È durato lo spazio del Labour Day il recupero dei listini europei: oggi sono tornate le vendite, insieme a una serie di notizie scoraggianti, alla riapertura in rosso di Wall Street (il Nasdaq cede il 3%), al tonfo del petrolio.
Milano è in maglia nera e perde l’1,81%, zavorrata da banche e petroliferi. Non sono molto distanti Madrid -1,76%, Parigi -1,6%, Francoforte -1,01%. Londra invece limita i danni allo 0,18%, favorita dalla debolezza della sterlina che continua a perdere quota, a causa delle nuove incertezze sorte attorno agli accordi commerciali per la Brexit. Il cross euro-sterlina si muove al momento intorno a 0,904. La moneta europea resta invece in fase discendente contro il dollaro, con il cambio a 1,178. In attesa dell’evento clou della settimana, cioè la riunione della Bce di giovedì, si fanno sentire sul valutario i danni alla crescita economica provocati dal lockdown: nel secondo trimestre il pil della zona euro è sceso del’11,8% (-11,4% nella Ue). È il calo maggiore dall’inizio delle serie temporali nel 1995. Nel primo trimestre del 2020, il pil è sceso del 3,7% nell’area euro e del 3,3% nell’Ue. Fitch ha inoltre abbassato le stime sul pil dell’Italia 2020 a -10% dal precedente -9,5% pur alzando la proiezione per il rimbalzo atteso nel 2021 al 5,4% dalla precedente stime del 4,4%.
A innervosire i mercati contribuiscono inoltre le tensioni Usa-Cina, alimentate da Donald Trump che minaccia, in caso di rielezione, di sganciare l’economia Usa da quella cinese, di imporre “enormi dazi” sulle importazioni da Pechino, di escludere dai contratti federali le compagnie statunitensi che appaltano lavori al celeste impero.
A New York le vendite penalizzano i giganti tecnologici, mentre Tesla soffre ancora per non essere stata inserita, dalla Borsa americana, nell’indice S&P 500, come invece largamente atteso dal mercato. Vanno male le società farmaceutiche che lavorano al vaccino per il Covid-19, come Moderna e Novavax. Entrambe hanno detto che saranno privilegiate la sicurezza e l’efficacia del vaccino alla velocità, cercando così di rassicurare l’opinione pubblica in parte intimorita dall’idea che l’amministrazione Trump stia facendo pressioni perché un siero sia pronto prima delle elezioni presidenziali del 3 novembre.
I timori sulla mancata ripresa della domanda fanno sprofondare il petrolio: il contratto Brent novembre 2020 va sotto i 40 dollari al barile (con un calo superiore al 5%); il greggio texano (future ottobre 2020) perde oltre l’8% e tratta intorno a 36,4 dollari al barile.
In questo quadro non c’è oro che tenga: lo spot gold scambia in rosso a 1920,8 dollari l’oncia (-0,43%).
In Piazza Affari la seduta è particolarmente negativa per i titoli petroliferi: Tenaris -3,44%; Eni -3,27%; Saipem -2,56%.
È pesante il bilancio giornaliero delle banche: Unicredit -3,72%; Bper -2,72%; Mediobanca -2,55%. Anche Stm, -3,44%, è fra i peggiori del listino, in linea con i titoli tecnologici europei e americani. Perde Telecom -2,24%.
Sono solo due le blue chip in progresso: Pirelli +3,7%, aiutata dalla promozione di Citigroup a “buy” da “sell”, con il target price che passa a 4,6 euro da 3,4 euro; Cnh +1,23%, che guarda all’acquisizione da parte di General Motors di una quota dell’11% in Nikola, produttore di camion elettrici (entrambi in rally a Wall Street).
Fuori dal paniere principale sono cauti gli acquisti su Mediaset, +0,44%, in attesa che il cda alzi il velo sui conti trimestrali e soprattutto porti novità sui progetti e sullo scontro con Vivendi, dopo la sentenza Ue che ritiene che i francesi abbiano diritto di detenere il 28% del Biscione. Il tema Mediaset-Vivendi, dopo la sentenza, sarà sul tavolo del consiglio Agcom di domani, come confermato nell’ordine del giorno pubblicato oggi sul sito. Le prese di beneficio mandano al tappeto Tiscali -7,14%.
Chiusura in rosso anche per il secondario: lo spread fra decennale italiano e tedesco sale a 154 punti base (+1,95%) e il tasso del Btp si ferma a 1,04%.
Intanto si è chiuso con un successo di domanda il lancio del nuovo Btp benchmark a 20 anni collocato oggi dal Tesoro. Il taglio finale dell’emissione è stato fissato a 10 miliardi. Molto sostenute le richieste arrivate dagli investitori, superiori a 84 miliardi di euro. Il titolo, scadenza 01/03/2041, offre uno spread di 7 punti base rispetto al Btp benchmark scadenza 03/01/2040. Il regolamento dell’emissione cade sul prossimo 15 settembre. A seguire il collocamento è un sindacato di banche composto da Credit Agricole, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Intesa Sanpaolo e Jp Morgan.