Il mare va controcorrente e resiste alla crisi. Lo rivela il 3° Rapporto Unioncamere sulla cosiddetta “blue economy”, presentato oggi a Gaeta: gli oltre 7mila chilometri di coste italiane (isole comprese) hanno fruttato nel triennio 2011-2013 24.300 posti di lavoro (+3,1%) a fronte di una perdita totale di quasi 700mila impieghi nello Stivale, e ha visto crescere il numero di imprese di 3.500 unità a 180mila complessive.
Un dinamismo che si traduce in un apporto del mare al valore aggiunto prodotto dal Paese pari a 41,5 miliardi di euro che, grazie all’effetto moltiplicatore del comparto, diventano 120 se si considera anche l’indotto.
“L’economia del mare – ha detto il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello – è una risorsa che genera ricchezza, occupazione e innovazione secondo un modello collaborativo e sostenibile. Il mare unisce settori e tradizioni diverse in un tessuto imprenditoriale diffuso che può essere una leva straordinaria per il rilancio dell’Italia. Con gli Stati generali, le Camere di commercio hanno individuato uno strumento di confronto concreto e continuo tra tutti i portatori di interessi di questo grande comparto. Nell’ultimo anno abbiamo avviato iniziative-pilota in due direzioni: per semplificare gli adempimenti per le imprese, mettendo a disposizione il know-how del sistema camerale, e per rilanciare il sistema degli approdi turistici, attraverso la certificazione della qualità dei servizi. Il bilancio è fin qui positivo – ha concluso il presidente di Unioncamere – e da oggi rilanciamo l’impegno del sistema camerale per sviluppare nuove linee di azione, come lo sviluppo delle competenze del mare e la maggioreinteroperabilità dei nodi della logistica, per favorire un migliore accesso alle città e ai territori”.