Se il 2021 è stato un anno di Borsa di rialzi facili, il 2022 è iniziato con maggiori difficoltà, ma non sarà particolarmente rischioso: i pericoli maggiori arriveranno nel 2023, un anno da affrontare con grande cautela sui mercati. È quanto scrive Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, nell’ultimo articolo della rubrica “Il rosso e il nero”.
L’analista spiega che non c’è motivo di preoccuparsi troppo, perché l’andamento dei mercati sta seguendo – pur con qualche variazione importante – lo stesso copione dei quattro precedenti rialzi azionari che, a partire dagli anni Ottanta, hanno avuto durata decennale.
In particolare, Fugnoli sottolinea che, dopo una crisi, questi cicli iniziano sempre con un periodo di spensieratezza, cui a loro volta fanno seguito quattro fasi:
- la paura per il rialzo dei tassi (di solito fra il secondo e il terzo anno di ripresa);
- la paura per la crescita (tra il quarto e il quinto anno, originata dal dubbio che la stretta monetaria sia stata eccessiva);
- la paura per l’inflazione (in accelerazione dopo che le banche centrali hanno interrotto la normalizzazione dei tassi);
- la paura per gli utili (erosi dall’eccesso di investimenti, dall’aumento dei costi e dalla fine della domanda arretrata).
Tuttavia, secondo Fugnoli il ciclo in corso si discosta da questo canovaccio su tre fronti:
- sarà “più breve, più concentrato e più intenso” dei quattro cicli precedenti;
- l’inflazione è arrivata già nel secondo anno, anziché manifestarsi nella seconda parte del ciclo;
- all’inizio il rialzo dei prezzi non ha generato un’ondata di paura per i tassi, perché è stata vista a lungo come temporaneo.
Cosa c’è da aspettarsi, quindi, per i prossimi anni? Lo strategist di Kairos ritiene che l’ondata di paura legata alla crescita potrebbe arrivare già nel 2023, a causa degli aumenti dei tassi e del conseguente calo della liquidità. Non solo: anche la paura per gli utili potrebbe manifestarsi prima del previsto “se il rallentamento della domanda finale – scrive Fugnoli – toglierà spazio alle imprese per scaricare a valle gli aumenti dei costi a monte e del costo del lavoro”.
Nel copione rientrano anche i periodi negativi, dal momento che tutti i quattro cicli precedenti hanno conosciuto delle fasi di correzione più o meno a metà: in alcuni casi violente, come quelle del 1987 e del 2018; in altri comunque significative, ad esempio nel 1997 e nel 2015-16. Tutte le volte, comunque, i mercati sono riusciti a riprendersi bene, facendo segnare nuovi record nelle fasi finali del ciclo.
Per quanto riguarda le considerazioni sul breve termine, Fugnoli ammette che il recupero iniziato dopo la flessione di gennaio sta rallentando a causa di alcuni dati deludenti sul versante degli utili societari e delle indicazioni in arrivo dalle banche centrali, ora più orientate ad agire contro l’aumento dei prezzi. “Questo raffreddamento avrà un lato positivo se riuscirà a spezzare il ciclo nevrotico di correzioni e veloci rialzi in contropiede”, afferma ancora l’analista, che rileva anche tre motivi di ottimismo nell’attuale congiuntura:
- cinque rialzi dei tassi Fed per quest’anno sono già incorporati nei governativi in dollari;
- la politica monetaria sarà normalizzata dalla Bce a un passo molto lento;
- le economie cresceranno ancora in modo sostenuto nel secondo trimestre del 2022.