Prove di fuga. Il pareggio del Milan contro l’Udinese regala all’Inter, impegnata questa sera a Parma (ore 20.45), una clamorosa chance per allungare in classifica e involarsi verso lo scudetto. I nerazzurri, infatti, in caso di vittoria, aumenterebbero il vantaggio a 6 punti, che poi sarebbero 7 in virtù degli scontri diretti a favore. Insomma, Conte ha una straordinaria opportunità per prendere il largo, ironia della sorte servitagli proprio dai cugini rossoneri, incapace di andar oltre al pari contro la squadra di Gotti, per giunta agguantato in pieno recupero.
Dimenticatevi del Diavolo spumeggiante e coraggioso visto a Roma, quello di ieri è stato molto più in linea con l’ultimo mese, anche per via di alcune assenze rivelatesi determinanti. Contro la coriacea Udinese, infatti, sarebbero servite le punte, peccato per Pioli che sia Ibrahimovic che Mandzukic fossero seduti in tribuna e che Leao, sostituto designato per una notte, abbia fatto rimpiangere entrambi con una delle peggiori prove da quando è a Milano. Ne è uscita così una partita collosa, con i rossoneri ad attaccare con pochissima convinzione e i friulani a chiudere ogni spazio, peraltro senza particolare fatica.
Nella ripresa però Gotti, annusata la scarsa vena degli avversari, ha provato a osare di più e i suoi lo hanno ripagato prima con il quasi-gol di Nestorovski (salvataggio sulla linea di Romagnoli), poi con quello “vero” di Becao (68’), gentilmente omaggiato da incerto Donnarumma. Se sbagliano anche i migliori vuol dire che non è serata, tanto che l’1-1 finale, per quanto poco utile alla classifica, va preso come oro colato: il plateale, ai limiti dell’assurdo, fallo di mano di Stryger Larsen ha permesso a Kessié di andare sul dischetto e a Pioli di evitare quantomeno la sconfitta (97’).
“Peccato, volevamo vincere – il commento amaro del tecnico rossonero – Sapevamo che avremmo trovato difficoltà contro una squadra che si chiude tutta dietro, ho visto determinazione ma anche mancanza di lucidità. Ci sono mancate qualità e ritmo, non rabbia e grinta…”.
Il risultato di San Siro rende dunque ancor più importante il posticipo di questa sera tra Parma e Inter; anche se sulla carta i ducali, penultimi e a secco di vittorie addirittura dal 30 novembre, non sembrerebbero in grado di creare grossi problemi. Ma il calcio, si sa, si gioca sul campo e quello, spesso e volentieri, sovverte i pronostici: anche all’andata, del resto, la squadra di Conte doveva vincere agevolmente e invece finì 2-2. “In questo anno e mezzo che guido l’Inter siamo riusciti a batterli solo una volta – ha ricordato il tecnico interista in conferenza stampa – Siamo cresciuti tanto, ma da qui a fine campionato avremo pressioni sempre maggiori. Dovremo essere bravi a gestirle, mostrando la maturità che serve per vincere”.
Parole tutt’altro che di circostanza, come dimostrano le scelte di formazione: al Tardini scenderà in campo l’Inter migliore, senza pensare al prossimo turno con l’Atalanta, dunque 3-5-2 con Handanovic in porta, Skriniar, De Vrij e Bastoni in difesa, Hakimi, Barella, Brozovic, Eriksen e Perisic a centrocampo, Lukaku e Lautaro in attacco. D’Aversa, sempre più inabissato nella zona retrocessione, risponderà con Sepe tra i pali, Busi, Osorio, Valenti e Pezzella nel reparto arretrato, Hernani, Brugman e Kurtic in mediana, Kucka, Karamoh e Mihaila nel tridente offensivo.
Tornando a ieri, è stata una serata ricca di gol e spettacolo, proprio come ogni turno infrasettimanale che si rispetti. La grande vincitrice è sicuramente l’Atalanta, che battendo il Crotone con la solita scorpacciata di gol (5-1) ha riagganciato la Juventus al quarto posto. Successo rotondo e meritato per gli uomini di Gasperini, anche se i calabresi di Cosmi erano riusciti a imbrigliarli per un tempo abbondante. Dopo l’iniziale vantaggio di Gosens (12’), infatti, era arrivato il pareggio di Simy (23’); poi però, a inizio ripresa, ecco la zampata di Palomino (48’) a “stappare” la Dea, che a quel punto è diventata semplicemente ingiocabile. Muriel (50’), Ilicic (58’) e Miranchuk (85’) hanno firmato il poverissimo nerazzurro, ma soprattutto il quarto posto in classifica.
“Sembrava una partita stregata con tante occasioni, abbiamo preso il pareggio su un nostro errore – l’analisi di Gasperini – Ma ho visto giocate e gol di qualità, siamo in un buon momento e la classifica è bella anche se molto corta: ora penseremo all’Inter, ci misureremo con la prima della classe, un bel test in vista del Real Madrid”.
I punti di vantaggio sulla Roma restano 2, visto che i giallorossi hanno risposto positivamente in quel di Firenze. Serviva una prova d’orgoglio per dimenticare il passo falso con il Milan ed è arrivata, come dimostra il gol partita di Diawara, giunto quando il pareggio sembrava ormai cosa fatta (88’). La squadra di Fonseca comunque era passata in vantaggio per prima con Spinazzola (49’), autore di uno splendido destro al volo, poi però, lo stesso esterno, aveva clamorosamente deviato nella sua porta un cross di Biraghi, permettendo alla Fiorentina di trovare il momentaneo 1-1 (60’). Sembrava essere quello il risultato finale, poi però è arrivato il triangolo Diawara-Karsdorp-Diawara, certificato dal Var, che ha sancito una vittoria pesantissima, per classifica e morale.
“Avevamo perso col Milan e serviva una reazione – le parole di Fonseca – Come ho detto prima della gara dovevamo capire cosa non era andato e rialzarci, la squadra ha avuto grande spirito e ottenuto una vittoria importante”.
La stessa che cercava il Napoli, desideroso di trovare un po’ di continuità dopo gli alti e bassi, per certi versi sconcertanti, degli ultimi tempi. Missione fallita, perché il 3-3 di Reggio Emilia non basta a ridare certezze alla squadra, tanto più per il modo in cui è arrivato. Gli azzurri sono stati spesso in balia del Sassuolo, chiudendo il primo tempo sotto 2-1 (autorete di Maksimovic, momentaneo pari di Zielinski, rigore di Berardi) e rischiando più volte di prendere il terzo gol, in particolare con i tiri di Berardi e Caputo, fermati solo dai pali del Mapei Stadium. Poi però ecco la scossa firmata da Insigne, che prima ha servito un assist al bacio a Di Lorenzo per il pareggio (72’), dopodiché ha realizzato il 3-2 su calcio di rigore, procurato dallo stesso terzino (90’).
Una manciata di secondi e il Napoli avrebbe potuto festeggiare un successo importantissimo, invece Manolas ha steso Haraslin nella sua area, mandando il Sassuolo sul dischetto per la seconda volta e permettendo così a Caputo di firmare il definitivo 3-3 (96’). La conseguenza è che il quarto posto, ultimo obiettivo rimasto, si trova ora a 5 punti e l’alibi della partita in meno comincia a non reggere più (lo stesso discorso vale anche per la Lazio). Il 17 marzo Pirlo e Gattuso non potranno proprio sbagliare, così come nelle gare precedenti, a questo punto diventate tutte delle finali.