Il Governo ha abolito per decreto il finanziamento pubblico ai partiti. O meglio, i “rimborsi elettorali”, formula con la quale nel 1994 erano stati camuffati i finanziamenti dopo l’abrogazione sancita via referendum nel 1993.
“E una è andata: abolito finanziamento pubblico dei partiti! Ora avanti con la riduzione del numero dei parlamentari #eccoifatti”, ha scritto su Twitter il ministro per le Riforme, Gaetano Quagialirello, subito dopo l’inizio del Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi.
In precedenza, la misura era stata annunciata con un altro cinguettio da Enrico Letta: “Avevo promesso ad aprile l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti entro l’anno – aveva scritto il Premier –. L’ho confermato mercoledì. Ora in Cdm manteniamo la promessa”.
“In Consiglio dei Ministri abbiamo appena abolito il finanziamento pubblico ai partiti. Per decreto. Impegno mantenuto”, ha confermato il vicepremier Angelino Alfano, leader del Nuovo Centrodestra.
Con ogni probabilità, il decreto recepirà il disegno di legge già approvato dal Cdm ma fermo da tempo in Parlamento. Le Aule di Montecitorio e Palazzo Madama saranno quindi chiamate a convertire entro 60 giorni il provvedimento, che in caso di bocciatura o di mancata votazione non avrà più alcuna efficacia. Secondo l’ultima versione del Ddl, chi donerà soldi ai partiti godrà di detrazioni al 37% tra i 30 euro e i 20 mila euro, al 26% tra i 20 mila e i 70 mila euro.
Alla girandola dei tweet si è aggiunto anche Beppe Grillo: “Basta con le chiacchere, Enrico Letta. Restituisci ora 45 milioni di euro di rimborsi elettorali del Pd a iniziare da quelli di luglio. Basta una firma”, ha scritto il leader del Movimento 5 Stelle.
Il decreto di oggi incontra invece l’aperta opposizione del senatore di Forza Italia Altero Matteoli: “Il governo Letta la presenta come una conquista, io penso invece che l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti sia un grave errore che inciderà profondamente ed in negativo sulla qualità della nostra democrazia – ha detto -. Per essere efficace ed al servizio dei cittadini, la politica deve essere organizzata e i partiti sono indispensabili fermo restando un serio controllo sulle loro spese. Con questo provvedimento sbagliato, si obbligano i partiti a cercare i finanziatori che poi li condizioneranno nelle scelte. Siamo di fronte ad un errore drammatico. Auspico che il Parlamento rifletta prima di dare il via libera a questo decreto”.