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Il Giappone riverserà in mare l’acqua radioattiva di Fukushima. Ecco come e perché

Wikimedia Commons Di IAEA Imagebank - https://www.flickr.com/photos/iaea_imagebank/8657963646/, CC BY-SA 2.0

Il Governo giapponese andrà avanti per la sua strada e, nonostante l’opposizione dei paesi vicini – Cina in primis – e dell’industria locale, a partire da giovedì 24 agosto riverserà in mare le acque radioattive contenute nella cisterne dello stabilimento nucleare di Fukushima, devastato dallo tsunami del marzo 2011.

Il disastro di Fukushima

Insieme a quello di Chernobyl, quello di Fukushima viene ricordato come uno dei più gravi disastri nucleari della storia mondiale. Avvenne l’11 marzo del 2011, quando una scossa di terremoto di magnitudo 9 provocò uno tsunami con onde alte fino a 15 metri.

Lo tsunami arrivò fino alla centrale nucleare di Fukushima, danneggiando i generatori di emergenza che alimentavano i sistemi di raffreddamento di tre dei quattro reattori presenti nella centrale. I noccioli si sciolsero e la struttura fu parzialmente distrutta da diverse esplosioni. 

Gli esperti decisero dunque di raffreddare le barre di combustibile nucleare utilizzando dell’acqua che da allora è rimasta nelle cisterne dello stabilimento. 

Giappone: dal 24 agosto l’acqua sarà riversata in mare

Già lo scorso mese, i quasi 1.000 serbatoi presenti sul sito erano al 98% della loro capacità, ha spiegato la Tokyo Electric Power (Tepco), l’operatore dell’impianto. Dopo aver ispezionato a centrale in fase di smantellamento, e aver incontrato le associazioni locali dei pescatori, il Premier giapponese Kishida ha annunciato che da giovedì cominceranno le procedure che vedranno il riversamento nell’oceano dell’acqua radioattiva contenuta nella cisterne. Secondo quanto spiegato dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) L’acqua è stata trattata con un sistema di filtraggio capace di eliminare quasi tutti gli elementi radioattivi, tranne il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno. Prima del riversamento, le autorità giapponesi procederanno però alla diluizione dell’acqua per portare il trizio sotto gli standard normativi.

Il parere positivo dell’Aiea e le polemiche di Cina e Hong Kong

Lo scorso luglio l’Aiea ha stabilito che il piano dell’esecutivo giapponese è in linea con gli standard globali di sicurezza e ha un “impatto radiologico trascurabile su persone e ambiente”. L’agenzia ha inoltre specificato che manterrà una presenza presso la centrale durante la revisione, e pubblicherà dati che saranno condivisi con la comunità globale, compreso il monitoraggio delle rilevazioni in tempo reale. Lo stesso premier nipponico ha dichiarato che il Giappone continuerà a comunicare il piano ai residenti e alla comunità. Ma sono in molti a non fidarsi, a partire dalla Cina che ha vietato alcune importazioni alimentari da 10 prefetture giapponesi e introdotto test di radiazioni a tappeto sui prodotti ittici provenienti dal Paese vicino, inasprendo ulteriormente le tensioni diplomatiche con Tokyo. 

In parallelo, il governatore di Hong Kong, John Lee, ha ordinato al suo governo di applicare “immediatamente” tagli all’import di alcuni prodotti alimentari giapponesi.  

Storce il naso anche la Corea del Sud, dove le importazioni di prodotti ittici dalle acque vicino a Fukushima sono ancora vietate. Il governo sudcoreano ha però scelto di non infierire: «non vediamo un problemi tecnici o scientifici riguardo al riversamento delle acque trattate ma questo non vuol dire che siamo d’accordo con il piano».

Dura anche la reazione dei sindacati dei pescatori. “La sicurezza scientifica e il senso di sicurezza sono due cose differenti. Anche se il piano è sicuro, il danno reputazionale si verifica lo stesso”, ha affermato Masanobu Sakamoto, capo della Federazione nazionale delle cooperative di pescatori giapponese. 

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