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Il lavoro cambia anche negli Usa e i lavoratori vogliono contare di più: ecco cosa sta succedendo

Photo by Štefan Štefančík on Unsplash

Ci siamo più volte occupati di quello che è successo nel mondo del lavoro con la pandemia e il lockdown e oggi con quello che possiamo chiamare, con un termine piuttosto improprio che attende di essere sostituito con qualcosa di più cogente, ritorno alla normalità.

Come succede spesso, il laboratorio dei processi disruptivi dello status quo del capitalismo avanzato si trova negli Stati Uniti. Lì sta succedendo qualcosa di importante soprattutto sul lato dell’offerta di lavoro. Adesso chi cerca lavoro o lo vuole cambiare intende farlo a certe condizioni che ha ben chiare nella sua testa e che lo rende convinto che siamo entranti in una nuova era nei rapporti industriali.

Molti lavoratori, durante la pandemia, hanno preso consapevolezza della loro importanza e anche della loro indispensabilità. Il che ha oggettivamente spostato la bilancia del mercato del lavoro dalla loro parte.

I lavoratori hanno capito che possono trovare modi migliori per guadagnarsi da vivere: stipendi più alti, orari stabili, flessibilità. In generale si aspettano di più dai loro datori di lavoro e vogliono ottenerlo.

Rifiuto del lavoro?

Negli Stati Uniti, nel 2021 più di 40 milioni di persone hanno lasciato volontariamente il posto di lavoro, molti nel settore del commercio e dell’ospitalità. Si sono subito sono coniati dei termini per descrivere questo fenomeno: la Grande Dimissione, la Grande Rinegoziazione, il Grande Rimescolamento, il Grande Ripensamento.

È successo, però, che le persone non hanno abbandonato il lavoro per dedicarsi al giardinaggio. La necessità di portare a casa uno stipendio non è venuta meno. Anzi. Gli aiuti pubblici durante la pandemia sono cessati già nell’autunno dello scorso anno e nel gennaio del 2002 il tasso di risparmio in America è sceso al minimo degli ultimi dieci anni, il 6,4%.

È successo che in tutto il paese, per i lavoratori si sono presentate delle nuove opportunità tali da rifiutare ciò che un tempo erano stati costretti a tollerare: boss rigidi, occupazioni precarie, scarsa considerazione del loro ruolo, abusi da parte dei clienti. E per far funzionare le aziende, i manager devono d’ora in poi iniziare ad ascoltare le persone che vi lavorano.

La gente ha iniziato a capire che può capitalizzare l’abbondanza di opportunità di lavoro. Soprattutto i lavoratori a basso salario che hanno appeso il grembiule al chiodo e sono andati a bussare alle aziende con il cartello “cerasi personale” appeso alla porta. Anche i colletti bianchi, sostenuti dalla ristrettezza generale del mercato del lavoro, hanno iniziato a presentare ai loro datori di lavoro le condizioni per rimanere.

Ripensare gli spazi di lavoro

Tim Ryan, presidente di PwC Stati Uniti, l’azienda di consulenza aziendale più grande del mondo, ha dichiarato al New York Times che, in questa nuova situazione post-pandemica, sono i dipendenti ad avere il potere. L’azienda sta considerando di far lavorare l’intera forza lavoro da remoto, un cambiamento che si stima possa costare a PwC 2,4 miliardi di dollari di investimento.

Per riportare i dipendenti negli uffici le aziende devono pensare a rivedere profondamente non solo l’approccio alle risorse umane, ma mettere mano agli spazi stessi dove si svolge il lavoro.

Emma Goldberg del New York Times ha pubblicato una nota della Disney nella quale l’azienda di Topolino, riconoscendo questa necessità, sta approntando un piano per agevolare in rientro dei dipendenti in ufficio sviluppando due progetti pilota: il lavoro ibrido e il rinnovo degli spazi comuni dove svolgerlo.

Che tipo di lavoro?

I dati del Bureau of Labor Statistics mostrano che molti di coloro che hanno abbandonato il posto lo scorso anno sono in realtà persone che stanno cambiando occupazione.

Chi fa questo passo si rivolge ai settori del tempo libero, dell’ospitalità e del commercio. Nel settore del tempo libero e dell’ospitalità, il tasso di abbandono dei lavoratori è salito al 6% dal 4% dell’inizio della pandemia; nel commercio al dettaglio è balzato al 5% dal 3,5%.

Tra i colletti bianchi le dimissioni sono state meno numerose. Il tasso di dimissione nel settore finanziario, ad esempio, è diminuito all’inizio della pandemia ed è ora inferiore al 2%, mentre nel settore dei media e della tecnologia è rimasto pressoché costante, anch’esso al di sotto del 2%.

Con il cambio di occupazione si ha generalmente un aumento della retribuzione. Nell’ultimo anno in America i salari sono cresciuti del 10% nel settore del tempo libero e dell’ospitalità e di oltre il 7% nel commercio al dettaglio. I lavoratori hanno accettato anche di aumentare le ore di lavoro, mentre è diminuita la percentuale di persone costrette al part-time.

Lo squilibrio tra il gruppo dei baby boomer che va in pensione e quello più ridotto dei giovani che entrano nel mondo del lavoro ha contribuito a restringere l’offerta di lavoro.

