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Il Cnel boccia il salario minimo legale e Meloni si adegua. Così si affossa la proposta di legge Pd-M5s

Imagoeconomica

Bocciato. Il Cnel ha confermato il no al salario minimo legale, con un voto a maggioranza che ne ha messo in luce la spaccatura interna. Divisi sia i sindacati sia i consiglieri nominati dal presidente della Repubblica: 39 sì e 15 no su 54 votanti, è questo l’esito della votazione sul documento finale del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, l’organo istituzionale incaricato dal governo di indicare la strada sul controverso salario minimo legale. Il presidente del Cnel Renato Brunetta ha consegnato il documento giovedì sera nelle mani della premier Giorgia Meloni.

Brunetta: il salario minimo c’è già, sono i contratti collettivi

 Il documento approvato a larghissima maggioranza, afferma Brunetta, “individua una cassetta degli attrezzi per gestire, in modo articolato e mirato le diverse criticità del lavoro povero e dei salari minimi adeguati per tutti i lavoratori (non solo i dipendenti e non solo i livelli più bassi delle scale di classificazione contrattuale), che non possono certo essere risolti attraverso soluzioni semplicistiche che non sanno poi fare i conti con la realtà e con i bisogni delle persone in carne e ossa”. E Meloni si accoda: “Il salario minimo non è lo strumento adatto per contrastare il lavoro povero. Dall’analisi tecnica del Cnel emerge che l’Italia rispetta i parametri della direttiva Ue, visto che la contrattazione collettiva copre il 95% dei lavoratori privati. Ma prima possibile faremo un intervento organico sui salari”.

Salario minimo legale: la battaglia si sposta in Parlamento

La votazione, dice Brunetta “ha messo in luce non la spaccatura del Cnel ma quella dei sindacati”. Hanno votato contro il documento Cgil e Uil, a favore invece Cisl e Uil. Divisione c’è stata anche tra gli economisti esperti nominati dal Quirinale. Marcella Mallen, Enrica Morlicchio, Ivana Pais, Alessandro Rosina e Valeria Termini avevano chiesto di integrare il testo finale – assemblato dal giuslavorista Michele Tiraboschi, anche lui consigliere esperto in quota Mattarella – con una sperimentazione del salario minimo per alcune categorie di lavoratori fragili, come donne, giovani e immigrati. Scontato il no della coppia di esperti nominati da Palazzo Chigi: Francesco Rotondi e Roberto Zazza.

La battaglia sul salario minimo si sposta ora in Parlamento, ma l’esito sembra ormai segnato. L’opposizione vuole riprendere l’esame della proposta di legge di Pd-M5S-Azione-Avs sui 9 euro  in aula ma la maggioranza è intenzionata a chiedere il rinvio in commissione. Un rinvio che ne decreterebbe la morte definitiva.

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