Azzoppati, in carrozzella, incerottati: questo è lo scenario dominante del Giro che è rimpatriato a Verona dalla tre giorni danese. La Gazzetta ringrazia e rende omaggio alla gente di Herning e di Horsens che in massa è accorsa a vedere la corsa rosa sulle piatte strade dello Jutland sbattute dal vento. Ma c’è da credere che se al momento della presentazione del Giro si fosse saputo della squalifica di Alberto Contador, con l’annullamento della sua vittoria al Giro 2011, gli organizzatori avrebbero scelto altri punti di partenza. Anche perché sarebbe scemato di molto l’interesse della Saxo Bank, la maggiore banca danese, a volere il Giro in casa, nello Jutland, per festeggiare Contador e i trionfi nel ciclismo del suo omonimo team guidato da Bjarne Riis, che fino alla squalifica dell’asso spagnolo non aveva rivali al mondo.
Cancellata la festa della Saxo Bank, in Danimarca dovevano far festa i velocisti, in due frazioni piatte dove su un cavalcavia o poco più si è inventato un gran premio della montagna di quarta categoria per assegnare (a un italiano di nome Balloni) la maglia (da quest’anno) azzurra come miglior scalatore. Festival degli sprinter si è detto, ma a che rischio visto che in tutte e due le tappe si è sfiorato il dramma con spaventose carambole negli ultimi metri di corsa. Strade strette e curve a gomito poste in vista del traguardo in frazioni che si sa in partenza finiranno con la volatona di tutto il gruppo (ben 198 corridori) sono un’insidia pericolosa per l’incolumità di tutti come scendere a manetta dal Gavia. Ne hanno fatto le spese Mark Cavendish, furioso con la scarto piratesco di Ferrari, e la maglia rosa Taylor Phinney.
Entrambi malconci, il primo alla spalla, il secondo al piede, hanno comunque intenzione di proseguire. Il giorno di riposo serve per ricomporre fisico e animo. Anche se per Phinney, giunto in carrozzella all’ospedale di Verona, vi è stato il fuori programma di una lunga attesa, al pari degli altri comuni mortali, al pronto soccorso per gli accertamenti del danno. Tanto che a un certo punto il suo entourage, spazientito, decideva di accompagnare la più giovane maglia rosa del Giro all’ospedale di Soave per fare le radiografie. Esami che hanno per fortuna confermato la prima diagnosi: nessuna frattura.
Indenni dai grovigli danesi sono sbarcati a Verona tutti i candidati alla vittoria finale, da Ivan Basso a Michele Scarponi, da Damiano Cunego a Joaquin Rodriguez e Roman Kreuziger. Tutti raccolti in un fazzoletto di secondi, si preparano a darsi battaglia fin da domani nella crono a squadre di Verona di 33,2 chilometri: un percorso su cui si prevedono medie a oltre 50 km. L’australiana GreenEdge di Mattew Goss, la Bmc di Phinney e Hushvod e la Garmin di Rasmussen e Tyler Farrar sembrano essere le tre équipe favorite. Per le prime salite c’è da attendere la tappa di venerdì, da Urbino a Porto Sant’Elpidio che porterà i girini sugli Appennini.