Il Milan non molla, la Roma riparte. Gli anticipi della 21esima giornata sorridono a Pioli e De Rossi, capaci di battere Udinese e Verona e continuare le rispettive corse in classifica, seppur al termine di una serata di grande sofferenza. I rossoneri sono riusciti a sbancare il Bluenergy Stadium con una rimonta in pieno recupero, i giallorossi hanno avuto ragione dell’Hellas nonostante il calo del secondo tempo, che ha seriamente rischiato di mettere tutto in discussione. Ma quella di ieri resterà una serata da ricordare a prescindere dai risultati: il gesto del Milan di abbandonare il campo dopo gli insulti razzisti ricevuti da Maignan, infatti, rappresenta un piccolo, ma significativo, passo alla lotta contro razzismo e ignoranza.
Udinese – Milan 2-3, Jovic e Okafor firmano la rimonta rossonera in pieno recupero
Vittoria pesantissima quella del Diavolo, perché la partita di Udine sembrava ormai destinata ad aggiungersi al lungo elenco di delusioni stagionali. La squadra di Pioli, invece, non ha mollato e complici i cambi del tecnico, questa volta perfetti, è andata a ribaltare il 2-1 friulano, trasformandolo in un clamoroso (se non altro per le modalità) 2-3 rossonero. Decisivi i gol nel finale di Jovic (83’) e Okafor (90+3’), dopo che l’Udinese era riuscita a cancellare l’iniziale vantaggio di Loftus-Cheek (31’) con le reti di Samardzic (42’) e Thauvin (62’). I rossoneri erano partiti bene creando un paio di occasioni con Giroud e trovando lo 0-1 con la solita azione dalla sinistra, rifinita da Theo Hernandez e conclusa dal tap-in di RLC (azione fotocopia di Empoli, solo che lì l’assist era stato di Leao), ma al 35’ ecco il fattaccio dei cori razzisti a Maignan. Il portiere francese ha prima segnalato il tutto all’arbitro Maresca, poi ha deciso di abbandonare il campo assieme ai compagni, creando un precedente che potrebbe fare scuola. L’interruzione ha però raffreddato il Milan, che al rientro in campo ha subito incassato il pareggio di Samardzic, per poi andare addirittura sotto al quarto d’ora della ripresa con Thauvin. Sembrava essere l’ennesima serata storta del Diavolo lontano da San Siro, poi però sono saliti in cattedra Jovic e Okafor, il primo con il tap-in del 2-2 dopo la traversa di Giroud, il secondo con quello del 2-3 dopo una sponda aerea dello stesso francese.
Pioli: “Una vittoria che dà fiducia. Il razzismo? Gli ignoranti stiano a casa!”
“Queste vittorie ci danno fiducia e convinzione per fare un bel girone di ritorno e fare qualcosa in più – ha esultato Pioli -. Vogliamo essere protagonisti, in questo momento Inter e Juve stanno viaggiando a un ritmo molto alto, noi però dobbiamo preparare al massimo la prossima partita. Nel primo tempo dovevamo fare qualche gol in più, poi dal niente abbiamo subito due gol, ma questa partita è la dimostrazione che quando credi nelle tue qualità puoi vincere sempre. Il razzismo? Maignan era deluso, ma sono fiero di allenare una persona come lui, così fiera, corretta e orgogliosa. È ora di finirla di vedere questi episodi, gli ignoranti devono stare a casa”.
Maignan: “I razzisti non devono più entrare allo stadio. La risposta migliore è la vittoria”
“Al primo rinvio sono andato a prendere la palla e ho sentito chiamarmi ‘scimmia‘, ma non ho detto niente – il racconto di Maignan -. Poi lo hanno rifatto ancora e ho chiesto aiuto alla panchina, dopodiché ho detto all’arbitro che così non si può giocare a calcio. Non è la prima volta che mi succede, né a me né ad altri giocatori, sono cose che vanno dette. Sono persone ignoranti, il tifoso viene allo stadio per tifare, magari per fischiare, ma queste cose nel calcio non devono succedere. Devono avere sanzioni molto forti, perché parlare non serve più a niente, devono stare a casa e non venire più allo stadio. Abbiamo un grande club, un gruppo molto forte, siamo una famiglia, tutti mi hanno sostenuto. Poi siamo andati nel campo con più voglia per vincere la partita per questo motivo qua, la risposta giusta è vincere”.
Roma – Verona 2-1, Lukaku e Pellegrini regalano la prima vittoria a De Rossi
Comincia bene l’avventura di De Rossi sulla panchina della Roma, grazie al 2-1 sul Verona che vale un momentaneo meno 2 dal quarto posto. Scenario assolutamente parziale visto che all’appello mancano ancora i recuperi delle squadre impegnate in Supercoppa, tutte coinvolte nella corsa Champions, ma intanto i giallorossi hanno fatto il loro dovere, seppur con molta più sofferenza del previsto. DDR, dopo aver ricevuto l’abbraccio dell’Olimpico (che non ha però dimenticato Mourinho: tantissimi gli striscioni di gratitudine nei suoi confronti), si è immerso nella sua nuova avventura con un 4-3-2-1 piuttosto offensivo, con Pellegrini, Dybala, El Shaarawy e Lukaku tra centrocampo e attacco. Il primo tempo gli ha dato ragione, tanto che al 25’ il risultato era già sul 2-0 grazie ai gol di Lukaku e Pellegrini. Col passare dei minuti però, complici gli infortuni di Spinazzola e, soprattutto, Dybala, la squadra ha perso mordente e il Verona, vivissimo nonostante le numerose cessioni, s’è rifatto sotto, prima sbagliando un rigore con Djuric (braccio di Llorente), poi segnando il gol della speranza con Folorunsho (76’, papera di Rui Patricio) che ha fatto venire i sudori freddi a tutto l’Olimpico. Alla fine però la nave è andata in porto e De Rossi ha potuto festeggiare al meglio la sua nuova vita romanista, con la consapevolezza che il viaggio sarà davvero complicato.
