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Il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ucciso in un raid a Teheran. E a Beirut Israele colpisce il numero due di Hezbollah

Doppio attacco in Medioriente. Il raid di Israele a Beirut ha colpito Fuad Shukr, il braccio destro di Hassan Nasrallah. Secondo Hezbollah il colpo israeliano è fallito. A Teheran invece è stato ucciso Ismail Haniyeh, capo dell’ufficio politico di Hamas dal 2017

Il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ucciso in un raid a Teheran. E a Beirut Israele colpisce il numero due di Hezbollah

Doppio attacco in Medio Oriente nella notte: un raid di Israele a Beirut ha colpito il numero 2 di Hezbollah, mentre a Teheran è stato ucciso il capo politico di Hamas. A tre giorni dal massacro di bambini drusi a Majdal Shams, nel Golan settentrionale, è arrivata la rappresaglia israeliana contro Hezbollah. Una potente esplosione ha colpito in serata la roccaforte dei miliziani sciiti filo iraniani nel quartiere Da’aheh a Beirut. L’attacco, immediatamente confermato dall’esercito israeliano, ha mirato al Consiglio della Shura di Hezbollah oltre che alla sala operativa del braccio militare del partito di Dio e delle Guardie rivoluzionarie iraniane: il bersaglio dell’Idf (Israel Defense Forces) era Fuad Shukr, alias Hajj Mohsin, considerato da Israele “responsabile dell’omicidio dei bambini di Majdal Shams e di numerosi altri civili israeliani”.

L’obiettivo, ha reso noto dopo alcune ore l’Idf, è stato neutralizzato. Shukr è il comandante di Hezbollah più anziano ucciso da Israele, ha specificato l’esercito in una nota, identificandolo come il braccio destro di Hassan Nasrallah e aggiungendo che era “responsabile della maggior parte degli armamenti più avanzati di Hezbollah, tra cui missili a guida di precisione, missili da crociera, missili antinave, razzi a lungo raggio e droni”, oltre che “dell’accumulo di forze, della pianificazione e dell’esecuzione di attacchi terroristici contro lo Stato di Israele”.

Anche altri media arabi, da al Arabya alla saudita al Adht, passando per i network libanesi, citando fonti di sicurezza locali dopo aver confermato la morte dell’alto comandante sciita, mentre Hezbollah al contrario ha fatto sapere che il colpo israeliano è fallito. Quanto al bilancio delle vittime, che è continuato a crescere, secondo il governo libanese è di almeno 3 morti e 74 feriti: testimoni hanno parlato di un palazzo di otto piani colpito, con tre piani crollati. L’operazione dell’Idf, di cui sono stati informati per tempo gli Stati Uniti, è arrivata dopo giorni di tensione alle stelle, in Medio Oriente quanto nelle cancellerie internazionali. Le diplomazie, con in testa Washington, hanno lavorato per ottenere moderazione da entrambi i versanti. Hezbollah pubblicamente ha respinto la richiesta. Nel frattempo, un alto funzionario israeliano ha dichiarato che “non ci si deve aspettare alcuna ulteriore attività militare in questo momento”.

In serata i capi della forza di mantenimento della pace delle Nazioni Unite in Libano e la coordinatrice speciale delle Nazioni Unite Jeanine Hannis-Plasschaert hanno parlato sia con il Libano che con Israele nel tentativo di impedire lo scoppio della guerra totale, ma sia Beirut che Teheran hanno parlato di “flagrante aggressione” da parte dello Stato ebraico, così come ha fatto Mosca. Dagli Stati Uniti invece Kamala Harris ha sottolineato che lo Stato ebraico “ha il diritto di difendersi da organizzazione terroristiche, qual è esattamente Hezbollah”. Pur aggiungendo che bisogna “ancora lavorare a una soluzione diplomatica per porre fine a questi attacchi”.

Ucciso il capo politico di Hamas da un raid israeliano a Teheran

A distanza di poche ore è stato ucciso anche il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, da un raid israeliano a Teheran. Nel confermare l’uccisione del suo leader Ismail Haniyeh a Teheran, Hamas punta il dito contro Israele parlando di “attacco sionista”. “Hamas dichiara al grande popolo palestinese, al popolo delle nazioni arabe e islamiche e a tutti i popoli liberi del mondo, il fratello leader Ismail Haniyeh è un martire” si legge nella dichiarazione. Mentre in un’altra comunicazione il gruppo palestinese ha citato Haniyeh per dire che la causa palestinese ha dei “costi” e “siamo pronti a questi costi: il martirio per il bene della Palestina, per il bene di Dio Onnipotente e per il bene della dignità di questa nazione”. “L’assassinio del nostro leader, Ismail Haniyeh, è un atto codardo e non rimarrà senza risposta” dice in una nota il membro dell’ufficio politico di Hamas, Musa Abu Marzuk.

Ismail Haniyeh, era capo dell’ufficio politico di Hamas dal 2017, ed è stato primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese e capo dell’amministrazione della Striscia di Gaza. Aveva 62 anni e dal 2019 viveva a Doha, in Qatar (che gli aveva dato l’asilo politico), e in questi giorni si trovava a Teheran per partecipare alla cerimonia di insediamento del presidente iraniano Masoud Pezeshkian.

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