Da oggi, giovedì 7 marzo 2024, è ufficialmente in vigore il Digital Markets Act (Dma), il regolamento europeo che mira a garantire il libero accesso al mercato e tenta di tenere sotto controllo lo sviluppo di internet. Il regolamento, lungamente atteso, è stato progettato per riequilibrare la concorrenza nei mercati digitali, ponendo sotto la lente d’ingrandimento le pratiche commerciali delle grandi aziende tecnologiche (Big Tech) che detengono una posizione dominante nel settore.
Il Digital Markets Act si applica infatti alle piattaforme con un fatturato annuo di almeno 7,5 miliardi di euro nell’Ue negli ultimi tre anni, una valutazione di mercato superiore ai 75 miliardi di euro, almeno 45 milioni di utenti finali mensili e 10mila utenti aziendali stabiliti nell’Ue. Sono sostanzialmente sei le grandi aziende tecnologiche(chiamate gatekeeper) interessate dai cambiamenti: Alphabet (Google), Amazon, Apple, ByteDance (TikTok), Meta (Facebook, Instagram e WhatsApp) e Microsoft. A partire da oggi, queste aziende dovranno adeguarsi alle nuove regole, pena possibili sanzioni fino al 10% del loro fatturato globale, che possono raddoppiare in caso di recidiva e di inosservanza.
Cos’è il Digital Markets Act e come funziona
Il Digital Markets Act definisce le grandi piattaforme online come “gatekeeper” se controllano un accesso significativo tra utenti commerciali e consumatori, conferendo loro il potere di agire come regolatori privati nell’economia digitale. Il Dma impone ai gatekeeper di separare alcuni dei propri servizi e di preparare nuove funzionalità e opzioni che rispettino le normative europee. Le alternative devono essere disponibili da subito e le aziende avranno l’opportunità di farle valutare dalle autorità europee. Le modifiche introdotte dai gatekeeper includono nuove schermate per aggiornare le preferenze degli utenti e nuove opzioni di utilizzo dei servizi.
Il Digital Markets Act è stato creato per regolamentare meglio la posizione dominante di alcune delle principali aziende attive su Internet, al fine di prevenire abusi di posizione dominante e la formazione di monopoli.
L’impatto sulle Big Tech
I sei gatekeeper dovranno permettere l’interoperabilità con terze parti e non favorire i propri servizi a discapito dei concorrenti. Gli utenti invece avranno maggiore scelta in termini di app, motori di ricerca, browser e sistemi di pagamento. Inoltre avranno anche un maggiore controllo sui propri dati personali.
Sono 22 le piattaforme (che operano in otto settori diversi) identificate dalla Commissione Europea e soggette alle nuove regole: le reti sociali (Tiktok, Facebook, Instagram, LinkedIn), i servizi di intermediazione (Google Maps, Google Play, Google Shopping, Amazon Marketplace, App Store, Meta Marketplace), la condivisione di video (Youtube), i sistemi di comunicazione (WhatsApp e Messenger), il settore pubblicitario (Google, Amazon, e Meta), i sistemi operativi (Google Android, iOS, Windows PC OS), i sistemi di ricerca (Google Search) e i programmi di navigazione (Chrome e Safari).
Vediamo le principali novità introdotte per ora da ciascun gatekeeper.
Apple apre l’accesso a store alternativi
Apple è una delle aziende più colpite dal Digital Markets Act (DMA), in quanto ha da sempre mantenuto un controllo rigoroso sulla propria piattaforma tutelando meglio la privacy dei propri utenti. Le principali novità per Apple includono l’accesso a store di app alternativi al suo App Store ufficiale (il cosiddetto “sideloading“), l’uso di sistemi di pagamento alternativi e la possibilità per gli utenti europei di selezionare un browser predefinito diverso da Safari. Proprio in questi giorni Apple ha diffuso un aggiornamento (17.4) di iOS che introduce queste novità.
La società della Mela ha però avvertito che non eliminerà la sua commissione sugli sviluppatori nonostante l’accesso a store alternativi. Gli sviluppatori europei hanno tre opzioni: mantenere la commissione fino al 30%, ridurla al 17% con una tassa aggiuntiva per download sopra il milione all’anno, o vendere tramite un app store concorrente pagando comunque la tassa sul download. Apple sostiene che il piano sia conforme alla legge, ma i produttori di app protestano, affermando che viola sia la lettera che lo spirito della legge.
Le autorità di regolamentazione europee decideranno sull’adeguamento di Apple al Dma dopo la sua entrata in vigore. Se avvieranno un’indagine formale, potrebbe scatenarsi una lunga battaglia legale che potrebbe costringere Apple a modificare le proprie pratiche o affrontare multe. Il clima su questi temi è già acceso, con la società di Cupertino che è stata appena multata per 1,8 miliardi di euro dalla Commissione europea per comportamento anticoncorrenziale nel mercato dello streaming musicale.
Alphabet (Google), niente vantaggio illecito ai suoi servizi
Anche Alphabet, azienda madre di Google, è tra i gatekeeper più colpiti dalle nuove regole, essendo dominante nel mercato europeo sia per le ricerche online che per Android. I servizi interessati dal Dma includono Google Play per app e contenuti su Android, Google Maps per mappe, Google Shopping per acquisti online, Google Search come motore di ricerca, YouTube per lo streaming video, Android come sistema operativo, le piattaforme di Alphabet per la pubblicità online e Google Chrome come browser principale.
