Risplende il dollaro sui cieli delle Borse, dopo gli stimoli promossi dalla Bank of Japan che hanno messo le ali alle Borse anche in Usa ed Europa. Stamane, chiusa per festività Tokyo, sui listini asiatici orientali la valuta Usa ha sfondato la barriera dei 113 yen (+3% da venerdì mattina) e viene trattato a 1,2444 sull’euro, un livello che promette di essere un piccolo toccasana per la congiuntura europea, in attesa stamani dei dati Pmi.
La nota negativa arriva da Pechino: a sorpresa frena l’indice Pmi, che misura l’attività manifatturiera del Drago: solo 50,8 contro una previsione di 51,2. Ma la speranza di nuovi stimoli all’economia ha frenato le vendite a Shanghai -0,4%.
A Wall Street, in grande effervescenza venerdì, si farà sentire l’attesa delle elezioni di mid-term, in cui i democratici potrebbero perdere il controllo del Senato. Le statistiche dicono che, dopo l’appuntamento elettorale, i listini azionari hanno quasi sempre preso la via del rialzo fino a Natale. Potrebbe andare così anche stavolta, dicono gli esperti, sia se prevarranno I repubblicani (favorite) che i democratici. Ma il rischio è che, in Georgia e Louisiana, il margine tra i due partiti sia così ristretto render necessaria una verifica del voto. In quel caso, occorrerà attendere fino al 6 gennaio per avere il verdetto finale, ovvero un’incognita che potrebbe condizionare i listini.
Per l’Europa l’appuntamento più importante, però, sarà la riunione della Bce di giovedì: dopo la fine del Qe americano e l’accelerazione di quello giapponese, tocca a Francoforte dare il via al mini Qe, cioè l’acquisto degli Abs e dei covered bond, in attesa che Mario Draghi possa procedere ad operazioni più robuste.
VERSO IL CONSORZIO PER SIENA. CARIGE FA CASSA
La partita più urgente (e drammatica) di Piazza Affari riguarda la corsa contro il tempo per mettere a punto i piani per colmare i “buchi” MontePaschi (2,1 miliardi) e Banca Carige (814 milioni) emersi dagli stress test della Bce.
“Copertura integrale del deficit attraverso un aumento di capitale” più “ulteriori misure non diluitive e non onerose per la Banca, tra cui la cessione di asset finanziari, volte a rafforzarne ulteriormente il profilo patrimoniale”. Sono questi i pilastri del piano preannunciato da una nota dell’istituto emessa ieri sera in cui si sottolinea che “non è allo studio l’esercizio da parte di BPMS della facoltà di conversione anticipata dei cosiddetti Nuovi Strumenti Finanziari in azioni ordinarie ovvero qualsiasi altra ipotesi che veda il Ministero dell’Economia e delle Finanze intervenire nella forma di nuovi aiuti di Stato”. Nessun rinvio per i Monti bond, dunque.
Non meno drammatica la sfida per Banca Carige. L’istituto, dopo aver ceduto le compagnie di assicurazione punta ad altre dismissioni, da Creditis, la società di credito al consumo a leasing e factoring prima di procedere all’aumento di capitale già approvato (650 milioni) oppure alla fusione con un’altra banca (tra i nomi ventilati Ubi e Cariparma). Ma esiste un’alternativa: l’intervento di Investindustrial, la società di Andrea Bonomi che potrebbe rilevare, in occasione di un aumento il 20% del capitale. In quel caso non si procederà alla cessione della banca Cesare Ponti, destinata a diventare, secondo i piani del finanziere la banca private del gruppo.
Per le altre banche italiane la settimana che verrà promette di essere meno burrascosa di quella passata, sotto la pressione del dopo-esame europeo e l’avventurosa uscita di Andrea Erria, responsabile dell’Eba (“anche le banche promosse non sono tranquille”) che giovedì scorso ha rischiato di provocare un tracollo. Invece, sull’onda delle misure della Bank of Japan, venerdì l’indice EuroStoxx di settore ha guadagnato il 3%.
In evidenza nella seduta Unicredit (+4,2%) e Intesa (+3,8%), che resta la seconda miglior blue chip da inizio anno dell’Eurostoxx 50 : +28% (la prima è Orange con un +40%), contro il deludente -0,7% registrato dall’indice. Attese oggi ad una conferma B. Pop. Milano, +2,7% venerdì dopo che S&P ha confermato rating e outlook, e Ubi Banca (+6,7%), tra i titoli migliori del listino in vista di operazioni M&A nonostante che l’ad Victor Massiah abbia detto che non ci sono dossier aperti.
BORSE RECORD, PETROLIO ED ORO IN CADUTA
I mercati riaprono i battenti dopo un finale di settimana ruggente, che ha cancellato le ombre sui listini azionari. A Wall Street si celebrano nuovi record: l’indice S&P 500(+2,7% in settimana) sale oltre quota 2000, il Nasdaq segna un massimo da 14 anni. La ripresa è favorita dall’andamento delle trimestrali: 363 società sulle 500 dello S&P hanno registrato un rialzo degli utili superiore al 10 per cento. L’indice Stoxx 600 ha messo un rialzo in settimana del 2,9% (+1,8% venerdì), insufficiente però a riportare in attivo in bilancio di ottobre (-1,8%). A Milano l’indice Ftse Mib chiude la settimana in progresso dell’1,5%.