De Rossi, buona la prima: “Ho provato grande emozione e altrettanta tensione”
“Mi è piaciuto molto il primo tempo, ma se nel secondo fai le stesse cose a velocità bassa e non capisci cosa stai facendo, allora diventi prevedibile – l’analisi del tecnico giallorosso -. Loro sono una squadra con grande energia e gamba, quindi era più facile venire a rubarci certi palloni. Penso sia importante avere la gestione della palla, se facciamo queste cose a un tocco sempre con l’idea di superare una linea di pressione, allora con i giocatori che abbiamo ci divertiremo. Che sensazioni ho provato? Da una parte grandissima emozione, ma anche altrettanta tensione perché ho un lavoro da fare. La camminata sotto la Curva Sud a fine partita? È uno dei momenti che verranno messi nell’album dei ricordi della mia carriera. Vediamo quanti durerà questa mia seconda storia nella Roma, io devo lottare e lavorare proprio perché sulle nostre spalle c’è l’amore di questa gente, che non mi fa mai dimenticare che siamo stati insieme 20 anni”.
Lecce – Juventus (ore 20.45, Dazn)
Oggi invece tocca alla Juventus, attesa dall’insidiosa trasferta di Lecce. Partita ricca di significati al Via del Mare, perché dà ai bianconeri l’occasione di scavalcare l’Inter, seppur in attesa del recupero con l’Atalanta. Il 28 febbraio però è lontano, mentre il 4 (data dello scontro diretto di San Siro) è dietro l’angolo: ecco perché arrivarci davanti sarebbe decisamente importante, tanto più che il prossimo turno sorriderà molto più alla Signora (in casa con l’Empoli) che ai nerazzurri (a Firenze). Tra Allegri e il primo posto c’è di mezzo il Lecce di D’Aversa, già capace di creare più di un problema alle big tra le mura amiche del Via del Mare: ne sanno qualcosa Lazio e Milan, fermate nonostante il favore dei pronostici. La Juve, inoltre, ha ancora vivo il ricordo di Salerno, dove riuscì a prendersi i 3 punti solo grazie a una prodezza di Vlahovic in pieno recupero, dunque sa di non potersi permettere un approccio soft, ma di dover ripetere l’ottima prova (sia tecnica che mentale) di martedì col Sassuolo. Gli uomini di Allegri sono apparsi molto brillanti, tanto da concedersi il lusso di un 3-0 ben lontano dal solito “corto muso”, con Vlahovic grande protagonista. Il risveglio delle punte è una delle note più liete della Juve attuale, considerando anche le ottime prestazioni di Yildiz e la tripletta di Milik in Coppa Italia e dà un ulteriore segnale all’Inter: la corsa scudetto, a prescindere dai ruoli di guardie e ladri (copyright Allegri), è più viva che mai.
Allegri ribadisce: “L’obiettivo è sempre la Champions. Guardie e ladri? Era una battuta…”
“Sento troppi discorsi che non mi piacciono – ha puntualizzato il tecnico bianconero -. Intanto dobbiamo vincere a Lecce che non è mai semplice, poi l’obiettivo numero uno è non prendere gol fuori casa visto che nelle ultime quattro trasferte lo abbiamo sempre subito. Cerchiamo punti per arrivare in Champions, che resta il nostro obiettivo. Parlare della vetta della classifica non mi piace, almeno prima giochiamo la partita. L’Inter sta facendo cose importanti e straordinarie, ecco perché è favorita per lo scudetto: noi vogliamo fare il prima possibile i punti per la Champions. La squadra è cresciuta in autostima e stiamo facendo bene, ma vincere la partita di Lecce è sempre difficile. Guardie e ladri? È stata solo una battuta in cui ho usato una metafora di un gioco fatto da bambini, per una settimana si è discusso e vi ho fatto divertire, ma era solo quello”.
Lecce – Juventus, le formazioni: Allegri senza Chiesa e Rabiot, giocano Yildiz e Miretti
Due assenze pesanti per Allegri, che a parte i soliti Pogba, Fagioli e De Sciglio (più Kean, ormai in odore di cessione all’Atletico Madrid), dovrà rinunciare a Rabiot e Chiesa, fermati rispettivamente da fastidi al polpaccio e al ginocchio. Scelte pressoché obbligate, insomma, in un 3-5-2 bianconero con Szczesny in porta, Gatti, Bremer e Danilo in difesa, Cambiaso, McKennie, Locatelli, Miretti e Kostic a centrocampo, Vlahovic e Yildiz in attacco. D’Aversa, al netto delle assenze per la Coppa d’Africa (Banda e Rafia), punterà sul consueto 4-3-3 con Falcone tra i pali, Gendrey, Pongracic, Baschirotto e Gallo nel reparto arretrato, Kaba, Ramadani e Gonzalez in mediana, Oudin, Krstovic e Almqvist nel tridente offensivo.