Condividi

Il genio di Adriano Olivetti va in mostra a Berlino

Dal 24 agosto una mostra ricorda l’industriale italiano più visionario della storia. A suo modo anche un green manager con lo spirito di comunità.

Il genio di Adriano Olivetti va in mostra a Berlino

Sarà inaugurata il 24 agosto al CLB Galleria d’arte di Berlino la mostra “L’Universo Olivetti. Comunità come utopia concreta”. Preparata dal Ministero degli Esteri italiano in collaborazione con il MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo e la Fondazione Adriano Olivetti, la mostra si annuncia come grande evento della ripresa autunnale. Resterà aperta fino al 25 settembre ed è un omaggio – anche di più- ad un grande industriale e mecenate italiano. L’uomo – dotato di straordinarie risorse, ingegnere al Politecnico di Torino- che per primo in Italia seppe esprimere e realizzare un’idea di lavoro, società, ambiente. Tutto insieme.

Il concetto di comunità, legato alla sua storia, sconosciuto alla grande industria del nostro Paese, ebbe a crescere grazie ad una visione organica tra luoghi, profitto, innovazione, democrazia, socialità. Fosse ancora in vita oggi Adriano Olivetti ( 1901-1960) assisterebbe ad una lenta, ma tormentata realizzazione di alcuni suoi principi. Ad Ivrea, quartier generale, seppe circondarsi di intellettuali e studiosi capaci di infondere nel nascente capitalismo post bellico una spinta civile, progressista, guardata, pero’ , con sospetto dagli altri capitani di industria. Dall’una e dall’altra parte si gestivano uomini, capitali, brevetti, ma Olivetti si confrontava con intellettuali del calibro di Franco Fortini, Geno Pampaloni, Paolo Volponi, Ottiero Ottieri. Nomi che ai giovani forse dicono poco, ma che negli anni del dopoguerra rappresentavano la punta avanzata della scrittura e della ricerca dentro e fuori dalle fabbriche. Negli anni ’80 e ’90 le loro opere ci hanno spinto ad esplorare i sentieri dell’emancipazione declinata con conoscenza e sacrifici. Quando il patron delle macchine per ufficio non c’era più e gli americani vendevano i primi personal computer.

Da una cittadina lontana dai centri del potere politico democristiano, dalla finanza galoppante ed assistita, era stata immaginata un ‘Europa unita e concretamente politica. Olivetti seguiva il progetto di Altiero Spinelli senza per questo spiantarsi dalla Regione nota per aver avuto la capitale del Regno d’Italia, i Savoia, per aver conquistato gli italiani con il mito dell’automobile e di una nuova mobilità. L’orizzonte territoriale della fabbrica, del suoi dipendenti, della pace sociale, di una ricchezza distribuita senza danneggiare uomini e cose, alla fine è stato il lascito più grande di Olivetti. Berlino lo presenterà senza veli. Attualizzandone la statura definiremmo Olivetti anche un green manager, precursore di un’economia circolare innovativa che crea senza distruggere. Non è forse tale un uomo che pensa a produrre ma anche a proteggere i “produttori”? La dicotomia marxista sfruttati e sfruttatori superata dal vincolo di comunità. E non solo perché alle suggestioni urbanistiche, ambientali,umane l’ingegnere associo’ le macchine per scrivere, gli incontri culturali, la passione civile, ma perché era attento e curioso. Tutto cio’ che sarà esposto ha accompagnato la sua esistenza, spesso ignorata dalla cultura industriale. Personaggio talmente originale, insomma, da essere spiato dalla Cia : persona risoluta anche quando entro’ in Parlamento come deputato.

La Mostra tedesca è divisa in quattro sezioni (Città e Politica, Fabbrica, Cultura e Immagine, Società). Una galleria di grafiche, documenti, riproduzioni e rivisitazioni fotografiche che stimola riflessioni e attualità su una figura univa del panorama socio-politico italiano. Qualche riconoscimento postumo non è mancato. Al punto che l’Unesco ha inserito Ivrea nella lista del Patrimonio mondiale come modello integrato unico di città-famiglia-territorio. Si, ma tra gli anni Trenta e Sessanta del Novecento. Tutto è sapientemente rappresentato al CLB: il progetto industriale, l’attenzione al territorio, il welfare, la responsabilità sociale e la pianificazione urbanistica. Un’esposizione autentica che ci ricorda come certi uomini sopravvivono cosi’ bene al loro tempo che sono di una sorprendente modernità.

Commenta