Il dollaro, intanto, ha raggiunto un nuovo record nei confronti dello yen, oltre quota 112 (i messimi da sette anni) e verso l’euro, sotto quota 1,25. Il superdollaro contribuisce a comprimere il prezzo delle materie prime: l’oro è precipitato a 1.165,40 dollari l’oncia (ai minimi dall’agosto 2010). Il petrolio registra la sesta settimana di ribasso consecutiva, come non accadeva dal 2002: il Brent è sceso ad ottobre del 9,3%. Nonostante la frenata dei prezzi l’Opec ha aumentato la produzione e si segnalano volumi in aumento negli Stati Uniti.
Nel mercato obbligazionario si rafforza il Btp decennale. Il rendimento è sceso di 10 punti base al 2,34%. Lo spread con il Bund si porta a 150 (-9 punti base). Si ridimensiona anche il distacco tra il decennale italiano e quello spagnolo, il differenziale è 27 punti base, minimo degli ultimi 15 giorni. Era schizzato fino a 44 punti base.
EMERGENTI IN CORSA, NUOVO DEFAULT IN ARGENTINA
La spinta in arrivo dal Giappone ha più che compensato sui mercati emergenti lo shock, previsto, della fine del QE: la Borsa brasiliana ha chiuso la settimana con un rialzo del 5,2%, sull’onda della nuova iniezione di liquidità. Riflettori acceso stamane sull’Argentina dopo che venerdì Bank of New York Mellon, depositaria di alcuni bond ristrutturati argentini, ha avvertito gli obbligazionisti del default, il secondo da luglio, delle obbligazioni. Fitch di conseguenza ha tagliato a ‘D’ da ‘C’ il rating su queste emissioni.
L’economia argentina è in recessione – evidenzia Fitch – e la situazione peggiorerà dal momento che un evento di default ha un impatto sulla fiducia e riduce il flusso di denaro verso il paese.
PIAZZA AFFARI SI SINTONIZZA SU RAIWAY. E DA’ L’ADDIO A INDESIT
Il rimbalzo dei mercati è stato un gradito regalo per la Rai che oggi darà il via all’offerta pubblica di vendita del 30,51% di RaiWay, quota che potrebbe salire al 34,93% in caso di esercizio integrale della greenshoe. La società mira così ad interrompere la striscia negativa delle Ipo che hanno rinunciato dall’estate in poi alla quotazione per mancanza di domanda.
La forchetta delle azioni della società delle torri di trasmissione è stata fissata a 2,95-3,5 euro per azione, pari a una valorizzazione del capitale economico della società di 802-952 milioni di euro.
Rai Way ha annunciato ha archiviato i primi nove mesi dell’anno con ricavi pro-forma a 155,2 milioni, Ebitda pro-forma a 80,4 milioni e un utile netto pro-forma a 26,9 milioni. L’indebitamento finanziario netto al 30 settembre era pari a 73 milioni. Il documento pro-forma simula, a partire dall’1 gennaio 2014, gli effetti contabili dei nuovi contratti di servizio attivi e passivi con la controllante Rai, sottoscritti l’1 luglio.
Piazza Affari potrebbe però rinunciare presto ad un titolo quasi “storico”. Parte stamane l’Opa di Whirlpool Italia su Indesit: l’offerta pari a 11 euro per azione, riguarda il flottante (29,99%) non controllato dal gruppo Usa per un importo complessivo di 336 milioni.
TELECOM, SI SCALDA LA PARTITA BRASILIANA
Grande attenzione per la partita brasiliana di Telecom Italia, nel finale di settimana tra le migliori società dell’indice europeo delle telecomunicazioni dopo le notizie di stampa su un accordo tra America Movil, Telefonica e Grupo Oi per un’offerta su Tim Brasil, peraltro non smentita dai potenziali offerenti. Tim Brasil ha detto che non sono in corso colloqui e non ha ricevuto offerte.
Ma nel week end il miliardario Patrick Drahi, alla guida di Altice, ha avanzato un’offerta di 8,8 miliardi di dollari per l’acquisto degli assets di Portugal Telecom da Oì, che avrebbe così raccolto i capitali necessari per lanciare l’offerta su Tim Brasil: 32 miliardi di reals, un’anticipazione che ha fatto schizzare il titolo su del 15%. Gli offerenti confidano che l’offerta non incontri resistenze politiche dopo la affermazione di Dilma Rousseff alle presidenziali.
STM, IL CHIP VA VERSO LA CDP
Sotto i riflettori Stm dopo il +5% di venerdì, guadagno che serve solo a ridurre la perdita accumulata nell’arco del mese di ottobre che ammonta a circa 13 punti percentuali nonostante risultati in crescita. All’origine della perdita il warning sulle prospettive del quarto trimestre. Ma il Tesoro punta a cedere la quota di Stm al gruppo Cassa depositi e prestiti (Cdp) entro la fine dell’anno: la valutazione attuale di mercato del pacchetto è di circa 615 milioni di euro.