“Errare è umano, perseverare nell’errore, diabolico”. L’antico adagio riassume bene il carattere di fondo della Lega che permane da quando il leader era Bossi ad oggi, sotto la guida del “Capitano” Matteo Salvini. Nel Dna della Lega c’è l’incontenibile pulsione a portare al disastro l’economia italiana. Così infatti era avvenuto nel 2011 quando, principalmente per colpa della Lega, Berlusconi non potè tener fede agli impegni che aveva preso con l’Europa di riformare le pensioni, il mercato del lavoro e di tagliare un po’ la spesa pubblica soprattutto attraverso la cessione delle aziende controllate dagli enti locali. La conseguenza fu un innalzamento degli spread ed una crescente difficoltà delle banche a finanziare l’economia, tanto che si entrò in recessione già nel terzo trimestre dell’anno, quando il governo di centrodestra era ancora in sella, e poi si cadde giù nel precipizio quando il governo Monti fu costretto ad adottare drastiche misure di risanamento per evitare i guai peggiori che avrebbero portato ad un default l’intero sistema finanziario italiano con conseguente disastrose sulle aziende e sull’occupazione.
Ora a pochi anni di distanza Matteo Salvini sembra avviato sulla strada giusta per ripetere gli errori passati, in particolare sulle pensioni ed in generale sul contrasto a qualsiasi taglio della spesa pubblica. Il tutto condito con dichiarazioni roboanti come “me ne frego dello spread ” oppure “se Bruxelles insiste nel voler farci cambiare la manovra, darò più soldi agli italiani”: infatti a suo parere quella appena varata è una manovra del popolo. I suoi seguaci vanno in TV a dire che c’è un complotto internazionale contro il governo sovranista o che i burocrati di Bruxelles non sono stati eletti da nessuno e quindi non sono legittimati a parlare.
In realtà i primi segnali di crisi sono già evidenti e queste dichiarazioni non fanno altro che accentuare i timori dei risparmiatori e dei potenziali investitori inducendoli a stare alla larga dall’Italia. La caduta delle quotazioni di Borsa sia delle azioni che delle obbligazioni ha già fatto perdere ai risparmiatori italiani 200 o 300 miliardi, come se fosse stata messa una bella patrimoniale senza peraltro nemmeno giovare alle casse dello Stato. È vero che per ora si tratta di perdite virtuali, cioè non realizzate da chi continua a tenere i titoli e non li vende, ma tuttavia c’è un grave effetto ricchezza sulle famiglie che riducono i consumi e sui bilanci delle banche e delle assicurazioni che posseggono molti Bot e titoli di altre società.
In più si sono completamente bloccate tutte le operazioni di quotazione delle società medie e piccole che negli ultimi tempi si erano avvicinate alla Borsa per poter finanziare i proprio piani di crescita. Quindi molti investimenti reali sono quantomeno rinviati e questo già si ripercuote sulla produzione industriale e sulla crescita generale dell’economia. La Banca d’Italia ha stimato che la crescita del PIL nel terzo trimestre è stata dello 0,1%, cioè quasi nulla. Nel quarto sarà forse zero. Questo getta un’ombra sulle stime che il governo ha fatto sulla crescita per il prossimo anno. Infatti continuando così non solo non faremo l’ 1,5% previsto ma addirittura saremo sotto anche allo 0,6-0,8% del così detto tendenziale. Insomma rischiamo di finire in “recessione”.
E se questo accade cosa pensano di fare i geni che ci governano? Hanno detto che taglieranno le spese o aumenteranno le tasse per rispettare l’obiettivo del deficit al 2,4%. Ma così facendo deprimerebbero ancora di più l’economia e quindi allontanerebbero le possibilità di ridurre il debito. Insomma una spirale perversa per uscire dalla quale speriamo non serva un nuovo governo tecnico capace di imporre un risanamento lacrime e sangue!
La strada più conveniente per gli italiani sarebbe quella di rivedere totalmente la manovra puntando tutto sull’incremento degli investimenti sia pubblici che privati, sul sostegno all’occupazione, specie giovanile e femminile. Insomma la nostra economia stava faticosamente uscendo da una crisi decennale ed i posti di lavoro continuano a salire. Molte buone imprese si erano risanate ed stavano per fare un ulteriore salto tecnologico e di mercato. Bisognava sostenere questo processo non solo con il fisco ma con un potenziamento della ricerca e dell’innovazione e qualche riforma del sistema giuridico volta a creare un ambiente più favorevole alle imprese ed agli imprenditori. Ed invece di competitività non si parla mai. Qualcuno si era illuso che grillini e leghisti essendo nuovi (o quasi nuovi) fossero capaci di sconfiggere le corporazioni che bloccano l’economia italiana, ed invece Di Maio e Salvini si sono ben guardati dal toccare i grandi interessi di agricoltori, commercianti, industriali che vivono sul monopolio, ed anzi sono andati subito a lisciar loro il pelo, a parte sparate propagandistiche alle quali poi non sono seguiti i fatti.
Molti cominciano a pensare che Salvini abbia un piano diabolico: usare l’Italia per far saltare l’Unione Europea e portare il nostro paese nell’orbita di Putin. Del resto lui ha detto che si trova meglio a Mosca che in molte capitali europee. Se fosse vero, questo sarebbe un vero e proprio “tradimento” nei confronti del paese e certamente non converrebbe all’economia italiana legata ai mercati europei. Chissà se gli imprenditori del Nord hanno valutato attentamente la situazione!
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Mi dispiace contraddirla! Ma non sull'articolo che condividerei appieno se non fosse per la frase quasi "troppo" populista come quelle del da lei citato Matteo Salvini. "L’antico adagio riassume bene il carattere di fondo della Lega che permane da quando il leader era Bossi ad oggi".
Forse la memoria è corta per molti, ma per fortuna non per tutti.
Mi permetto quindi di ricordarle che la Lega Lombarda (dopo costituitasi in Lega Nord) è stata la base di un cambiamento, definirei epocale, in Italia, che ha portato ad un federalismo seppur bieco e mal fatto. Non posso non ammettere che quel processo avviato, semplicemente, non è stato portato a termine a dovere! Ovvio! … ma allo stesso tempo non si può nemmeno lontanamente paragonare due "epoche leghiste" praticamente all'opposto!
Dubito che Bossi sia d'accordo (anche solo lontanamente) con quanto fatto o (ahimè) ancora da fare da Salvini & Company.
Pertanto, accomunare le due ideologie, o ancora peggio, accomunare due personalità politiche che nulla hanno a che fare se non aver condiviso lo stesso simbolo (a dire il vero nemmeno questo) è, per me, un errore giornalistico e di "spicciola" mediocrità! Mi permetta l'esempio: è un po' come dire che uno di sinistra è un comunista!