“L’Italia e l’Europa sono intrecciate non solo dal punto di vista commerciale e finanziario, ma anche sociale e normativo. Per capire l’economia italiana dobbiamo quindi partire da quella europea”, afferma il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta parlando al meeting di Rimini, incentrato quest’anno sulla “ricerca dell’essenziale”. Essenziale come l’integrazione europea, appunto, essenziale come le riforme di cui l’Unione ha bisogno per affrontare le sfide epocali che ha di fronte. Ma ad averne una forte necessità è anche l’Italia che deve aggredire il debito pubblico e puntare su una maggiore crescita.
Dal palco di Rimini Panetta parla di integrazione e commercio, di demografia e mercato del lavoro, di produttività e tecnologia, di immigrazione e investimenti. Manca però un accenno al Mes e alla sua mancata ratifica da parte del Governo Meloni che sta rendendo sempre più difficile la posizione italiana in Europa.
Panetta: “L’integrazione europea porta benefici ai cittadini”
Il discorso di Panetta parte dal passato, dal significato del progetto europeo – avviato ormai ottant’anni fa allo scopo di creare “interessi e intenti comuni tra paesi” per “generare benessere e prosperità” e perseguire “il fine ultimo di garantire la pace” – e passa in rassegna i progressi ottenuti fino ad oggi, ma anche gli errori compiuti, come la risposta alla crisi dei debiti sovrani nel 2010-12.
“Nel tempo l’integrazione europea ha portato importanti benefici ai cittadini – dice il governatore – L’abolizione delle tariffe doganali interne ha favorito la specializzazione produttiva e le economie di scala, stimolando l’efficienza e la concorrenza e accrescendo l’occupazione e il benessere”. “Si stima che in assenza del mercato unico il reddito pro capite in Europa oggi sarebbe inferiore di un quinto”, aggiunge.
“Le autorità europee hanno il difficile compito di garantire prosperità ai cittadini in un mondo meno stabile e meno aperto”, sostiene il numero uno di via Nazionale, che cita poi Jacque Delors figura di spicco dell’europeismo: “occorre affiancare al pompiere che spegne gli incendi un architetto che progetti i palazzi, per costruire un’Europa forte e unita”.
Secondo Panetta, “un banco di prova sarà confermare i progetti di spesa comuni e avanzare verso un’unione più completa e integrata sul piano finanziario e fiscale. Inoltre, è indispensabile rilanciare l’economia europea riequilibrando la dipendenza dalla domanda estera, rafforzando il mercato unico e la competitività, progredendo sui fronti tecnologico, energetico e della sicurezza esterna”.
Lavoro, produttività, tecnologia
“Nei prossimi decenni si ridurrà il numero di cittadini europei in età da lavoro e aumenteranno gli anziani, con effetti negativi su sistemi pensionistici, sistema sanitario, propensione a intraprendere e innovare, sostenibilità dei debiti pubblici”, spiega Panetta, sostenendo la necessità di rafforzare il “capitale umano” e accrescere “l’occupazione di giovani e donne”. “L’ingresso di immigrati regolari andrà gestito in maniera coordinata all’interno dell’Unione, bilanciando le esigenze produttive con gli equilibri sociali e rafforzando l’integrazione”, continua.
Passando poi all’industria, il quadro è a tinte fosche: “Negli ultimi due decenni l’Ue ha accumulato un ritardo di 20 punti percentuali in termini di produttività rispetto agli Usa. L’industria europea è intrappolata in settori a tecnologia intermedia e poco presente in quelli alla frontiera, nonostante l’eccellenza della ricerca”.
Emblematico il caso dell’intelligenza artificiale. “Tra il 2013 e il 2023, gli investimenti privati sono stati 20 miliardi di dollari in Europa, 330 negli USA e 100 in Cina”.
“Per assicurare sviluppo e redditi elevati è necessario un incremento della produttività”, afferma a chiare lettere Panetta, sottolineando che “l’Europa non può limitarsi a essere un semplice utilizzatore della tecnologia ma deve ambire a un ruolo attivo. I benefici oltrepassano la dimensione produttiva e riguardano i diritti essenziali dei cittadini come la tutela dei dati personali e il pluralismo dell’informazione.
“Una presenza significativa dell’Europa in questo settore – oggi dominato da pochi giganti tecnologici globali – accrescerebbe la concorrenza e determinerebbe benefici che oltrepassano la dimensione produttiva e riguardano i diritti essenziali dei cittadini, quali la tutela dei dati personali e il pluralismo nel settore dell’informazione. Rafforzare l’Europa – e con essa l’Italia – non è solo una necessità economica, ma anche il modo per affermare la nostra sovranità strategica e i nostri valori fondamentali”, dice il governatore.
Panetta: “Fondamentali riforme profonde e investimenti ingenti”
“Per superare le sue debolezze e tenere il passo con il progresso a livello mondiale, l’Unione europea dovrà avviare riforme profonde ed effettuare investimenti ingenti nei prossimi anni,” dichiara Panetta, citando tra le riforme necessarie “l’importanza di creare una capacità fiscale comune, senza la quale l’attuale governance europea – caratterizzata da una politica monetaria unica e da politiche di bilancio frammentate a livello nazionale – rimane squilibrata”.
Occorre inoltre puntare sulla “competitività dell’economia europea”, allargare il mercato unico ai “settori oggi esclusi, come le telecomunicazioni e l’energia, al fine di stimolare concorrenza ed efficienza”. Fondamentali “la realizzazione di un ambiente normativo favorevole all’attività imprenditoriale, che possa attrarre investimenti privati e incentivare l’innovazione; il potenziamento dei legami tra il mondo accademico e il sistema produttivo, al fine di trasformare i risultati della ricerca in prodotti e servizi competitivi sul mercato globale. Anche sul fronte dei mercati finanziari, nel quale l’integrazione è molto avanzata, da anni mancano progressi significativi verso il completamento dell’Unione bancaria e la realizzazione di un mercato unico dei capitali”, ha elencato il numero uno di Bankitalia.
“Investimenti ingenti andranno concentrati sui settori chiave: la transizione ambientale e digitale e i comparti strategici come alimentare, energia, sanità, difesa. Saranno efficaci se realizzati a livello europeo, con fondi sia pubblici sia privati. Sono beni pubblici sovranazionali che richiedono un approccio coordinato e hanno benefici in termini di economie di scala”, aggiunge.
Infine un accenno al nostro Paese: “Per l’Italia il problema cruciale rimane la riduzione del debito pubblico. Il nostro paese è l’unico dell’area euro con una spesa pubblica per interessi pressoché equivalente a quella per l’istruzione: l’alto debito grava sul futuro delle giovani generazioni limitando le loro opportunità”.
“La strada maestra passa per una gestione prudente dei conti pubblici, affiancata da un deciso incremento della produttività e della crescita” conclude.