Una svolta

L’atteggiamento generale però è cambiato: i lavoratori chiederanno conto ai datori di lavoro e pretenderanno di più da loro sul piano retributivo, professionale e umano.

La Goldberg riferisce di Ms. Sharon che ha lasciato il lavoro in una pizzeria per occupare una posizione di assistente amministrativa in uno studio legale, lavoro che aveva svolto a tempo determinato durante l’università.

Per molti lavoratori la frustrazione ha fatto posto all’ambizione verso una occupazione migliore con avanzi di carriera, cambi di funzione, orari stabili, congedi per malattia, maternità, piani pensionistici, tutele per la sicurezza, ferie. Un filmato di TikTok andato virale riprendeva un cartello esposto fuori da un McDonald’s che diceva “Nessuno vuole più lavorare” con accanto uno che chiosava “Nessuno vuole più essere sfruttato”.

Perfino alcuni grandi gruppi di Wall Street, conosciuti per le loro ristrette vedute e l’approccio tradizionale al lavoro, hanno riconosciuto che il vecchio modo non poteva reggere più. Solo Goldman Sachs, dove i lavoratori sono richiamati al lavoro cinque giorni alla settimana, continua a sostenere con perseveranza la necessità di lavorare in presenza in ufficio.

La soluzione Ibrida

Molte aziende sono scese nel nebbioso territorio del lavoro ibrido. BlackRock, ad esempio, chiede ai dipendenti di venire in ufficio tre giorni, mentre Citigroup ne chiede almeno due. Wells Fargo e BNY Mellon hanno comunicato ai dipendenti che il loro ritorno in ufficio sarebbe stato graduale e parziale e non avrebbe comportato, in nessun caso, un pendolarismo di cinque giorni alla settimana.

Ed è stato così. Secondo i dati pubblicati questa settimana dalla Partnership for New York City, solo l’8% degli impiegati di Manhattan torna in ufficio cinque giorni alla settimana. Nel resto dell’America il tasso di occupazione degli uffici arriva a malapena al 40%.

Un recente sondaggio condotto su oltre 10.000 uffici ha rilevato che quasi il 20% degli impiegati americani rientra un giorno alla settimana, circa il 10% due giorni alla settimana, solo il 5% tre giorni alla settimana. Una percentuale ancora quattro o cinque giorni e oltre il 50% solo saltuariamente.

Il mercoledì è il giorno più gettonato per andare in ufficio, secondo i dati dell’azienda di sicurezza sul lavoro Kastle.

L’impossibile ritorno in ufficio (R.T.O.)

Il richiamo coatto in ufficio per cinque giorni alla settimana provocherebbe un torrente di dimissioni tali, in alcune situazioni, da paralizzare il business o da provocare reazioni e resistenze fortissime.

Apple, per esempio, che ha richiesto ai suoi dipendenti di tornare in ufficio tre giorni alla settimana, ha ricevuto una lettera aperta da parte dei lavoratori di ferma opposizione al lavoro in presenza.

Tremila dipendenti Apple anno scritto senza tanti mezzi termini e diplomazia:

Steve disse: “Non ha senso assumere persone intelligenti e poi dire loro cosa fare. Assumiamo persone intelligenti che ci dicano cosa fare”. Eccoci qui, siamo le persone intelligenti che avete assunto e vi diciamo cosa fare: levatevi di torno, non c’è una soluzione che vada bene per tutti, lasciateci decidere come lavorare al meglio e lasciateci fare il lavoro migliore della nostra vita.

A quel punto la Apple ha comunicato ai suoi dipendenti che l’azienda avrebbe ridotto l’obbligo di lavorare in ufficio da tre giorni alla settimana a due giorni facoltativi.

La rinascita dei sindacati

Sindacati di nuova costituzione hanno sposato la causa del lavoro a distanza e ne hanno tratto un enorme beneficio in termini di adesioni. Il Nonprofit Professional Employees Union, ad esempio, è passato da 12 organizzazioni e 300 lavoratori nel 2018 a circa 50 organizzazioni e 1.300 lavoratori quest’anno.

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Un’organizzazione associata ha chiuso un accordo in base al quale le aziende avrebbero coperto i costi di viaggio per i lavoratori obbligati al pendolarismo; un’altra ha ottenuto che la direzione accettasse di fornire una giustificazione scritta a qualsiasi dipendente obbligato a tornare in ufficio.

Anche se un lavoro è sempre un lavoro, la sveglia mattutina non provoca più quella sgradevole morsa allo stomaco, ma può lasciare il posto alla consapevolezza che ci sarà più rispetto e riconoscenza sui luoghi di lavoro.

Fonti:

Emma Goldberg, All of Those Quitters? They’re at Work, The New York Times, 13 maggio 2022

Emma Goldberg, The Rules for Hybrid Work Were Always Made Up, The New York Times, 22 maggio 2022

Colby Smith e Caitlin Gilbert, America’s red-hot labour market, The Financial Times, 25 maggio 2022

Categories: Lavoro

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  • Fascinating to see 2022 trends like Great Resignation, hybrid work, & worker power accelerating. 2024 workplace defined by flexibility, collaboration & focus on well-being. Article provides invaluable historical context on transformative shifts reshaping the American job market.