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Il Governo indica Fitto come rappresentante italiano nella Commissione Ue ma sulla Manovra di bilancio siamo nella nebbia

Giorgia Meloni, tornata a Palazzo Chigi, ha confermato la candidatura di Raffaele Fitto a Commissario europeo. Intanto il governo, a caccia di risorse per la Manovra, fa i conti con una coperta corta e un nuovo Piano Strutturale di Bilancio

Il Governo indica Fitto come rappresentante italiano nella Commissione Ue ma sulla Manovra di bilancio siamo nella nebbia

Giorgia Meloni è tornata a Palazzo Chigi dopo le vacanze. Dopo aver tenuto un vertice di centrodestra con Salvini, Tajani e Lupi, e prima del Consiglio dei ministri la premier ha annunciato la candidatura di Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei e responsabile per il Pnrr in Italia, a Commissario europeo. Meloni ha descritto la nomina – ampiamente prevista – come una scelta “dolorosa ma necessaria”, sottolineando l’esperienza e i risultati di Fitto nel governo italiano.

Meloni ha ribadito l’impegno del governo a proseguire con il programma, affrontando le sfide di autonomia, giustizia e premierato. Ha anche lanciato qualche frecciatina all’opposizione, promettendo il massimo sostegno per le imprese e le famiglie, e ha confermato che l’assegno unico non sarà abolito dopo le polemiche degli ultimi giorni. Anche l’immigrazione è stato uno dei temi affrontati e la premier ha rivendicato “un cambio di passo”.

Tuttavia, nonostante le dichiarazioni di unità tra Meloni, Salvini e Tajani, è emerso un disaccordo sulla politica estera. La nota ufficiale di Palazzo Chigi parlava di una posizione condivisa su Medio Oriente e Ucraina, ma la versione diffusa dalla Lega, poi ritirata, aggiungeva un caveat: “Sì a Kiev, ma no agli interventi militari fuori dall’Ucraina.”

Questo disguido mette in luce le tensioni interne al governo. Enrico Borghi di Italia Viva ha sottolineato che le divergenze non sono solo di forma ma di sostanza: “È come stare con Orban o con l’Unione Europea. Se non lo capite, è un problema. Se lo capite e fate finta di nulla, è ancora peggio.”

Manovra senza coperture: il governo in cerca di 25 miliardi, ma i conti non tornano

Il governo si avvicina alla Manovra con idee poco chiare e le casse praticamente vuote. Le risorse disponibili sono talmente limitate che potrebbero non bastare neanche per rifinanziare le misure del 2024. Solo il rinnovo del taglio del cuneo fiscale per 14 milioni di lavoratori richiede 11 miliardi di euro, mentre l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef per il ceto medio ne richiede altri 4. A ciò si aggiunge il sostegno alle Zone Economiche Speciali (Zes), che pesa per 1,9 miliardi di euro, e le missioni internazionali, che richiedono almeno 1 miliardo di euro. In totale, occorrono almeno 25 miliardi di euro solo per confermare le principali misure introdotte lo scorso anno. Al momento tutto tace sul capitolo previdenza. Per tranquillizzare Bruxelles, si farà ancora cassa sulle pensioni?

Intanto, il governo ha già raschiato il fondo del barile: sono stati tagliati il Fondo Sociale di Coesione, i fondi per le opere indifferibili, per le infrastrutture e per il Piano nazionale complementare al Pnrr, oltre a sforbiciate su Salute, Università, Ricerca e ricostruzioni post-terremoto.

Quest’anno, inoltre, c’è una novità: la Manovra sarà definita nel nuovo “Piano Strutturale di Bilancio“, un documento che dovrà mettere a posto i conti secondo le nuove regole Ue, con un aggiustamento di circa 10 miliardi l’anno. Questo piano, previsto per metà mese, sarà presentato al Parlamento e poi inviato a Bruxelles entro il 20 settembre. Con questo cambiamento, scompare la Nadef, e gli indicatori Ue guideranno il percorso dell’Italia per i prossimi sette anni, con aggiornamenti annuali.

Insomma, la coperta è talmente corta che anche l’attenzione alla famiglia – uno dei punti forti della propaganda governativa – rischia di restare scoperta. L’Italia ha bisogno di un cambiamento radicale: idee fresche, una visione strategica e un governo pronto a fare scelte coraggiose, come mettere a gara le concessioni balneari, piuttosto che rimanere bloccato in un eterno giro di tagli insignificanti e misure di corto respiro.

La nomina di Fitto come Commissario europeo

Il rapporto tra Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen è particolarmente teso, in gran parte a causa del voto contrario di Fratelli d’Italia alla rielezione della presidente della Commissione europea per il suo secondo mandato. La situazione è aggravata dal fatto che l’Italia è l’unico grande paese che non aveva ancora fornito una designazione ufficiale. Questa mancanza di tempestività è vista come un tentativo di negoziare un incarico di maggiore prestigio, come una vicepresidenza.

Fitto si prepara ora ad affrontare il rigoroso processo di approvazione da parte degli europarlamentari, un passaggio cruciale per la sua conferma che potrebbe rappresentare un ostacolo significativo. L’ex compagno di strada Rocco Buttiglione lo sa bene, avendo visto il suo sogno europeo svanire tra le domande a raffica dei parlamentari.

Per prepararsi all’esame di ottobre, Fitto ha intrapreso un’intensa preparazione in inglese, mirando a superare le sfide linguistiche e a rispondere alle domande dei parlamentari europei.

Meloni “scopre” le falle della legge Bossi-Fini

Oggi, durante il Cdm, Giorgia Meloni ha difeso a spada tratta il suo esposto di giugno al Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Melillo, un’iniziativa che molti avevano criticato come inefficace dato che questa figura non ha competenze investigative specifiche per questioni di immigrazione. Infatti, il Procuratore Nazionale Antimafia si occupa principalmente di reati di mafia e criminalità organizzata, non di questioni amministrative come i flussi migratori. Sempre sul fronte dell’immigrazione, la premier ha ricordato che nelle prossime settimane saranno pienamente operativi anche i centri previsti dal protocollo d’intesa con l’Albania.

Meloni ha anche annunciato modifiche alla legge Bossi-Fini – modificata e rattoppata nel corso degli anni – per correggere le “storture” del sistema, accusato di facilitare l’uso fraudolento dei flussi regolari per l’immigrazione irregolare. Questa mossa sorprende per la sua tardività: dopo aver difeso a spada tratta una legge che per vent’anni è stata un totem del centrodestra, il governo sembra ora pronto a riconoscerne le lacune e il ruolo nel perpetuare sfruttamento e irregolarità.

Altri temi affrontati in Cdm

Durante il Cdm, sono stati discussi e approvati diversi temi. La protezione civile ha ricevuto un bel colpo di coda con uno stanziamento di oltre 178 milioni di euro per completare gli interventi di emergenza dopo gli eventi meteorologici eccezionali che hanno messo a dura prova diverse aree italiane. In particolare, sono stati destinati 10,9 milioni di euro per risolvere i danni di maggio e giugno 2023 nelle province di Teramo, Pescara e Chieti, e altri 23,4 milioni per i disastri del luglio scorso nelle province dell’Emilia-Romagna.

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