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Il Mezzogiorno, una storia riletta attraverso l’esperienza della Svimez nel nuovo libro di Paolo Baratta

Imagoeconomica

Venezia deve molto a Paolo Baratta, per oltre vent’anni presidente della Biennale, anni che rappresentarono un salto decisivo nell’operato di una delle più importanti istituzioni culturali d’Europa. Dopo aver illustrato in un recente libro —Il Giardino e l’Arsenale, Marsilio — la sua efficace e innovativa opera in Biennale, offre, in un altro libro — Dal Mezzogiorno, Riflessioni e convinzioni dall’interno della Svimez, Il Mulino — la testimonianza dell’attività compiuta, ancora una volta, al servizio del Paese.

L’industrializzazione del Mezzogiorno: tra successi e difficoltà

È una rilettura di quanto è stato fatto e di quanto non lo è stato per promuovere, dal dopoguerra in poi, l’industrializzazione del Mezzogiorno e quindi l’unificazione economica della penisola. Un esame degli eventi, favorito dalla diretta partecipazione dell’autore alla vita della Svimez, a partire dal 1967 fino al 1978; un decennio cruciale nel quale “culminò l’epoca della grande crescita, ma culminò anche l’azione pubblica a favore dello sviluppo del Mezzogiorno”. È da metà degli anni Settanta, infatti, che la crescita italiana si attenua, aumenta invece ulteriormente il peso della spesa pubblica corrente, si alimentano nuovi strumenti di welfare anche nel Mezzogiorno mentre la crescita industriale, dopo gli investimenti degli anni Sessanta, scenderà nei decenni successivi a livelli ben più modesti. E il governo dell’economia fu in quegli anni tema su cui si formò una nuova classe dirigente del paese. Anche lo sviluppo del sud rallentò e la nascita delle Regioni venne a complicare ulteriormente il quadro interrompendo la circolazione diretta delle volontà tra comunità nazionale e realtà locali.

La Svimez e il dibattito sullo sviluppo economico

Baratta laureato in economia in Inghilterra entrò alla Svimez di Pasquale Saraceno dove rimase per undici anni che coincidono con una fase che sempre più gli appare cruciale nella storia dell’economia e della società italiana.

La Svimez – Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno – è un’Associazione privata, nata alla fine della guerra. Fu fondata da Morandi e Saraceno e rappresentò un importante innovazione nel panorama italiano. Nella cultura economico-sociale fu l’avamposto italiano delle nuove energie che nel mondo esplosero a partire dal dopoguerra e nei decenni successivi ruotanti intorno alle Nazioni unite e impegnate sui nuovi problemi dello sviluppo dei paesi ex coloniali emergenti. Era la grande novità del secondo dopoguerra. La Svimez sosteneva che nel nuovo ordine economico mondiale e nel nuovo ordine costituzionale interno l’industrializzazione del sud andava promossa da subito pena il perdurare di un divario cronico che avrebbe impedito il completamento dell’unita nazionale e alla fine danneggiato tutta l’economia e la società italiana. Era fin dall’inizio luogo di studi e di proposte dove operavano economisti e statistici provenienti da culture diverse laici, socialisti e cattolici. Si chiedeva una adesione generalizzata, una sorta di nazionalismo costruttivo (come lo definisce Baratta), uno sguardo lungimirante. Erano proposte che andavano oltre le azioni pur coraggiose messe in atto con la Cassa per il Mezzogiorno, istituita nel 1950 per favorire il colloquio con la Banca Mondiale. e che operò nelle campagne e nelle infrastrutture. Sviluppi industriali ci furono, importanti tra questi quelli promossi dalle partecipazioni statali nella realizzazione di grandi impianti che lavoravano materie prime operanti in aree portuali Baratta definisce quello sviluppo una Porto Marghera dilatata a tutto il sud). Con ritardo l’industria manifatturiera italiana iniziò a decentrare. La prima richiamata crisi del ’73-‘75 fu fatale.

Lezioni dalla storia economica e l’eredità di Baratta

Il libro sottolinea un insegnamento generale; che la politica economica a differenza delle teorie astratte pone la questione del tempo delle decisioni e delle azioni come questione centrale. Un insegnamento per l’oggi, che dovrebbe mettere in guardia di fronte a chi ritiene di poter procrastinare privilegi o semplicemente condizioni operative consolidate e perde le occasioni per più intense innovazioni, con la conseguenza di trovarsi sempre un poco nella retroguardia e nella dipendenza dalle decisioni altrui.
Successivamente Baratta ha coperto incarichi pubblici, sempre al servizio del Paese, dalla presidenza del Crediop a quelli di ministro in tre governi (Amato, Ciampi, Dini), fino alla presidenza della Biennale di Venezia dal 1998 al 2001 e dal 2007 al 2020.

Un ricordo personale da veneziano: Pasquale Saraceno era negli anni Sessanta e Settanta professore di Tecnica Industriale a Ca’ Foscari e a Lui si deve la nascita di un innovativo corso di laurea in Economia Aziendale, sulla scia della Bocconi; anche qui lasciò una scia di allievi.

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Categories: Cultura