Un libro dal titolo “Il Corno da Caccia – Musica a corte tra Piemonte ed Europa (secc. XVI-XIX)” edito da Olschki ci introduce nel significato e l’uso del corno da caccia che con i diversi suoni musicali è anche diventato patrimonio del Unesco.
La corte francese tra il XVI e inizio XVIII introduce il corno da caccia che da strumento in ambito venatorio con piccoli corni con una voluta al centro del canneggio viene adottato nelle corti europee. L’attestazione a Venaria Reale di questo corno ampio in alcuni dipinti di Jan Miel, datati con certezza 1659-1661, ha retrodatato di quasi vent’anni l’esistenza di tale modello rispetto alla ben più nota apparizione a Versailles, spiegando così anche la sua tempestiva adozione in altre corti collegate con Torino, in particolare Monaco di Baviera.
La ricerca pubblicata nel volume propone una serie di contributi che rappresentano una sintesi di tutti, o quasi, gli approcci possibili della ricerca su uno strumento musicale, ossia della ricerca organologica.
Il corno da caccia entra nei teatri di tutta Europa
Il corno da caccia fu anche adottato in teatro a Vienna dove lo strumento fu introdotto nel 1713 nell’orchestra di corte, divenendo così uno strumento di pertinenza imperiale da Napoli a tutta Europa.
Il libro scritto da Renato Meucci conferma le premesse del convegno svolto nel 2019 dove sono stati affrontati i diversi temi da quello iconografico, musicologico ma anche sociale ed economico.
Renato Meucci, musicista e organologo, ha studiato chitarra e corno a Roma e Milano e filologia classica all’Università di Roma. Dopo aver lavorato per circa dieci anni come suonatore di corno freelance, si è dedicato alla musicologia. È stato professore ordinario di Storia della Musica e direttore (2011-2017) presso il Conservatorio di Novara e direttore dei Conservatori di Aosta e di Livorno. Il suo principale interesse è la storia e la tecnologia degli strumenti musicali, mentre i suoi contributi riguardano la storia della musica, l’iconografia, l’etnomusicologia, l’orchestrazione e la pratica esecutiva nel XVIII e XIX secolo. Dal 1993 al 2007 è stato Presidente della Fondazione Italiana per la Musica Antica. Ha conseguito il Christopher Monk Award della Historic Brass Society nel 2003, l’Anthony Baines Prize della Galpin Society nel 2010 e il Curt
Sachs Award della American Musical Instrument Society nel 2012. È autore di Strumentaio. Il costruttore di strumenti musicali nella tradizione occidentale (Venezia, Marsilio, 2008).
Centro Studi delle Residenze Reali Sabaude. La civiltà delle corti, vol. 6 – 2023