La crisi di governo accende gli animi, pervasi da fiducia o avversione per l’uno o l’altro leader, da timori o speranze per il futuro del Paese, dalle divisioni tra gli schieramenti politici. Nei partiti e tra i cittadini emergono interpretazioni razionali di quanto sta accadendo ma soprattutto si manifestano sentimenti ed emozioni pro e contro le diverse prospettive, vissuti di appartenenza politica che dividono oltre le diverse opinioni, simpatie e antipatie personali verso i rappresentanti delle istituzioni.
Su questi temi, oggi come nel passato, si aprono discussioni accese, nelle quali di rado le persone riescono a comprendersi e ancora più raramente a trovare un punto di intesa. Il più delle volte non c’è voglia di capire e di farsi capire, quanto piuttosto la determinazione di difendere le proprie posizioni e attaccare quelle altrui. Fino al punto in cui il confronto tra le idee cede il passo al conflitto tra le persone, con toni che spesso trascendono lo scambio di opinioni e coinvolgono i rapporti personali.
In simili frangenti la dinamica mentale dei singoli permea l’intera comunità: ogni cittadino e ogni rappresentante politico è convinto di aver maturato una posizione consapevole e di esprimerla liberamente e razionalmente, senza condizionamenti interni o esterni, mentre in realtà è influenzato da aspetti nascosti della personalità, con tutti i limiti, i pregiudizi, i blocchi psicologici, le preferenze inconsapevoli.
Di questo si interessa il libro “Il cuore della democrazia” di Nazzareno Pietroni, edito da Rubettino, che esamina le motivazioni nascoste del consenso politico e valuta le loro implicazioni per la democrazia, apparentemente fondata sulla volontà personale ma in realtà basata su irrazionalità e pulsioni profonde. E questa constatazione, secondo l’autore, aiuta a comprendere meglio la dinamica psicologica della politica ma soprattutto serve da chiave di lettura dei fenomeni sociopolitici dell’era moderna.
Le democrazie liberali si reggono sul consenso dei loro cittadini ma questo, si rileva nel saggio, risente in maniera sempre più forte del contesto in cui viviamo: le identità svolgono un ruolo sempre maggiore, andando a condizionare il consenso sulla base di criteri di appartenenza piuttosto che di libera valutazione di fatti e opinioni; i leader, con il supporto dei media, diventano i protagonisti dello scontro politico, creando vissuti di empatia e antipatia che mettono in ombra fatti e opinioni; l’inflazione informativa rende difficile districarsi tra le diverse fonti e crea i presupposti di un’informazione di parte e incompleta.
Ma soprattutto sono i sentimenti e le emozioni che diventano protagonisti, enfatizzati al punto da costituire il vero motore delle posizioni politiche: paura, odio, invidia, compassione, rabbia, fiducia, solo per citarne alcuni, prendono il controllo della mente ed emarginano la ragione, sostituendo sempre più la volontà popolare con la dinamica sentimentale ed emotiva di singoli e comunità.
L’autore indica una strada per vivere al meglio il passaggio dalla “democrazia della volontà popolare” alla “democrazia della personalità di massa”: avere coscienza di quello che si muove dietro la formazione delle opinioni politiche. Questo per migliorare la consapevolezza dei cittadini ma anche per rendere più stabili ed efficienti le democrazie moderne, mettendole al riparo da derive populiste e autoritarie, che strumentalizzano sentimenti ed emozioni.