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Il futuro del Governo e la variabile referendum: alleanza Pdl-Lega in crisi se si vota sul Porcellum

Se i promotori della consultazione anti-Porcellum raccoglieranno 500mila firme entro il mese e la Consulta riconoscerà legittimo il referendum, la scena politica ne sarebbe terremotata: pur di evitare il voto la Lega potrebbe mettere in crisi il Governo e spianare la strada alle elezioni anticipate – I dubbi di Pannella, Rodotà e Violante

Coloro che organizzano la raccolta delle firme sui due referendum per abolire l’attuale sistema elettorale (il cosiddetto Porcellum che non consente agli elettori di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento) sono prudentemente ottimisti. Superare le 500mila firme è possibile, spiegano, ma le ultime due settimane saranno decisive. Da un lato gli organizzatori non possono dare per scontato il raggiungimento del traguardo, perchè così potrebbero provocare un attenuarsi dell’impegno degli attivisti, dall’altro però debbono far capire che non si sta lavorando a vuoto e che se qualcuno vuol dare una mano e salire sul carro di possibili vicitori, deve farlo ora. Si punta soprattutto a che il Pd, nei primi tempi freddo al limite dell’ostilità per l’iniziativa targata Idv e pochi altri, si impegni il più possibile negli ultimi giorni. Perchè le firme dovranno essere raccolte entro il 25 di questo mese, visto che agli organizzatori serviranno almeno cinque giorni per gli opportuni controlli prima di consegnare il tutto in Cassazione.

 Abbiamo detto di un Pd inizialmente freddo, malgrado sin dall’inizio spingessero per l’iniziativa referendaria autorevoli dirigenti e figure di riferimento come Romano Prodi e Arturo Parisi. Il resto del gruppo dirigente non andava oltre un misurato “nè favorire, nè sabotare”. Questo perchè il Mattarellum, che, in caso di successo dei referendum, tornerebbe ad essere il sistema elettorale vigente (almeno negli obiettivi dell’iniziativa) non convince del tutto (meglio il sistema tedesco o anche il doppio turno francese) e poi perchè le riforme è meglio farle in Parlamento. Già, ma questo non è successo, e sono già due appuntamenti elettorali nazionali che sono stati regolati dal Porcellum. Insomma l’attuale è il secondo Parlamento di nominati. E così sono cominciati a spuntare i banchetti alle Feste democratiche e soprattutto i sindaci del Pd sono stati in gran numero protagonisti della raccolta delle firme. A questo punto numerosi dirigenti (non ancora il segretario) hanno anche loro firmato sotto la spinta di quella che si chiama “società civile” e che in molti casi coincide con l’elettorato del Pd.

Il risultato è che, con il passare del tempo, quasi senza volerlo, il Pd si è trovato ad essere decisivo per raggiungere il traguardo delle 500mila firme. E così nel partito di Bersani si sarebbe pian piano fatta strada l’idea che certo il Mattarellum non è il sistema perfetto, che può creare qualche problema per l’alleanza con il centro, ma che intanto porterebbe ad un risultato significativo e conveniente: la Lega, pur di evitare il referendum e il Mattarellum, che la costringerebbero all’alleanza con Berlusconi con candidature comuni nei collegi del Nord, provocherebe la crisi di governo, facendo così cadere Berlusconi e provocando le elezioni anticipate.

E’ questa un’interpretazione alquanto maliziosa, ma non priva di credibilità, visto che a pensar male spesso si azzecca. Ma in realtà sulla raccolta di firme, nella base del Pd, è avvenuto qualcosa di simile a quanto accaduto a Napoli, in occasione dell’elezione del sindaco De Magistris: il Porcellum e il Parlamento dei nominati sono talmente incommestibili che ben torni il Mattarellum, sia pure sulla spinta di un referendum che ha voluto Di Pietro. E comunque non soltanto il leader dell’Idv, vista la tempestiva discesa in campo (absit iniuria verbis) dei Prodi e dei Parisi e, perchè no, dei Mario Segni.

Il problema piuttosto sarà un altro. Siamo sicuri che, una volta raccolte le firme per la Cassazione, il refrendum passerà l’esame della Corte costituzionale? Qui i dubbi, messi in campo da Marco Pannella che di iniziative refrendarie ne sa qualcosa aumentano. Soprattutto tra i costituzionalisti. Secondo un’inchiesta pubblicata dal quotidiano “Europa” per Stefano Rodotà potrebbero esserci “gravi dubbi di costituzionalità. Sulla stessa linea Luciano Violante, per il quale l’abrogazione dell’attuale sistema porterebbe a quel vuoto legislativo che sinora la Corte ha mostrato sempre voler evitare. Più possibilista Enzo Balboni per il quale le obiezioni di Violante sono fondate, ma questa volta la Corte potrebbe anche scegliere la strada di una “interpretazione più discrezionale”. Sono d’accordo invece i costituzionalisti che comunque la richiesta referendaria sarebbe “una spinta positiva” per cambiare la legge. ma questa sarà materia di dibattito dopo il raggiungimento delle 500mila firme.

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