Anche la nuova settimana finanziaria si apre all’insegna del ponte che non c’è più. All’esame del mercato le offerte (respinte) di Atlantia e la volontà dell’esecutivo di procedere alla revoca della concessione come ribadito da vari esponenti del governo. Il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, si è spinto a chiedere la nazionalizzazione della società. Non ha sortito alcun risultato l’offerta di Autostrade: mezzo miliardo di euro per la ricostruzione del viadotto crollato e delle case danneggiate.
Secondo l’agenzia Fitch Ratings è ancora prematuro valutare gli effetti sul merito di credito di Atlantia (‘BBB+’/RWN) e della controllata Autostrade per l’Italia (‘A-‘/RWN) del crollo del ponte. Sullo sfondo del dramma di Genova crescono le preoccupazioni degli operatori, specie internazionali, sul futuro dell’azienda Italia, alla vigilia dei primi test d’autunno: la pagella di Fitch sulla manovra arriverà il 31 agosto, il 7 settembre toccherà a Moody’s. Nel frattempo, lo spread riparte da 281 punti.
WSJ: L’ITALIA RISCHIA LA FUGA DI CAPITALI
Intanto, la Grecia oggi esce ufficialmente dal commissariamento durato otto anni. È la fine del programma di salvataggio finanziario di Atene. Nel frattempo, secondo il Wsj, il presidente francese Emmanuel Macron, la cancelliera tedesca Angela Merkel e altri leader dell’Ue stanno discutendo le prossime mosse per rafforzare l’unione monetaria.
E il Wall Street Journal coglie l’occasione per lanciare un avvertimento all’Italia: “La crescita del debito italiano e i nuovi attacchi contro l’establishment europeo da parte dei politici a Roma suggeriscono che, dopo la crisi greca, potrebbe riproporsi lo spettro di una destabilizzante fuga di capitali da un paese della zona. Un primo test arriverà questo autunno, quando il nuovo governo populista italiano dovrà presentare la legge di bilancio”. L’articolo ha suscitato una piccata replica da parte di Matteo Salvini. Più pacatamente, il sottosegretario Giancarlo Giorgetti ha invocato la prosecuzione degli acquisti di Btp da parte della Bce oltre la fine del Qe
LA LIRA TUCA TIENE GRAZIE AL QATAR DOPO I DOWNGRADE
Anche Recep Erdogan se la prende con la speculazione internazionale, ma avverte che “nessuno ci farà crollare”. Così il presidente replica alla decisione delle agenzie di rating di abbassare a livello di junk il rating della Turchia: Moody’s ha ridotto il voto a Ba3, Standard & Poor’s a B+. Stamane la valuta tiene le posizioni attorno ad una quotazione pari a 6 contro la valuta Usa, grazie al sostegno del Qatar che ha garantito domenica l’appoggio sui mercati alla Turchia. Ma a confermare il clima rovente è arrivata in mattinata la notizia che da una vettura in movimento sono partiti alcuni spari contro l’ambasciata Usa ad Ankara.
GUERRA DEI DAZI: PECHINO DIFENDE BORSA E YUAN
Sul mercato grava anche la prospettiva di una nuova raffica di misure e contromisure sui dazi. Gli Usa hanno annunciato l’arrivo di nuovi dazi del 25% su importazioni per 16 miliardi da Pechino (moto e turbine nel mirino). La Cina ha già fatto sapere che reagirà con aumenti analoghi e ha invitato ieri le banche ad aumentare il credito a favore di infrastrutture e sostegno dell’export, una mossa alla vigilia di una settimana cruciale per il negoziato sui tassi che verrà impegnato a Washington il vice ministro del commercio Wang Shouwen.
Stamane Borsa e yuan reagiscono in maniera positiva all’invito del governo: il listino di Shanghai sale dello 0,8%, Hong Kong +0.7%. Inizio di settimana senza una direzione per le altre Borse dell’Asia: sale l’India (+0,5%), scende il Giappone (-0,3%).
Lo yuan recupera posizioni sul dollaro a 6,8512, allontanandosi dalla soglia critica di 7. Rimbalzano anche le valute della Corea del Sud e dell’India.
L’euro si allontana dai minimi dell’anno toccati la settimana scorsa e stamattina tratta a 1,143 su dollaro.
ANCORA IN CRISI L’ORO, DEBOLE IL PETROLIO
Sotto la pressione del dollaro, continua la crisi dell’oro, trattato a 1.184,48 dollari, ai minimi da 17 anni (-9% da inizio anno). Deboli anche le materie prime, compreso il petrolio: il Brent tratta a 71,63 euro, il Wti a 65,80.
TRUMP VUOLE ABOLIRE LE TRIMESTRALI
Donald Trump ha invitato la Sec a studiare l’eliminazione dei report trimestrali. Un monitoraggio ogni sei mesi permetterebbe di ridurre i costi e, soprattutto, spingerebbe i board a guardare al di là dell’orizzonte a brevissimo termine. Il presidente ha così fatto sua la tesi di Jamie Dimon e Warren Buffett, che da tempo suggeriscono la riforma.
Di questo e di molto altro ancora dibatteranno da giovedì a domenica i banchieri centrali più potenti del pianeta nel consueto raduno estivo di Jackson Hole, in Wyoming, l’appuntamento di fine estate che spesso ha tracciato la rotta degli orientamenti delle banche centrali. Sotto i riflettori l’ascesa del dollaro e, di riflesso, la crisi delle monete degli emergenti.
LA FED A JACKSON HOLE PRESENTA L’AUMENTO DEI TASSI
Mercoledì, prima dell’avvio dei lavori nel resort di Grand Teton, verranno resi pubblici i verbali dell’ultima riunione della Federal Reserve da cui potrebbe venire la conferma di un prossimo aumento dei tassi a settembre. Intanto il differenziale tra il rendimento del governativo statunitense a 10 anni quello a due anni, da giorni in discesa, è di nuovo in prossimità dei minimi degli ultimi 10 anni, venerdì è risalito debolmente, stamattina è intorno a quota 25 punti base. Il mercato vende le scadenze a breve, resta dubbioso, sul fatto che nel medio lungo periodo, i tassi d interessi saranno più alti dei livelli attuali.
L’agenda macro della settimana prevede dati importanti in arrivo per l’Eurozona dalla pubblicazione dei dati Pmi al consuntivo del Pil tedesco del secondo trimestre.
Ridotto all’osso il calendario delle società di Piazza Affari: oggi prende il via l’offerta pubblica di acquisto obbligatoria volontaria lanciata da A2A e Lario Reti Holding sulle azioni di ACSM-AGAM. L’operazione terminerà il 7 settembre.