Il governo Letta fa quadrato intorno ad Annamaria Cancellieri e si opporrà alla mozione di sfiducia che il Movimento 5 Stelle presenterà oggi in Senato.
“Vorrei evitare rotture traumatiche, se possibile – ha detto il Premier –. La squadra di governo funziona, è unita. Le polemiche sono tutte esterne. Non è tema di ora”. Anche perché il caso Cancellieri potrebbe essere la prima tessera di un effetto domino verso la crisi di Governo, dal momento che nelle prossime settimane l’Esecutivo deve affrontare altri due dossier a rischio: l’approvazione della legge di Stabilità in Parlamento e la votazione in Senato sulla decadenza di Silvio Berlusconi.
Sulla stessa linea di Letta anche il segretario Pd, Guglielmo Epifani: “Il Pd non sfiducerà la Cancellieri”. Nel Partito Democratico, tuttavia, si registrano tensioni: dopo la diffusione dell’imbarazzante telefonata in cui il ministro della Giustizia si mette a disposizione della famiglia Ligresti, in molti chiedono le sue dimissioni (i renziani come Pippo Civati) e alcuni parlano addirittura di rimpasto.
Ben più compatta la posizione garantista del Pdl, ma con una significativa precisazione: il ministro della Giustizia “non deve dimettersi, però sono inaccettabili due pesi e due misure, va fatto un parallelo con la telefonata di Berlusconi per Ruby”.
Intanto, è attesa per domani l’informativa urgente alle Camere in cui Cancellieri dovrà rendere conto della propria posizione e discolparsi dall’accusa di aver abusato della propria carica. “Non mi dimetto neanche per sogno – ha detto il ministro in un’intervista a La Repubblica –. Giulia Ligresti poteva morire, quella telefonata era solo solidarietà umana. Sono intervenuta in un centinaio di casi negli ultimi tre mesi”.
Quanto al parallelismo suggerito dal Pdl con la telefonata di Silvio Berlusconi per Ruby, “c’è una bella differenza, io sono il responsabile diretto della vita dei carcerati, mi sono mossa per il rischio di un suicidio. Quella di Berlusconi era un’altra cosa”.