo modificare il nostro modo di difendere. Anche sul primo rigore Gudmundsson ha già spostato la palla, c’è una situazione al limite. Cerchiamo di proporre dello spettacolo, allora lasciamo che ci sia. Questo è il mio pensiero, senza essere polemico, ma se si va verso questa direzione diventa difficile per noi allenatori dare indicazioni. In alcune situazioni ci vuole più determinazione, ma questa la troveremo, la squadra gioca e crea. Bisogna portare i giocatori a chiudere bene la porta, io oggi non sono preoccupato, tutt’altro, sono amareggiato perché ci sono episodi che ci penalizzano”.