L’inflazione Usa è sotto controllo: s’allontana il rischio di una stretta monetaria troppo severa. La notizia dell’incontro fra Donald Trump e il presidente nord -coreano Kim il 12 giugno a Singapore ha raffreddato le tensioni geopolitiche anche sul fronte dei dazi: l’appoggio della Cina è troppo importante per la riuscita del meeting. La situazione resta ad alto rischio, visti i venti di guerra che soffiano il Medio Oriente (Bank of America vede il petrolio a 100 dollari entro l’anno), ma i mercati finanziari, in vista del week end, preferiscono guardare al bicchiere mezzo pieno. In attesa di un nuovo record: Apple, in rialzo ieri dell’1,5%, è ormai a un passo dai mille miliardi di dollari di capitalizzazione, vetta da cui la dividono meno di 50 miliardi, la metà del buyback stanziato una settimana fa dal board della Mela.
Solo l’Italia, vicina alla formazione del primo governo populista dell’area euro, agita la situazione. I riflettori sono accesi sui Btp, oggi in asta, ma anche sui rendimenti del prossimo Btp Italia, che il Tesoro ha annunciato a mercati chiusi. I segnali di tensione si cominciano a sentire: il decennale è salito ieri a 1,92% di rendimento. Natixis si aspetta in pochi giorni mezzo punto percentuale di rendimento in più. Société Générale segnala che le vendite sulle obbligazioni italiane, con Lega e M5s vicine a trovare l’intesa, continueranno. A nostro vantaggio gioca però il fatto che da oggi dovrebbe tornare a farsi viva sui mercati dei bond la Banca Centrale Europea, che ha ormai in pancia il 15% del nostro del debito.
L’INCONTRO TRUUMP-KIM METTE LE ALI ALL’ASIA
Tutte su le Borse dell’Asia stamattina, nella scia di Wall Street, dove il Dow Jones, con il +0,8% di ieri, è arrivato alla sesta seduta consecutiva di rialzo. Frena il dollaro, a seguito della battuta d’arresto dell’inflazione negli Stati Uniti, un elemento positivo in più per i mercati emergenti.
L’indice Hang Seng del mercato azionario di Hong Kong sale dell’1,3% e la settimana si chiude con un rialzo del 4,3%. Piatto l’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen.
La Borsa del Giappone guadagna l’1%, mentre lo yen si apprezza su dollaro a 109,5 da 109,7 di ieri. Corea del Sud +0,6%. India +0,3%.
In lieve calo il petrolio Brent, a 77,5 dollari, dal +0,3% di ieri.
VANNO A RUBA I T-BOND A 30 ANNI
A gonfie vele i bond Usa. Ieri il dato sull’inflazione (solo lo 0,2% ad aprile) ha spinto all’ingiù il rendimento del Treasury Bill a 10 anni, al 2,96%. La situazione ha favorito il boom di ordini arrivato alla maxi asta di titoli statunitensi a lunghissima scadenza (30 anni): il Tesoro non ha avuto problemi a piazzare 17 miliardi di carta americana, il massimo mai registrato su questa scadenza.
In terreno positivo i mercati Usa: Dow Jones +0,8%, S&P 500 +0,94% ai massimi da marzo. Nasdaq +0,89%.
BCE: GLI STIMOLI SONO ANCORA NECESSARI
La ripresa europea va ancora aiutata con gli stimoli monetari, ha ribadito ieri il bollettino della Bce. Intanto, i dati in arrivo dall’inflazione Usa hanno convinto i mercati che la Fed non dovrà accelerare l’ascesa dei tassi. I segnali positivi delle banche centrali hanno favorito un clima disteso sui mercati europei, con l’eccezione di Milano. I mercati hanno scoperto solo in questi giorni, con un sorprendente ritardo, che l’Italia si avvia a un governo M5S-Lega.
Piazza Affari lascia sul terreno lo 0,96%, chiudendo poco sopra la barriera dei 24 mila punti (24.0339), già bucata al ribasso nel corso della seduta. Ma la Borsa italiana è quella che guadagna di più, il 10% circa, da inizio anno: la politica offre un buon pretesto per i realizzi.
Tutti in terreno positivo gli altri mercati del Vecchio Continente. Meglio di tutti fa Francoforte (+0,62%). Parigi si ferma a +0,2%, Madrid a +0,26%.
Fuori dall’Eurozona, Londra avanza dello 0,57%. La Banca d’Inghilterra ha confermato il costo del denaro sui livelli attuali, spiegando di preferire attendere — prima del prossimo ritocco al rialzo — segnali tangibili di accelerazione del ciclo economico dopo il poco incoraggiante risultato dei primi tre mesi dell’anno. Nel trimestre al 31 marzo scorso il prodotto interno lordo britannico ha registrato un’espansione pari a un modesto 0,1% e anche altri indicatori economici pubblicati finora testimoniano una tendenza al rallentamento.
LO SPREAD SALE ATTORNO A 140
Il secondario italiano ha accusato il colpo della politica: lo spread con la Germania sale attorno a 140 punti, il rendimento del decennale di riferimento torna ai massimi da metà marzo, a 1,943%. Il tasso del trentennale supera quota 3% per la prima volta da marzo.
Il differenziale di rendimento con la Spagna, che meglio individua il rischio Paese legato all’Italia, è montato fino a 64 punti base, dopo aver iniziato la settimana a 50 punti base.
L’ora della verità scatterà stamane con l’offerta del Tesoro di titoli tra 5,25 e 6,75 miliardi di euro nelle aste dei Btp a 3, 7 e 15 anni. Il permanere dell’incertezza sul fronte politico sembra non consentire agli operatori di fare dettagliate previsioni. Dopo i recenti movimenti infatti i titoli hanno rendimenti appetibili, ma non è chiaro se lo siano abbastanza da attrarre una buona domanda a fronte dell’ipotesi sempre più concreta di un governo M5s-Lega.
