In uno scenario fortemente segnato dalla pandemia da Coronavirus, il factoring si conferma come uno strumento di sostegno per la ripartenza. Proprio per questo motivo Assifact – l’associazione che riunisce gli operatori italiani del factoring – si rivolge direttamente al Governo per ampliare le garanzie dello Stato, rimuovere gli ostacoli alla cessione dei crediti delle imprese verso la PA e semplificare i procedimenti burocratici e operativi.
Oggi, martedì 16 giugno, si è tenuta l’assemblea annuale 2020 di Assifact, non solo per rendere noti i risultati sull’andamento 2019-2020 e le elezioni dei membri del nuovo Consiglio, ma soprattutto per analizzare gli effetti dell’emergenza epidemiologica sulle imprese e di come il factoring potrebbe favorire la ripartenza dell’economia italiana e del sistema imprese.
Le società di factoring italiano, che muovono ogni anno oltre 250miliardi di euro, pari al 14% del PIL, si stanno impegnando nel supportare i propri clienti al di là di quanto previsto dai provvedimenti del Governo, soprattutto per quanto riguarda le forti tensioni economiche e di liquidità, cali di fatturato, ritardi nei pagamenti e negli incassi di crediti e debiti commerciali, ingenti esposizioni nei confronti della PA, anticipi della Cassa integrazione.
Assifact rappresenta un settore che solo negli ultimi 10 anni ha più che raddoppiato il suo volume d’affari: da 118miliardi del 2009 a 255,5 del 2019, con un tasso medio annuo di crescita del 7,2%.
Dopo aver chiuso lo scorso anno con un incremento del 6,44% rispetto al 2018, il factoring italiano (35 mila imprese clienti, il 9,03% del mercato mondiale e il 13,33% di quello europeo) ha iniziato il 2020 in positivo, con un aumento dell’1,68% a gennaio e del 1,18% a febbraio, per arrestarsi con la diffusione del Coronavirus registrando perdite sia a marzo (-0,45%) che ad aprile (-5,53%).
Come sottolineato dal Presidente Fausto Galmarini, che è stato riconfermato per il prossimo triennio, le società di factoring “concedono dilazioni di pagamento, valutate caso per caso, alle imprese che si trovano nella condizione continente di non poter pagare i propri debiti commerciali in conseguenza della pandemia”.
E proprio su queste basi che l’intero settore chiede al Governo di completare il quadro delle misure a sostegno della liquidità delle imprese. In particolare, in vista del dibattito per la conversione in legge del prossimo Decreto Rilancio, Assifact propone di estendere la garanzia Sace, che il DL ha introdotto per le operazioni di cessione dei crediti “pro solvendo”, salvo buon fine, anche a quelle “pro soluto”, in cui il rischio di insolvenza del debitore viene trasferito alle società di factoring.
Ma anche di includere nella garanzia Sace anche le società di factoring cosiddette captive, che fanno le stesse operazioni ma non sono più intermediari finanziari dalla riforma del 2010, perchè operano nell’ambito esclusivo di filiere produttive.
Tra le richieste, vi è anche quella di abrogare la disposizione contenuta nell’art. 117, comma 4, del Decreto che per i pagamenti degli enti sanitari introduce il blocco o sospensione delle azioni esecutive e l’impignorabilità delle rimesse finanziarie trasferite dalle Regioni alle aziende del proprio servizio sanitario. Definita dalla stessa Assifact incostituzionale, sproporzionata e volta a favorire possibili comportamenti opportunistici degli enti a svantaggio dei legittimi creditori.
Infine, Assifact sollecita anche una semplificazione dell’iter burocratico, per rendere le operazioni di cessione dei crediti più veloci ed efficaci, senza costi a carico della finanza pubblica. Una proposta riguarda la possibilità di cedere a banche e società di factoring, anticipandone gli importi, i crediti vantati nei confronti dell’Inps dalle imprese che hanno anticipato ai propri dipendenti la Cassa integrazione e la creazione di una piattaforma digitale per la cessione dei crediti, così da snellire tutte le operazioni.