Google è l’unica piattaforma di ricerca soggetta alle richieste del Dma. Questo significa che Google non può più favorire in modo ingiusto i suoi servizi di shopping sfruttando la sua posizione dominante, ma deve invece dare priorità ai siti e ai portali che offrono confronti tra diverse offerte per un prodotto, per garantire maggiore visibilità alle piccole e medie imprese. In pratica Google renderà meno visibili i suoi servizi nei risultati di ricerca e garantirà un collegamento maggiore ai siti dei concorrenti in categorie specifiche come voli e ristoranti. Con le nuove regole la società di Mountain View ha deciso di eliminare Google Flights, il suo servizio di comparazione di voli.
Alphabet ha poi adottato misure per separare i propri servizi e favorire una maggiore concorrenza nell’ambiente digitale. Ad esempio, ha aggiornato Chrome per consentire agli utenti di scegliere un motore di ricerca diverso da Google senza preimpostazioni. Su Android, ha modificato le opzioni di scelta del browser per permettere alle altre aziende di competere equamente. Inoltre, ha introdotto opzioni per evitare la condivisione dei dati tra servizi come Google, YouTube e Google Play. In molti hanno poi notato la scomparsa dei link diretti verso altri servizi di Google dai risultati di ricerca, come Google Maps, per rispettare le normative e garantire un accesso paritario ai servizi di mappe di terze parti.
Meta: interoperabilità nella messagistica
Meta, attraverso il controllo di Facebook, Instagram e WhatsApp detiene una posizione dominante in diversi settori, incluso quello della pubblicità online e della messaggistica.
Di recente l’azienda di Mark Zuckerberg ha introdotto un abbonamento a pagamento (9,99 euro sul web, 12,99 euro su smartphone) per coloro che desiderano evitare la pubblicità e limitare il tracciamento degli utenti. Una scelta criticata da molti e su cui l’Unione Europea ha avviato un’indagine formale per verificarne la correttezza. Inoltre, Facebook e Instagram hanno smesso di mostrare pubblicità personalizzate ai minori, eliminando i criteri basati sull’etnia, le opinioni politiche e l’orientamento sessuale. Anche Instagram ora consentirà agli utenti di scegliere di non visualizzare i contenuti consigliati basati sui loro dati personali.
Gli utenti di Meta ora hanno maggiori opzioni per gestire la condivisione di dati tra i diversi servizi offerti dall’azienda. Possono separare il proprio account di Facebook da quello di Instagram o di Messenger, semplificando così la gestione della privacy e dei dati personali. La separazione degli account comporterà degli svantaggi: separare gli account implica la perdita della possibilità di pubblicare contemporaneamente post o storie su Facebook e Instagram e di utilizzare Messenger per comunicare con i venditori nel Marketplace di Facebook.
L’azienda di Mark Zuckerberg sta poi lavorando per aprire le sue piattaforme di messaggistica a interoperabilità con servizi esterni, permettendo agli utenti di comunicare tra diverse app mantenendo la crittografia. Il Dma prevede che le piattaforme di messaggistica diventino interoperabili, consentendo agli utenti di inviare messaggi tra piattaforme rivali senza compromettere la crittografia end-to-end che protegge la privacy dei messaggi. Toccate da queste nuove regole sono Whatsapp e Messenger ma non per esempio iMessage (Apple) che è rimasto escluso dalla normativa. C’è un grande “ma” sull’interoperabilità delle app: affinché gli utenti possano usufruire della nuova interoperabilità tra le piattaforme di messaggistica, come ad esempio WhatsApp e Telegram, è essenziale che anche altre app accettino tali cambiamenti. Non è però garantito che Telegram e altre piattaforme siano d’accordo, poiché non sono soggette alle normative del Digital Markets Act (DMA) come invece è costretta a fare Meta.
Microsoft facilita l’installazione di software alternativi ai suoi
Microsoft, soggetta al Dma a causa del suo sistema operativo Windows, ha apportato modifiche per conformarsi alle regole. È stata introdotta un’opzione per disinstallare il browser Edge e disattivare il motore di ricerca Bing all’interno del sistema operativo. Anche i widget e altre funzionalità di Windows sono state disaccoppiate per consentire ad altri provider di servizi di ricerca online, inclusa Google, di prendere il posto di Bing.
Amazon non può più favorire solo i suoi prodotti
Amazon, il principale sito di vendite online nell’Unione Europea, è invece costretto a modificare alcune servizi per favorire la concorrenza. Due quelli che devono essere modificati: la piattaforma pubblicitaria di Amazon e il suo marketplace. Per quanto riguarda la pubblicità, la società di e-commerce ha introdotto nuove opzioni per la condivisione dei dati tra i suoi servizi, consentendo agli utenti di decidere se desiderano visualizzare annunci personalizzati non solo su amazon.com, ma anche su altre piattaforme dell’azienda, come Twitch, Amazon Prime Video e prodotti elettronici come Kindle e Fire TV. Nel marketplace, Amazon non può più favorire i suoi prodotti rispetto a quelli dei venditori terzi e deve fornire report dettagliati sulle tariffe delle inserzioni e sull’efficacia delle campagne pubblicitarie.
ByteDance (TikTok): semplificato il trasferimento dati
ByteDance, la società dietro a TikTok, ha fatto ricorso contro la sua designazione come gatekeeper, ma intanto deve comunque adeguarsi a rispettare il Dma. Ha introdotto strumenti per semplificare il trasferimento dei dati degli utenti europei verso altre piattaforme. TikTok ha poi smesso di mostrare pubblicità personalizzata ai minori e permette agli utenti di scegliere di non visualizzare contenuti consigliati basati sui loro dati personali.