Ma confortano i buoni segnali arrivati ieri dall’asta Bot.
APPLAUSI PER UNICREDIT DOPO I CONTI MIGLIORI DAL 2007
La tensione politica si è fatta sentire anche sul listino azionario. Ma in alcuni casi le trimestrali annunciate hanno fatto da scudo all’incertezza.
È il caso di Unicredit (+1,84%) che chiude in decisa controtendenza rispetto al resto delle banche italiane (indice Ftse -0,1%) grazie ai buoni risultati. L’istituto ha archiviato il miglior primo trimestre dal 2007, battendo le attese del consenso e conferma tutti i target del piano Transform al 2019. L’utile netto si è attestato a 1,1 miliardi di euro contro i 766 milioni indicati dal consensus raccolto dalla banca stessa tramite 25 analisti. Salgono le commissioni +3% anno su anno a 1,75 miliardi. Confermati i target sui ricavi 2018 (20,1 miliardi). Costi -5,2%. Costo del rischio molto basso a 45 punti base, sotto le indicazioni del piano (55 punti base). Gli indicatori patrimoniali mostrano solidità: Common Equity Tier 1 a regime pari a 13,1%, poco sopra le stime. “Un buon insieme di risultati con segni visibili del successo della ristrutturazione in corso”, ha scritto Anna Maria Benassi, analista di Kepler Cheuvreux nel report di ieri.
Il mercato ha invece bocciato Banco Bpm (-4,15%) dopo i risultati del primo trimestre inferiori alle stime, a causa principalmente del calo delle commissioni (-8% a 477 milioni) e del costo del rischio che rimane elevato (98 punti). La banca ha detto che 5 miliardi di euro di crediti in sofferenza dovrebbero uscire a breve dal bilancio: ci sono almeno 10 soggetti interessati a prenderli.
POSTE, UTILI SOPRA E ATTESE PER 100 MILIONI
Nel risparmio gestito, Poste Italiane chiude a +0,12% dopo aver segnato in mattinata il record storico. Gli analisti hanno sottolineato in particolare la spinta derivante dal segmento corrispondenza, pacchi e distribuzione, e dal calo dei costi (-5,4% a 2,18 miliardi). L’utile operativo (703 milioni) supera le previsioni di quasi 100 milioni.
Soffre invece Azimut (-2,2%). L’utile netto del trimestre ha subito una contrazione del 64%, a 26,4 milioni di euro. Banca Mediolanum (-1%) ha annunciato utili in diminuzione del 30%. FinecoBank -2%.
BRUSCO STOP PER A2A, IN ROSSO ANCHE ENEL
Enel ha perduto il 3,3% dopo la presentazione dei dati del trimestre, chiuso con un utile ordinario di 1,04 miliardi di euro, in rialzo del 10% su anno e meglio delle attese, ma solo perché le tasse sono state basse. A livello operativo, è andata meglio la Spagna dell’Italia. Ebitda ordinario a 4,037 miliardi di euro, +4% anno su anno, in linea con le previsioni. Confermati i target del 2018.
Terna (-2%) ha registrato nel primo trimestre 2018 un incremento di quasi il 2% dell’Ebitda a 410 milioni di euro, meglio delle previsioni, grazie soprattutto al contributo delle attività non regolamentate.
A2A -4% dopo la pubblicazione dei dati del trimestre. Ebitda pari a 408 milioni di euro, 10 milioni di euro sopra le aspettative. Debito a 3,17 miliardi, in linea con le stime. Confermate le linee guida del piano industriale.
Brusco scivolone di Tim (-3,8%) nel giorno dell’accordo con Mediaset (-0,52%) che permetterà ai clienti TimVision di vedere tutti i canali in chiaro del Biscione e di e accedere agli ultimi sette giorni della sua programmazione.
SOFFRE TOD’S, SORRIDE SAFILO
Nel lusso Tod’s lascia sul terreno il 5,1% dopo che i dati sulle vendite del primo trimestre si sono rivelati in linea con le deboli attese, senza offrire spunti positivi. SocGen ha ribadito la raccomandazione Sell con target price a 52 euro.
Al contrario ha sorpreso in positivo Safilo, balzata del 7,76% a seguito dei risultati migliori delle attese, soprattutto a livello di ricavi. L’attenzione dei broker si è concentrata sulla presentazione di nuovi obiettivi di medio termine. Sono in corso negoziati con le banche, in vista del rifinanziamento di un debito da 150 milioni di euro che scade in luglio.
Tra gli industriali, bene Prysmian (+2,2%). Il gruppo che nascerà dall’integrazione con General Cable avrà un indebitamento finanziario netto compreso tra 2 e 2,1 miliardi di euro. Leonardo (-3,5%) ha ceduto i guadagni della vigilia.
BRILLANO LE STELLE DATALOGIC ED INTERPUMP
Nel segmento Star svetta Datalogic (+9,31%), anche a seguito della promozione da “hold” a “buy” di Kepler Cheuvreux, con prezzo obiettivo da 32 a 33 euro.
Interpump (+2,73%) ha chiuso il sesto trimestre consecutivo di crescita: la società ha registrato vendite nette nel primo trimestre pari a 312,3 milioni di euro, +14,5% su anno e oltre le attese del consenso, come l’ebitda (+10,7%) e l’utile netto (+58,5%), nonostante l’effetto cambi negativo
Dopo il rally della vigilia, Astaldi ha perduto il 4,97%. Oggi si terrà il Cda dedicato alle proposte di ingresso di nuovi soci.